“Siamo esasperate perché quest’estate abbiamo sempre più turisti maleducati e incivili”: un pannolino da bebè finisce nel piatto al rifugio Talamini
- Postato il 27 agosto 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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I proprietari del Rifugio Talamini alzano la voce. Le sorelle Michaela e Deborah Del Favero, che gestiscono la struttura ricettiva di Vodo di Cadore (distante 7 chilometri da Vodo e appena 3 da Zoppè e che si affaccia sul monte Pelmo, Antelao e Civetta), in provincia di Belluno, hanno denunciato gli episodi accaduti nelle ultime settimane, in cui i turisti sono sempre più incivili.
“Siamo esasperate perché quest’estate abbiamo sempre più turisti maleducati e incivili. Purtroppo penso che in futuro sarà sempre peggio. Si lamentano perchè non abbiamo i tavolini tutti in tinta, per menù con piatti troppo semplici. Poi ci sono comitive che prenotano per 10 persone e si presentano in 20; altri lamentano l’attesa di 40 minuti per le portate. La lista sarebbe infinita e potremmo scrivere un libro. Per cercare di scongiurare questi gesti siamo costrette nostro malgrado a mettere cartelli ovunque”, ha raccontato Michaela a Il Gazzettino.
La sorella Deborah ha raccontato che ad agosto si è vissuto il caso più grave, quando è stato ritrovato un pannolino in un piatto: “Si è accomodata ai tavoli una comitiva di italiani che ha consumato il pasto raccogliendo i piatti ho notato che su uno di questi era stato lasciato un pannolino da bebè. Gliel’ho fatto notare con la massima gentilezza possibile, rimarcando alla signora che c’erano dei cestini, ma mi ha risposto che non li aveva visti, neanche in bagno. Ovviamente non è così, ma ho ho taciuto, perché ne va della mia salute”.
Difficoltà e post Covid
Gestire una struttura non è mai facile, soprattutto con le difficoltà di doverla tenere aperta tutto l’anno. Michaela ha raccontato le difficoltà in inverno: “Da quando l’ho preso in gestione il rifugio ho fatto diversi investimenti e pago l’affitto al Comune. Fin dall’inizio ho deciso di tenerlo aperto anche d’inverno, anche se nei primi tempi passavano mesi senza vedere ospiti. Nel periodo freddo e con la neve dobbiamo andare quasi quotidianamente in paese a prendere noi stesse le derrate alimentari. Da sempre non c’è corrente elettrica e dobbiamo alimentarla con un generatore, batterie d’accumulo e pannelli solari”.
E poi ha ha raccontato il cambio di atteggiamento dei turisti post pandemia legata al Covid: “Dopo la pandemia le persone hanno iniziato a rapportarsi con noi con aggressività, pensando di parlare con uno schermo anziché con persone di carne, ossa e sentimenti. L’errore più grande, che ha portato a tutto questo, è che ormai ci sono attività in alta quota che non sono rifugi ma alberghi di lusso che servono ostriche e caviale. Noi invece da 10 anni manteniamo la stessa linea di alimenti, perché vogliamo la qualità e la quantità”.
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