Tesi e suggestioni sul caso Garlasco. Sul luogo del delitto c’era più di una persona?

  • Postato il 10 giugno 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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L’ispezione del nucleo investigativo dei carabinieri di Milano che negli scorsi giorni sono nuovamente entrati nella villetta di Garlasco teatro dell’omicidio avvenuto 18 anni fa è solo l’ultima delle operazioni che fanno ipotizzare un’accelerazione della nuova indagine voluta dalla Procura di Pavia che vede Andrea Sempio come nuovo indagato del delitto di Chiara Poggi e sta riscrivendo la storia di un caso di cronaca che sembrava ormai risolto con la condanna in via definitiva di Alberto Stasi.

Dopo le rivelazioni di un super testimone che ha raccontato a Le Iene i particolari riguardanti un presunto tentativo di occultare l’arma o le armi del delitto e il blitz della squadra di investigatori che (dopo 18 anni!) avrebbero rinvenuto in una roggia alcuni oggetti metallici giudicati d’interesse, la nuova pista si arricchisce di elementi che, a mio avviso, in alcuni casi rappresentano potenziali indizi, in altri sono suggestioni che necessitano di riscontri oggettivi più concreti.

Ciò che ha indotto la Procura ad aprire la nuova inchiesta sono senza dubbio le tracce di dna rinvenute sul perimetro ungueale della vittima, indizio corroborato da quella ormai famigerata impronta numero 33 di cui si è tanto parlato, l’impronta di una mano trovata sul muro che porta alla taverna dove fu rinvenuto il corpo della ventiseienne, traccia che all’epoca fu considerata di nessun interesse da chi indagava. Se è vero che entrambi i reperti sono compatibili con Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, è anche vero che le indiscrezioni emerse da varie fonti e le dichiarazioni pubbliche dei legali difensori dei soggetti interessati quotidianamente diffuse dai media portano ad ipotizzare che sulla scena del crimine potessero essere presenti più di una persona.

Una delle tesi più suggestive ma, a mio avviso, non priva di qualche fondamento, ipotizza che Chiara fosse venuta a conoscenza di un segreto, un segreto legato ad alcuni presunti abusi avvenuti all’interno del santuario della Madonna della Bozzola dove il sacerdote rettore fu ricattato da due rumeni che gli chiesero un ingente somma di denaro per non pubblicare telefonate hot e presunti video di festini a luci rosse. Tutta la vicenda finì in un processo che nel 2014 si concluse con la condanna dei due rumeni per estorsione ma è innegabile che le ombre sul santuario siano continuate anche grazie alle inchieste di trasmissioni come Chi l’ha visto che hanno raccolto le testimonianze di soggetti i quali hanno confermato gli abusi e le prestazioni sessuali a pagamento.

I riscontri oggettivi? Sicuramente una chiavetta usb in mano agli inquirenti nella quale la vittima aveva salvato alcuni articoli su presunti abusi sessuali e scandali legati alla pedofilia in ambito ecclesiastico. L’avvocato di Sempio, Massimo Lovati, ha più volte dichiarato che Chiara Poggi era diventata una testimone scomoda.

Aggiungo che fra i giovani di Garlasco dell’epoca c’era un amico di Andrea Sempio, tale Michele B., appassionato di simboli e tatuaggi esoterici che frequentava il santuario e fu trovato morto nel 2016 dopo aver pubblicato su Facebook alcuni strani messaggi. Il giovane che sui social usava uno pseudonimo consistente in tre lettere dell’alfabeto ebraico (che indicano il quinto nome di Dio), pochi giorni prima di morire aveva pubblicato un post citando una frase di una canzone dei Club Dogo, “La VeriTa Sta Nelle CoSe Che neSSuno sa!!” utilizzando i caratteri maiuscoli apparentemente senza un senso preciso. La giornalista del Tempo, Rita Cavallaro, nel corso della trasmissione Mattino Cinque, ha affermato che togliendo le lettere scritte in maiuscolo si otterrebbe una frase che tradotta dall’ebraico significa “c’era una ragazza lì che sapeva”. Una semplice suggestione?

Se consideriamo che i carabinieri hanno acquisito gli atti del processo del 2014 riguardante i presunti scandali sessuali legati al Santuario della Madonna della Bozzola, è probabile che il nesso con l’omicidio di Chiara Poggi sia molto di più che una fantasiosa supposizione del legale di Andrea Sempio e che la nuova indagine della Procura di Pavia possa rimettere in discussione l’esito del primo processo e far emergere una verità alternativa su uno dei casi di cronaca che più stanno tenendo l’opinione pubblica con il fiato sospeso.

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Il Fatto Quotidiano

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