“Sono un disadattato. Volevo fare il mendicante, non pensavo di fare lo scienziato. Il mio modello era Buddha”: parla Carlo Rovelli
- Postato il 17 agosto 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Carlo Rovelli, fisico teorico tra i più autorevoli al mondo e straordinario divulgatore, a quasi 70 anni sta cambiando vita per l’ennesima volta. Ha lasciato il Canada e si è trasferito a Madrid. Non per una cattedra, ma per amore. “Cambiare vita è il futuro”, dice in una lunga e profonda intervista al Corriere della Sera, in cui svela una spiritualità sorprendente, radicata in un desiderio giovanile: quello di fare il mendicante. “Non pensavo di fare lo scienziato. Non sapevo cosa fare, ero molto molto confuso: volevo fare il mendicante“, racconta, ricordando i suoi anni universitari. “E la gente mi diceva: ‘Ma hai poca stima di te’. Credo che non mi capissero, perché il mio modello era Buddha. Non era mancanza di autostima, era l’opposto”.
Questa visione del mondo, spiega, nasce dalla sua natura di “disadattato“, una caratteristica che accomuna molti intellettuali e artisti: “Sono persone a cui non piace vivere nella società come gli altri: se non finiscono male, diventano professori universitari, direttori d’orchestra, pittori o scrittori”. E aggiunge con un sorriso: “Quelli più bravi diventano Buddha, sì”. La sua strada è stata la fisica, incontrata “molto tardi” e che lo ha “stregato“, offrendogli un modo per incanalare quella sua natura inquieta nel problema della sua vita, la “gravità quantistica”.
Questa sua vocazione spirituale non è mai venuta meno e ha plasmato la sua visione del mondo. Racconta di un’esperienza che lo ha segnato per sempre, quando a 15 anni decise di scoprire il mondo da solo: “Sono arrivato a Roma e mi sono fatto rubare tutti i soldi”. Non è tornato indietro. È arrivato a Napoli in autostop: “Ed è stata una delle esperienze più belle della mia vita, perché arrivarci così senza soldi […] vuol dire incontrare la straordinaria generosità del mondo: in quella città se non hai nulla, ti danno da mangiare e ti accudiscono, come hanno fatto con me”.
Da quell’episodio, una lezione quasi francescana sul denaro: “Credo che quelli che mi hanno rubato i soldi a Roma fossero dei napoletani. E quindi è meraviglioso, no? Economia circolare. […] Se hai i soldi te li levano, se non li hai te li danno: è bella, è meravigliosa la vita così. È il mondo come vorremmo che fosse”. La sua non è una spiritualità che porta al distacco dal mondo. Anzi. Si dice profondamente preoccupato per il rischio di una guerra nucleare: “Stiamo camminando come sonnambuli ancora una volta verso una catastrofe“. E rivela che la vera forza motrice della sua esistenza, ancora più della fisica, è stata l’amore: “La maggior parte dei pensieri della mia vita, in realtà, non erano sulla fisica, erano sull’amore e sugli amori”, confessa, parlando di grandi passioni e terribili depressioni. Fino all’incontro con la sua attuale compagna, una fisica anche lei, per cui si è trasferito a Madrid: “Forse, alla fine, il regalo più grande che ho avuto nella vita è la mia attuale compagna”.
Insomma, a quasi 70 anni, Carlo Rovelli non smette di esplorare, che si tratti dei quanti, della filosofia cinese (il suo prossimo libro per Adelphi prende il titolo da un antico testo di Zhuang-zi) o delle dinamiche del cuore. E alla domanda su cosa abbia capito della vita, la sua risposta è la sintesi perfetta della sua visione, a metà tra scienza e spiritualità: “Che passa, finisce e va bene così”.
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