Sui referendum di giugno spero voti la maggioranza degli italiani: così si fa pratica di democrazia
- Postato il 15 maggio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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di Carmine Di Filippo
Si parla tanto dei referendum in blocco, anche se, ovviamente, negli ultimi giorni si chiarirà il contenuto di ciascuno di essi. Meglio avere le idee chiare fin da ora, perciò scrivo questo commento a prescindere. In sintesi (maggiori dettagli su Wikipedia):
Primo: imprese con più di 15 dipendenti. La vittoria del Sì ripristinerebbe l’obbligo di reintegro del dipendente licenziato ingiustamente o senza fondamento. Viene eliminato l’obbligo di indennizzare il dipendente licenziato con un minimo di sei mensilità, ma resta la licenziabilità per colpa grave.
Secondo: imprese fino a 15 dipendenti. La vittoria del Sì ripristinerebbe, nel caso di licenziamento senza giusta causa, la valutazione dell’indennizzo da parte del giudice, in funzione dell’anzianità lavorativa. Viene eliminato il limite massimo dell’indennizzo di sei mensilità.
Terzo: la vittoria del Sì ripristinerebbe l’obbligo di motivare il ricorso a contratti a termine di durata inferiore a 12 mesi, che non saranno più legittimi per lavori a carattere continuativo.
Quarto: la vittoria del Sì ripristinerebbe la responsabilità degli incidenti sul lavoro, anche se derivanti da rischi specifici dell’attività produttiva, in capo al committente, oltre che all’imprenditore o subappaltatore.
Quinto: la vittoria del Sì ridurrebbe da dieci a cinque anni per tutti i cittadini stranieri maggiorenni il periodo di residenza legale in Italia necessario a chiedere la cittadinanza italiana, esteso anche ai figli minorenni dei richiedenti. Rimangono tutti gli altri criteri necessari a presentare la domanda di cittadinanza (conoscenza della lingua italiana, possesso negli ultimi anni di un adeguato reddito e pagamento regolare delle tasse, fedina penale pulita).
In merito ai primi tre referendum, a me sembra che i dipendenti dovrebbero sentirsi obiettivamente più tutelati se vincesse il Sì. Esprimersi col voto non è un obbligo ma un diritto, come nelle elezioni politiche e amministrative. In genere si riconosce l’esistenza della democrazia quando c’è la possibilità di votare. Non farlo significa sminuirla.
Alcuni partiti invitano all’astensione: preferiscono spostare il confronto sul piano partitico e porsi in antitesi ai partiti che sostengono il Sì. E’ strumentale anche il riferimento a chi ha approvato alcune delle norme.
Incitare all’astensione per posizione partitica senza entrare nel merito dei referendum sembra la scelta di chi, essendo per il No e temendo di essere sconfitto dal Sì, preferisce annullare la partita anziché giocarla: scelta un po’ vigliacca. Inoltre, pur di ‘sconfiggere il nemico fuori dal campo’ tentando di invalidare i referendum con l’astensionismo, non fa buona politica: non considera gli interessi dei lavoratori poiché non indica motivi di convenienza per loro. Quelli che li votano cosa devono pensare: che votano per chi non tutela i loro interessi?
In merito al quarto, è poco chiaro per quale motivo un privato cittadino committente che affida l’esecuzione di un lavoro ad un imprenditore debba conoscere e controllare che questo imponga il rispetto delle norme di sicurezza ai dipendenti. Secondo me può e deve bastare la responsabilità in capo all’imprenditore: è lui che deve conoscere e far rispettare queste norme.
In merito al quinto c’è poco da dire: è solo questione di sensibilità personale, anche se molti partiti ne fanno una linea politica. Però un buon politico non può fare un unico blocco dei cinque referendum: dovrebbe sapere, e dare eventualmente le sue indicazioni, che si può anche ritirare solo la (o le) scheda/e su cui s’intende esprimersi: non è obbligatorio ritirarle tutte. Il fatidico quorum viene determinato per ciascun referendum.
Tanto premesso, spero che vada a votare la maggioranza degli italiani, ciascuno come vuole, almeno per fare pratica di democrazia. Questo è più di un manifesto, nel caso che la polizia voglia identificarmi come hanno fatto a Roma. E c’è chi dice che non sembra sempre più limitata la libertà di opinione, oggi.
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