Sicurezza, Ciangherotti: “Meglio una scarica di taser che un colpo di pistola”
- Postato il 19 agosto 2025
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- Di Il Vostro Giornale
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Riceviamo e pubblichiamo il testo integrale di una lettera inviata alla nostra redazione da Eraldo Ciangherotti.
Due morti a poche ore di distanza, uno a Sant’Olcese e uno a Olbia, dopo l’uso del Taser da parte delle forze dell’ordine. Apriti cielo: la solita canea di benpensanti, i piagnistei dei professionisti dell’indignazione, i processi in piazza contro i carabinieri e i poliziotti. Tutti esperti di ordine pubblico, naturalmente, ma comodamente seduti sul divano di casa.
Io invece sto dalla parte delle divise. Sempre e comunque. E lo dico senza ipocrisia: il Taser è un’arma di difesa, non di offesa. Serve a immobilizzare chi dà di matto, spesso strafatto di droga o alcol, prima che faccia male a sé o agli altri. L’alternativa è lo scontro fisico o, peggio, la pistola. Chi contesta il Taser dovrebbe avere l’onestà di dirci se preferisce i cadaveri crivellati di colpi.
Ora, per legge, i carabinieri vengono iscritti nel registro degli indagati. Atto dovuto, pura burocrazia per consentire l’autopsia. Ma quanti ci marciano sopra per insinuare colpevolezze che non esistono? Basta fango sulle forze dell’ordine: chi rischia la pelle per proteggerci non può essere processato dall’opinione pubblica a ogni intervento.
Anzi, io dico di più: quando un agente usa il Taser rispettando i protocolli deve avere immunità totale. Punto. Non è accettabile che chi difende lo Stato venga messo sul banco degli imputati come un delinquente qualsiasi.
Il dolore per due vite perse è umano, ma non può trasformarsi in un pretesto per demolire la credibilità delle nostre divise. Il Taser salva vite, e chi lo usa merita sostegno, non sospetti.
Meglio una scarica di Taser che un colpo di pistola. E solo chi vive nel mondo delle favole può pensare il contrario. Chi non vuole il Taser alle forze dell’ordine, se lo tenga in casa sua lo scalmanato drogato di turno e lo convinca a parole. Poi magari mi racconta come è andata, se è ancora vivo.
Eraldo Ciangherotti