“Silenzioso, pulito e flessibile”, cos’è il forno elettrico ad arco ipotizzato per l’ex Ilva di Cornigliano
- Postato il 15 luglio 2025
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- Di Genova24
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Genova. Quando ha fatto ascoltare alla platea del convegno organizzato dalla Fiom sul forno elettrico per l’ex Ilva di Cornigliano uno stralcio del “concerto per archi e forno”, Antonello Mordeglia, ha strappato un fragoroso applauso e qualche ghigno sarcastico.
Mordeglia, ingegnere originario del savonese, diplomato al Don Bosco di Sampierdarena, e – da anni nel gruppo Danieli, è co-inventore del primo e unico alimentatore di potenza al mondo per il controllo e fusione nei forni elettrici ad arco con azzeramento della potenza reattiva.
La tecnologia Q-One del gruppo Danieli è recentissima: è del 2019 il primo forno elettrico digitale di questo tipo – un prodotto che, in teoria, potrebbe candidarsi a essere ospitato a Cornigliano in base al piano per Acciaierie d’Italia in A.s. presentato recentemente dal governo. A Genova, infatti, in una delle ipotesi di sviluppo, è previsto un forno elettrico con laminatoio a caldo ma non un impianto per il Dri, il preridotto che serve per alimentarlo.
Nato nel 1966 a Celle Ligure, Antonello Mordeglia ha avuto il compito di raccontare all’incontro pubblico della Fiom (lo ha fatto da ex responsabile commerciale del gruppo Danieli e quindi con il savoir faire di un venditore su vasca scala) le qualità del forno elettrico da lui co-ideato e in genere della tecnologia avanzata nel campo della produzione dell’acciaio. Gli abbiamo fatto alcune domande per capire meglio cos’è e come funziona il forno elettrico che potrebbe, in linea per adesso solo teorica, arrivare a Genova.
Forno elettrico ad arco, che cos’è e perché serve a Cornigliano?
“È un componente fondamentale per la siderurgia primaria e se abbiamo necessità di produrre rotoli a caldo a Genova per alimentare eventualmente Genova, Novi Ligure e anche altri stabilimenti, e anche clienti perché è un prodotto vendibile, è la tecnologia meno impattante dal momento, dal punto di vista di emissioni e di rumore, che esiste in questo momento al mondo”.
In che termini il forno elettrico ad arco è innovativo?
“È un prodotto innovativo ormai, non è più quello di dell’ingegner Siemens di fine 1800. È un prodotto digitale, è un prodotto che non fa rumore, è estremamente limitato, non ci sono emissioni. La CO2 è emessa da un forno elettrico al scopo uno, diciamo, nello stabilimento è praticamente vicino allo zero, cioè parliamo del 10% rispetto alle emissioni di un altoforno. E’ un impianto che noi intendiamo a “zero men on the floor”, ossia il personale non è nelle aree della fusione ma nelle sale di controllo, e nessuno ha bisogno di lavorare dentro al forno a parte quando ho bisogno dei manutentori”.
Termini assoluti le emissioni?
“Praticamente non vi sono emissioni, non vi sono odori, anche perché ormai anche il sistema di carica dei materiali, che può essere la ghisa, può essere preridotto, può essere rottame, non è più fatto a cesta ma è fatto in modo continuo con degli specie di nastri trasportatori montati in modo orizzontale che continuano a alimentare il forno mentre questo fonde. Pertanto, praticamente non c’è neanche il rumore della famosa cesta che apre e carica il forno”.
Questo tipo di impianto può essere realizzato in un’area urbana?
“Ne abbiamo costruito uno all’interno della città di Tokyo per Jp Steel che è incastonato tra i palazzi, è a 100 metri da una scuola e a 40 da un ospedale. In questi casi, come faremmo anche per un impianto in un sito come Cornigliano, attorno al forno sarebbe costruito un guscio fonoassorbente che in gergo si chiama “dog house”, cuccia del cane. Ma l’impianto è davvero silenzioso. In un’acciaieria in Cina abbiamo provato a far risuonare il Nabucco all’interno dell’impianto e all’Expo di Osaka faremo ascoltare il primo concerto di archi e forno elettrico”.
Questa però è un impianto energivoro. Servono delle produzioni ad hoc di energia elettrica per funzionare?
“Allora, per un forno come quello che può servire qua in questo stabilimento, per una produzione di circa 2 milioni di tonnellate si parla da quanto ho visto. Servono circa 180 MWh, non è un numero incredibilmente alto. Certo, il beneficio di questa tecnologia digitale è che rispetto a un sistema convenzionale necessita di circa un 10% in meno perché è più efficiente”.
Quanto potrebbe costare un forno elettrico digitale?
“Non è solo il costo del forno bisogna vedere anche cosa si può recuperare degli impianti ausiliari, acqua, capannone, gru, trasporti, ci sono già le banchine, eccetera, però diciamo che mediamente per realizzare un impianto di questo tipo, da 2 milioni di tonnellate, il budget – poi dipende dalle parti del mondo perché non è solo gli equipaggiamenti, ma c’è tutta la parte di costruzione, montaggi, e così via – il budget nell’ordine del miliardo di euro”.
Quanto ci potrebbe volere per realizzare un impianto del genere?
“Per la realizzazione s’impiega circa dai 24 ai 30 mesi, perché serve anche “colata continua” e “laminatoio” qui a Cornigliano, non c’è solo il forno. Quindi anche per quanto riguarda il costo, si intende tutto”.
Il forno elettrico può essere alimentato a rottame o preridotto?
“Quello che si vuole, rottame, preridotto, anche ghisa. Solitamente la resa è del 90-92% pertanto serve diciamo un 10% in più. Cioè se io ne ho bisogno di 2 milioni di coils, mi servono 2,2 milioni di materia prima, quello che è. IL forno elettrico è flessibile. Per esempio, siamo appena partiti in Canada al Goma dove loro hanno due altoforni, adesso ne spegneranno uno, cosa faranno?Dimezzano già le le emissioni perché caricheranno il 50% fino al 70% di ghisa liquida dall’altoforno che resta in in funzione e il 30-50% rottame. Di conseguenza, anziché generare 2mila kg di CO2 a tonnellata prodotta la dimezzano già a 1000”.
La produzione di acciaio alimentata a preridotto o rottame ha qualità diverse?
“Oggi si produce acciaio di uguale qualità. Un forno elettrico uguale a quello che si potrebbe costruire a Cornigliano, ma di più grande di capacitàm in Svezia a Lulea, per Sabb, produrrà qualsiasi tipo di acciaio tantissima flessibilità anche per automotive, anche per esposto”.
Nel caso il forno di Genova fosse alimentato a preridotto, come può essere trasportato a Genova?
“In bricket. Ci possono varie tecnologie, ma diciamo che che brichettandolo, cioè componendolo, schiacciandolo. Consuma un po’ più di energia in fase di fusione, perché mentre il rottame è più leggero si fonde più facilmente. Questo ha bisogno di più energia nel momento in cui vado a fondere perché ho più quantità di materiale compatto, no?”.
Il Gruppo Danieli si candida a costruire questo impianto a Genova?
“Beh, non è non è che avete tante scelte. Il forno digitale ce l’abbiamo solo noi. Adesso qualcuno ci sta cercando di copiare con altre tecnologie, ma io ho 12 brevetti su questa tecnologia e in più il forno degli altri non può cambiare la frequenza in fase fusoria, cosa che è fondamentale perché che fa risparmiare energia e in più è l’unico forno al mondo, diciamolo, che può suonare la musica mentre fondo l’acciaio”.