Sovrapprezzi, ritardi e dominio di Rheinmetall: ecco come la Germania ha speso i primi 100 miliardi per il riarmo
- Postato il 27 giugno 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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L’ex cancelliere Olaf Scholz stupì il Parlamento quando il 27 febbraio 2022, appena quattro giorni dopo l’aggressione della Russia all’Ucraina, reagì annunciando lo stanziamento straordinario di 100 miliardi per riammodernare l’esercito. Il nuovo esecutivo ha previsto ancora crediti per oltre 500 miliardi in dodici anni. Un’equipe di giornalisti della ZdF ha voluto verificare come sono stati destinati i fondi già stanziati e a tre anni dalla “svolta epocale” di Scholz ha constatato che ben 22 progetti sono stati assegnati al colosso Rheinmetall, con l’industria bellica che ha presentato aumenti dei costi su quelli già assegnati in almeno 11 casi, con un sovrapprezzo totale di circa 13 miliardi. Situazione alla quale si aggiungono frequenti ritardi nelle consegne dei materiali.
L’inchiesta si è scontrata con vincoli di segretezza, come confermato dall’ex deputato dei Verdi Tobias Lindner, per quattordici anni nel Bundestag e da ultimo segretario di Stato al Ministero degli Esteri sotto Annalena Baerbock, e con la mancanza di dettagli dei contratti, quanto è stato effettivamente ordinato e come vengono stabiliti i prezzi. Il Ministero della Difesa e il Bundestag non tengono neppure elenchi dettagliati delle aziende e dei subappaltatori.
Il programma Die Spur (La Traccia) ha analizzato però circa 125 progetti e ricostruito che Airbus se ne è assicurati 11, la monacense KNDS 8, Rohde & Schwarz 7, Diel Defence 6, mentre gli altri sono stati suddivisi tra 71 aziende più piccole. Ad esempio, la Blücher GmbH per divise protettive conterebbe su una commessa dell’ordine di 300 milioni. Il maggior fruitore dei fondi è stata tuttavia Rheinmetall, con commesse per 22 progetti e partecipazioni in altri 34 affidati a ditte consociate. In tutto circa 42 miliardi, dice la ZdF. In effetti, i giornalisti hanno ricostruito che il Ministero della Difesa contattò gli industriali tedeschi e l’amministratore delegato di Rheinmetall, Armin Papperger, nella videocall aveva pronta una lista di offerte per 48 miliardi.
Ottenute le commesse, Rheinmetall ha messo in produzione in Australia un mezzo corazzato per il trasporto di armi pesanti per l’esercito, argomentando fosse per garantirne la consegna nel 2025. La Corte dei Conti in un documento riservato ha però imputato al Ministero della Difesa di non aver verificato adeguatamente le alternative. La scelta dell’azienda comporta infatti costi straordinari: 38mila euro per ogni trasporto, 37 milioni di dazi doganali, 68 milioni per oneri assicurativi aggiuntivi e ancora altri 15 milioni per incontri. Originariamente i veicoli avrebbero dovuto costare 2 miliardi, il loro prezzo è già levitato a 2,7 miliardi. Sebastian Schäfer, esperto di sicurezza dei Verdi che nella passata legislatura faceva parte della commissione parlamentare di bilancio, ha commentato lapidario: “È assurdo”. Anche se Rheinmetall ha insistito che la produzione in Australia ha “notevoli vantaggi nella tempistica”, i giornalisti Christian Schweppe e Ciara Cesaro-Tadic hanno appurato che non saranno consegnati nei tempi previsti.
Anche la flotta di elicotteri da trasporto NH-90, in uso all’esercito tedesco già dal 2006, è costata 1,2 miliardi più di quanto previsto e consegnata oltre 13 anni dopo il pattuito. Le forze armate tedesche impiegano poi l’elicottero da combattimento Tiger, ma anche per questo sarebbe stato speso 1 miliardo oltre il budget e la consegna avvenuta 6 anni e mezzo dopo il termine. Le Bundeswehr ne hanno 51, ma per malfunzionamenti in certi momenti solo 9 sono in esercizio. Pure per il progetto del mezzo di difesa aerea Skyranger 30 di Rheinmetall il Ministero prevederebbe già da 12 a 16 mesi di ritardo anche se a ZdF l’azienda ha ammesso solo 5 mesi. E neppure il carro armato da combattimento Leopard 2A8 potrà essere consegnato entro il 2025.
Se può apparire incerto doversi affidare al potere commerciale di un colosso come Rheinmetall, gli acquisti da produttori stranieri sono ancora più rischiosi. Ad esempio per i nuovi jet F-35A della Lockeed-Martin lo Stato tedesco non contratta direttamente con il produttore ma con il governo Usa, secondo il protocollo di diritto americano delle Foreign Military Sales (FMS). L’amministrazione statunitense si riserva il diritto in caso di circostanze straordinarie ed urgenti, qualora sia nell’interesse nazionale, di cancellare o sospendere interamente o in parte in qualsiasi momento la prestazione contrattuale. Tutto senza la previsione di penali. Le condizioni contrattuali d’altronde sono dettate dagli Usa e non sono trattabili. Secondo Die Spur, la Germania si sarebbe impegnata in 11 contratti FMS.
Dalla ricostruzione di ZdF emerge inoltre che le aziende approfittano della possibilità di incorrere in ritardi, mentre parallelamente le forze armate tedesche hanno dato molti sistemi d’arma all’Ucraina. Tutto va a scapito della sicurezza nazionale e André Wüstner, capo dell’Associazione delle forze armate tedesche, non ha fatto mistero che i tempi stringono. Christian Möllig, esperto di sicurezza, ha aggiunto che per riammodernare le forze armate tedesche saranno necessari ancora 600 miliardi di euro.
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