Strage di Brandizzo, chiusa l’inchiesta: 24 indagati, anche due ex ad di Rfi. Cade l’accusa più grave

  • Postato il 24 luglio 2025
  • Giustizia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Ventiquattro indagati, tra cui due ex amministratori delegati di Rfi e la stessa società, per la strage di Brandizzo che costò la vita a 5 operai, travolti da un treno la sera del 30 agosto 2023 mentre lavoravano sui binari. La procura di Ivrea ha chiuso l’inchiesta e nell’atto ci sono due novità: sale il numero delle persone nel mirino dei magistrati, scompare l’accusa più grave ipotizzata. Le pubblico ministero Valentina Bossi e Giulia Nicodemi, coordinate dal procuratore capo Gabriella Viglione, non contestano più l’omicidio volontario con dolo eventuale ma, a vario titolo, l’omicidio colposo.

Dei 24 indagati 21 sono persone e tre le società. Tra le ventuno persone figurano anche due ex amministratori di Rete ferroviaria italiana: Vera Fiorani, in carica fino al 19 maggio 2023, e il successore Gianpiero Strisciuglio che ha lasciato a marzo 2025. Entrambi sono chiamati in causa in quanto datori di lavoro. Oltre a Rfi, ci sono la Sigifer di Borgo Vercelli e la Clf di Bologna. A perdere la vita quella notte furono i dipendenti di Sigifer: Giuseppe Aversa, Kevin Laganà, Saverio Giuseppe Lombardo, Giuseppe Sorvillo e Michael Zanera. Tutti vennero travolti e uccisi mentre lavoravano sui binari nella stazione di Brandizzo, alle porte di Torino, investiti da un treno in transito sulla linea Milano-Torino, in viaggio a 160 chilometri all’ora.

Quella notte di quasi due anni fa, le vittime non furono avvertite del passaggio di un treno, che le investì in pieno. Nella relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, presieduta dalla dem Chiara Gribaudo, che ha indagato sull’incidente si legge: “È necessario considerare tutti gli aspetti che portano le persone a disattendere le norme prefissate, compresi i vincoli orari, i vincoli contrattuali (…) non sempre permettono alle aziende in appalto di poter operare con la necessaria serenità”.

Non solo, i parlamentari della Commissione segnalarono “un’assenza di coordinamento da parte della ditta affidataria che, a fronte di un rapporto consolidato tra Rfi e Sigifer, non veniva più coinvolta nelle comunicazioni, denotando scarsa attenzione del sistema intero ai processi di appalto e subappalto”. Un intero capitolo della relazione è incentrata sull’attenzione alla catena dei subappalti che non possono “essere un mezzo per la riduzione dei costi, né tantomeno dei diritti”. Tra le criticità individuate, la “mancanza di trasparenza nella selezione” delle aziende, la “gestione dei tempi” che è ritenuta “fondamentale” per “evitare rallentamenti e ridurre i rischi”, impliciti in caso di lavori condotti frettolosamente “per evitare eventuali penali”.

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