Ti ricordi… Thomas Strunz, reso celebre da una conferenza di Trapattoni e da una frase di Effenberg: “Abbiamo condiviso tante cose, anche la moglie”

“Non è vero che non ho imparato niente: ho imparato a fare i nodi alla cravatta, il caffè e soprattutto a fotocopiare, alla fine sono diventato perfetto in questo”. Qualche dubbio potrebbe essere lecito averlo sul caffè, su fotocopie e cravatte invece non c’è ragione di dubitare delle parole di Thomas Strunz. Nato esattamente 57 anni fa a Duisburg, Thomas si divide tra le giovanili della squadra locale e gli studi: è un ragazzo intelligente, forse un po’ spocchioso, perciò bilancia l’effimera prospettiva calcistica con l’economia, entrando anche in banca in uno stage dopo la maturità. In realtà, mentre il percorso didattico è pianificato, quello calcistico è quasi casuale: Thomas gioca in un club locale che si chiama TuRa 88 e ha tredici anni quando arrivano gli osservatori dell’MSV Duisburg interessati, però, a un compagno di squadra. Alla fine notano quel centrocampista duttile, in grado di rompere il gioco e farlo ripartire. Scelgono lui. Strunz contribuisce alla vittoria del campionato dilettanti e poi alla promozione in Bundesliga 2 nel 1988, ma nella Serie B tedesca non giocherà mai, perché arriverà la chiamata del Bayern Monaco.

Heynckes punta a ringiovanire la rosa, con Kohler dal Colonia, Schwabl dal Norimberga, Bender dall’Unterhaching e appunto, Thomas Strunz, 21enne, dal Duisburg per circa un miliardo di lire. Thomas esordisce contro l’Amburgo, pian piano si guadagna la fiducia dell’allenatore e dei compagni, diventando un punto fermo del Bayern, concludendo la prima stagione con cinque gol in Bundesliga e due in Coppa dei Campioni, uno di questi in semifinale di ritorno. Un gol che costringerà il Milan ai supplementari, dove sarà Stefano Borgonovo a garantire il passaggio del turno.

L’impegno di Thomas però è altalenante: nel 1992 accetta la chiamata dello Stoccarda lasciando Monaco. In tre anni Strunz è al centro del progetto di Daum prima e di Röber poi, conquistando anche la nazionale tedesca. Anche se non ricorderà quel periodo come particolarmente felice: gli viene attribuita infatti la frase secondo cui la cosa più bella di Stoccarda fosse “il treno per Monaco”, dove infatti farà ritorno nel 1995. È una stagione positiva per Thomas: segna contro la sua ex squadra in Bundesliga, con due gol e prestazioni convincenti partecipa alla vittoria della Coppa UEFA e vince l’Europeo con la Germania.

Nell’annata successiva arriva Giovanni Trapattoni: tanti trionfi, dalla Bundesliga alla Coppa di Germania e alla Supercoppa, ma anche tanti infortuni. E proprio i suoi problemi fisici saranno alla base della conferenza stampa del Trap che ancora oggi in molti ricordano. Non tanto per il tedesco maccheronico, non tanto per il tono durissimo del Trap, quanto, appunto, per il cognome di Thomas pronunciato più volte e all’italiana: “Struuunz”, gridava il mister, accusandolo di scarso impegno: “Was erlauben Strunz?”, letteralmente “Cosa si permette Strunz?”, aggiungendo “È sempre infortunato”. E che la squadra era debole come una bottiglia vuota.

“Pensavo ci fosse una telecamera nascosta”, confessò poi il calciatore ascoltando la maccheronica conferenza, ritrovandosi però per lungo tempo ai margini nel Bayern, ma al centro di sketch satirici grazie al Trap. Chiariranno anni dopo, riappacificandosi, con Thomas che dirà: “Gli sono grato” e il mister che “Se Thomas avesse avuto Rossi come cognome non sarebbe diventato così famoso”.

Dopo il Trap arriverà Hitzfeld. Un Bayern fortissimo collezionerà titoli, arrivando prima in finale di Champions e poi vincendola nel 2001: fortissimo, con tanta personalità, e anche con tanti contrasti all’interno, come quelli tra Effenberg e Matthäus, e poi tra lo stesso Strunz e l’ex calciatore della Fiorentina. Thomas, infatti, scoprirà dal telefono della moglie Claudia una relazione col compagno di squadra, e mentre Effenberg affronterà la questione con ironia nel suo libro (“Con Thomas amavo condividere tante cose, anche la moglie”), Strunz non tornerà mai più sull’argomento. Chiusa la carriera al Bayern, ha avviato la carriera da agente e da opinionista tv. Non è tornato a lavorare in banca: Effenberg invece .

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Il Fatto Quotidiano

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