“Sono morta e resuscitata in un giorno. Hanno confuso le provette, il mio tumore era di un’altra. Ho pianto di sollievo e di rabbia, poi ho lasciato il lavoro”. La storia di Elisa
- Postato il 28 ottobre 2025
- Storie Dal Mondo
- Di Il Fatto Quotidiano
- 1 Visualizzazioni
“Ci sono dei valori preoccupanti nelle sue analisi, dobbiamo approfondire subito”. Con queste parole, pronunciate al telefono da un medico, la vita di Elisa, una 39enne romana che lavora nel marketing, è crollata. “Vivevo come se il tempo fosse una risorsa infinita. Correvo. Sempre. Poi, quella chiamata mi ha fatto crollare il mondo addosso. La paura di morire si è impossessata di me”. In una lettera inviata alla rubrica di D La Repubblica, Elisa (nome di fantasia) ha raccontato la sua storia: una diagnosi terribile, dieci giorni di limbo e, infine, la scoperta di un errore di laboratorio che le ha salvato la vita, ma soprattutto gliel’ha cambiata per sempre.
Elisa descrive una routine in cui molti possono riconoscersi: “Sveglia alle 6:30, colazione al volo e via, davanti al computer per ore. Lavoravo nel marketing e tiravo sempre fino a tardi, rispondendo alle email a ogni ora, i weekend sacrificati per l’ennesimo progetto importante. Era tutto importante. Ero brava, rispettata, anche se dentro mi sentivo svuotata”. Una vita vissuta in apnea, dipendente dallo smartphone, dove le relazioni umane erano state messe in pausa: “Non sono riuscita a ricordare quando avessi preso in mano un libro per l’ultima volta! Non vedevo i miei genitori per settimane, gli amici per mesi. Le ferie erano un miraggio che posticipavo sempre. Mi dicevo che era il prezzo del successo e che un giorno avrei rallentato. Poi, quel giorno è arrivato davvero, ma non l’ho deciso io”.
La telefonata del medico è arrivata in ufficio, durante una presentazione. I risultati di un controllo di routine lasciavano pensare a un tumore: “Da un momento all’altro sono piombata in un incubo. Nei giorni successivi non ero più io. Guardavo la mia vita come da fuori. La casa che avevo arredato con cura, ma in cui non passavo mai tempo. Il telefono pieno di notifiche, ma nessuno che mi chiedesse davvero: ‘Come stai?'”. È in quel momento che è arrivata la paura: “Non avevo timore del dolore fisico, ma del vuoto. Di aver vissuto troppo in superficie. Di aver rimandato tutto ciò che conta davvero”.
Dopo dieci giorni di esami e notti insonni, è arrivata la verità: “C’era stato un errore, le analisi erano sbagliate, avevano confuso la mia provetta con un’altra. Il ‘mio’ tumore era di qualcun’altra”. La reazione è stata un misto di sollievo e dolore: “Ho pianto per ore, di sollievo, di rabbia, di gratitudine. Ho pianto anche per lei, che non conosco, che pensava invece di stare bene. Mi sento in colpa, nel sentirmi sollevata. Sono morta e resuscitata in un giorno”. Quell’errore, però, è diventato uno spartiacque: “Mi era stata data una seconda possibilità e non avevo intenzione di sprecarla. Da allora, ho smesso di correre”. Elisa ha lasciato il suo lavoro, scegliendo un ruolo da consulente, meno prestigioso ma che le permette di vivere “con tranquillità”: “Ho ricominciato a fare yoga, a camminare al parco, a cucinare con calma. Ho ripreso a chiamare le amiche, ad ascoltare davvero le persone. E, soprattutto, ho imparato a dire ‘no’ senza sentirmi in colpa. Non ho bisogno di un’altra diagnosi sbagliata per sentirmi viva”.
L'articolo “Sono morta e resuscitata in un giorno. Hanno confuso le provette, il mio tumore era di un’altra. Ho pianto di sollievo e di rabbia, poi ho lasciato il lavoro”. La storia di Elisa proviene da Il Fatto Quotidiano.