Spaccio di droga a Lamezia, 19 condanne in appello per la cosca Giampà

  • Postato il 19 ottobre 2025
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Spaccio di droga a Lamezia, 19 condanne in appello per la cosca Giampà

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Spaccio di droga a Lamezia gestito dal clan Giampà, la Corte di Appello ha riformato la sentenza, 19 le condanne


LAMEZIA TERME – In primo grado il gup di Catanzaro al termine del processo celebratosi con il rito abbreviato a giugno del 2021 aveva emesso 32 assoluzioni e 25 condanne. Ora la Corte di Appello (presidente Alessandro Bravin, a latere Roberta Carotenuto e Maria Rosaria di Girolamo) ha riformato quella sentenza, pronunciando due assoluzioni totali, due prescrizioni, sette condanne riformate relativamente alla pena, 12 condanne confermate e un appello dichiarato inammissibile per rinuncia da parte dell’imputato. Il processo riguarda l’operazione denominata “Bianco e Nero” nato da un’inchiesta della Dda di Catanzaro contro capi e gregari della cosca Giampà di Lamezia ritenuti partecipi ad un’associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti operante fino al 2012.

Le assoluzioni

In particolare, la Corte di Appello di Catanzaro ha assolto completamente Pasquale Mercuri (condannato in primo grado a 7 anni di reclusione) in totale accoglimento delle tesi difensive dell’avvocato Antonio Larussa del foro di Lamezia Terme e dall’avvocato Loredana Mazzenga del Foro di Roma. Ha altresì assolto completamente Antonio Giampà (in primo grado 7 anni di reclusione) in accoglimento dell’appello avanzato dall’avvocato Carlo Greco. I giudici di secondo grado hanno dichiarato il “non doversi procedere” per prescrizione nei confronti di Alessio Morrison Gagliardi (in primo grado 2 anni di reclusione), difeso dall’avvocato Antonio Larussa, e Francesco Cerra (in primo grado 2 anni di reclusione), difeso dall’avvocato Serenella Galeno.

Sconti di pena e conferme

E rispetto alla sentenza del gup di Catanzaro del 21 giugno 2021, (che aveva assolto 32 imputati), in appello lievi sconti di pena per Danilo Cappello, condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione e 12mila euro di multa, con revoca della pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici (in primo grado 4 anni); Gabriele Caruso, 2 anni e 8 mesi e 12mila euro di multa con revoca dell’interdizione dai pubblici uffici (in primo grado 4 anni); il collaboratore Domenico Giampà 4 anni di reclusione (in primo grado 5 anni e 8 mesi); Luigi Notarianni 4 anni, 5 mesi e 10 giorni, limitatamente al periodo successivo al 2008 e assolve lo stesso imputato per non aver commesso il fatto limitatamente al periodo precedente (in primo grado 10 anni); Claudio Paola 6 anni e 8 mesi di reclusione, (in primo grado 7 anni).

Aggravi di pena, invece, per Davide Giampà, a cui sono stati inflitti 10 anni, tenuto conto della continuazione dei reati con un’altra sentenza divenuta irrevocabile, (in primo grado 8 anni) e Saverio Giampà 15 anni, 9 mesi e 10 giorni di reclusione, ritenuta la continuazione dei reati con un’altra sentenza di condanna. La Corte ha dichiarato inoltre inammissibile per rinuncia l’appello di Alessandro Torcasio, a cui i giudici hanno confermato gli 8 anni e 6 mesi inflitti in primo grado. La Corte di appello ha confermato inoltre le condanne per i restanti imputati con pene variabili fari i 2 anni e 8 mesi ai 16 anni.

Le accuse della Dda

Secondo l’accusa lo spaccio avrebbe avuto anche la finalità di rifornire le casse della cosca lametina per acquistare armi e mezzi, oltre che per la retribuzione periodica degli affiliati e l’acquisto di ulteriori stupefacenti in una viziosa sorta di circolo economico. Un’inchiesta avviata e diretta fino alla requisitoria dal pm Elio Romano, oggi sostituto procuratore a Palmi. Secondo l’accusa – sostenuta fino alla sentenza dal pm Chiara Bonfadini – tra il 2004 e il 2012, l’organizzazione, che faceva capo agli esponenti di spicco della cosca Giampà, avrebbe avuto il controllo del narcotraffico, nell’area di Lamezia «quale epicentro del traffico della droga», e aveva evidenziato «capacità di approvvigionamento nelle province di Reggio Calabria (area di Rosarno), Vibo Valentia (area di Maierato e Limbadi), Cosenza, Crotone e Milano, attivo nella commercializzazione di quantitativi anche ingenti di cocaina, eroina, marijuana e hashish anche proveniente dal Sudamerica».

Il collegio difensivo era composto, tra gli altri, dagli avvocati Leopoldo Marchese, Pasquale Naccarato, Antonio Larussa Renzo Andricciola, Luigi Canzoniere, Aldo Ferraro, Giusy Caliò, Domenico Villella, Francesco Gambardella, Carlo Greco, Salvatore Cerra e Giuseppe Spinelli, Ortensio Mendicino, Serenella Galeno.

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