Termovalorizzatore, sotto l’albero spunta il bando regionale per chi vorrà realizzare l’impianto
- Postato il 23 dicembre 2025
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- Di Genova24
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Genova. Con qualche giorno di anticipo rispetto alla deadline del 31 dicembre è stato pubblicato il bando dell’agenzia regionale per i rifiuti per raccogliere le manifestazioni di interesse di chi si proporrà per progettare e realizzare l’impianto di chiusura del ciclo. A darne notizia la Regione Liguria, con una nota, pochi giorni dopo l’approvazione della delibera di giunta con le linee di indirizzo dello stato bando.
Nero su bianco, quindi, ecco i numeri di quello che sarà l’impianto di chiusura del ciclo in Liguria ovvero una taglia minima di 220 mila tonnellate di rifiuto trattato all’anno (centomila in meno della quota ipotizzata all’inizio dell’iter). La cifra, inferiore di un centinaio di migliaia di tonnellate rispetto a quella ipotizzata all’inizio del percorso, rimette in gioco l’area della discarica di Scarpino che, secondo alcune stime, mai avrebbe potuto sostenere una struttura da oltre 240mila tonnellate.
L’impianto, dunque, dovrà disporre di una “capacità complessiva minima di 220mila tonnellate annue, che consenta la chiusura del ciclo dei rifiuti urbani a livello d’ambito regionale, e fino a circa 320mila tonnellate all’anno nel caso possano essere dimostrate sinergie positive, anche in termini di sostenibilità economica, con flussi di rifiuti speciali liguri ora destinati in discarica o a termovalorizzazione fuori regione”.
“L’obiettivo di questa amministrazione regionale, in primis del presidente Bucci e mio – dice l’assessore all’Ambiente della Regione Liguria, Giacomo Raul Giampedrone – rimane saldo, vogliamo realizzare un impianto di chiusura del ciclo dei rifiuti in modo da superare il conferimento della quota residua di rifiuti indifferenziati nelle discariche, sulle quali si basava il sistema ligure fino al 2015. In questo modo garantiremo alla Liguria di essere autonoma e indipendente su questo tema, con positive ricadute sulle tasche dei cittadini che oggi si accollano, quota parte, anche i costi per il conferimento ad impianti fuori regione”.
Le manifestazioni di interesse per l’impianto, che con tutta probabilità sarà un termovalorizzatore, dovranno arrivare entro 60 giorni dalla pubblicazione dell’avviso, quindi presumibilmente entro l’inizio di marzo.
Nello stesso periodo di tempo, non a caso, il Comune di Genova riceverà gli esiti di uno studio commissionato a una società di consulenza in ambito ambientale, la Ramboll, per avere contezza di quale sarà l’andamento della Tari, la tassa sui rifiuti, sulla base di quattro scenari: con termovalorizzatore, con impianti intermedi, con entrambe le soluzioni e senza nessun impianto. “Sulla base delle previsioni economiche che ne deriveranno e che renderemo pubbliche – ha detto la sindaca di Genova, Silvia Salis – ci confronteremo e prenderemo le nostre decisioni, nei prossimi mesi”.
Che il tema sia spinoso per il campo largo che è maggioranza in Comune a Genova non è una novità: già in maniera piuttosto chiara alleati come Avs e M5s hanno dichiarato la loro contrarietà all’ipotesi di un termovalorizzatore, anche il Pd si è detto fortemente critico e “pronto ad affrontare la questione in maniera collegiale nel partito” – ha detto pochi giorni fa il neosegretario provinciale Francesco Tognoni – e in consiglio regionale lo stesso campo largo ha presentato una proposta di legge sull’economia circolare che boccia gli impianti termici e chiede di puntare su quelli intermedi, come il Tmb.
Al contrario, a offrire una sponda alla sindaca, in un’eventuale partita pro termovalorizzatore, è stato il centrodestra, non è chiaro se per reale convinzione o per servire una polpetta avvelenata. Resta il fatto che Salis ha chiarito che serve “pragmaticità” e che il “problema di Scarpino, che comunque dovrà essere gestito anche dopo la chiusura, va risolto”.
L’assenso dell’amministrazione locale, d’altronde, rimane indispensabile nel bando: la scelta è stata quella di incardinarlo dopo che sarà conclusa la ricognizione per rilevare l’interesse da parte dei soggetti privati, che dovranno indicare nei loro progetti anche il luogo in cui vorrebbero realizzare l’impianto, preferibilmente tra quelli indicati come maggiormente idonei dallo studio Rina. È previsto infatti che l’adesione formale dell’amministrazione comunale interessata, propedeutica alle valutazioni su eventuali compensazioni, rappresenti in questa fase un elemento premiante della proposta di partenariato pubblico-privato in esito ai risultati dell’Avviso esplorativo.
Sempre sulla localizzazione, nel bando che recepisce la delibera regionale, si legge che l’impianto dovrà essere “preferibilmente” (ma non obbligatoriamente) localizzato in una delle cinque macroaree regionali individuate dall’agenzia dei rifiuti sulla base dello studio del Rina: Genova Scarpino, Valle Scrivia, Cairo Montenotte, Cengio, Vado Ligure.
“È da dieci anni che lavoriamo in questa direzione – prosegue Giampedrone – nel 2022 abbiamo rinnovato il Piano regionale dei rifiuti che ha previsto per la prima volta in Liguria la chiusura del ciclo. Abbiamo fortemente incentivato la raccolta differenziata, salita dal 38% al 61% a livello regionale, e stiamo realizzando gli impianti intermedi per il trattamento delle frazioni organica e verde come quelli di Saliceti, nello spezzino e di Colli nell’imperiese, oltre ad aver potenziato quello di Ferrania a Cairo. In questo quadro, aver previsto anche la possibilità di impianti di taglia ridotta, sempre in linea con quanto scritto nel Piano regionale, è volto principalmente a consentire maggiore flessibilità su taglia e tecnologia, senza escludere in alcun modo la possibilità di impianti più grandi”.