Torna in Consiglio la legge urbanistica che danneggerà il Lazio in modo irreversibile
- Postato il 1 luglio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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E’ arrivata al Consiglio regionale del Lazio l’11 giugno scorso la proposta di legge, n.171, “Semplificazioni e misure incentivanti il governo del territorio” del centrodestra, che già nella relazione allegata spiega che gli “incentivi volumetrici… che nella normativa vigente non erano previsti” “puntano a rendere i suddetti interventi [edilizi] maggiormente appetibili nonché consoni ad un mercato che ha visto una lievitazione importante dei costi di realizzazione”.
Si tratta di una legge che provocherà danni irreversibili, intervenendo su decine di norme regionali che spaziano dall’urbanistica all’edilizia, dalla tutela del paesaggio all’ambiente, il tutto seguendo un copione noto – ma ogni volta ulteriormente superato – all’insegna del ridimensionamento delle prerogative dei Comuni nella pianificazione del governo del territorio.
Una catastrofe, che vede unite tutte le opposizioni regionali, nell’inusuale schieramento da Sinistra e M5S, fino a Italia Viva e Azione passando per il Partito Democratico. Opposizioni che purtroppo non hanno i numeri per contrastare l’annunciata deregulation edilizia, e che sono state lasciate piuttosto sole dai rispettivi partiti e dalle altre istituzioni, per non parlare della stampa e della società civile.
L’unico tema che ha bucato la nebbia che in genere avvolge i complessi provvedimenti in materia urbanistica è stato quello del destino delle poche sopravvissute sale cinematografiche, che la Proposta di legge mette sul binario di una rapida riconversione in centri commerciali, sale bingo e quant’altro, se chiuse da anni, oppure della trasformazione del 50 per cento e oltre della superficie per destinazioni commerciali, se ancora aperte. La reazione di molti protagonisti della cultura nostrana e internazionale ha creato nei mesi scorsi un minimo battage che – forse – ridimensionerà un poco le possibili speculazioni.
In verità qualche mal di pancia si dev’essere prodotto anche nella maggioranza, visto che il primo atto dell’inizio delle votazioni è stato il ritiro del primo articolo della legge da parte dello stesso assessore all’urbanistica Schiboni dell’area di Forza Italia, a cui recentissimamente è stata conferita la delega all’Urbanistica sottratta al collega Ciacciarelli, in quota Lega, autore della proposta di legge. E il percorso è continuato tra rinvii delle sedute e zig zag nell’approvazione degli articoli: dall’art. 1 infatti si è passati direttamente all’art. 9 (modifiche a norme in materia di impianti di distribuzione di carburanti) rimandando la discussione degli articoli “più caldi”.
Anche perché, si è appreso da fonti di stampa, molte modifiche normative della PL 171 sono state oggetto di osservazioni della Segreteria generale Area Assistenza tecnico-legislativa della stessa Regione Lazio, che alla vigilia dell’approdo in aula della proposta ha inviato al Consiglio un’Analisi Tecnico Normativa (ATN) con rilievi sulla legittimità costituzionale e sulla coerenza normativa di numerosi passaggi della legge.
L’articolo più pericoloso in assoluto per l’interesse pubblico è l’Art. 2, che modifica la legge regionale n. 7/2017 “Disposizioni per la rigenerazione urbana e per il recupero edilizio”. Una legge che definisce regole che hanno ricadute molto impattanti sullo sviluppo della città, sulla tutela del paesaggio e sulla qualità della vita dei cittadini. Una legge che Carteinregola aveva già criticato in passato per la parte che consente demolizioni e ricostruzioni con aumenti di cubatura e cambi di destinazione, con ben poco o nessun margine di discrezionalità per la regia pubblica delle trasformazioni, a tutto vantaggio del profitto privato, che ora sarà ulteriormente peggiorata. Ma destano preoccupazione per le conseguenze sui territori quasi tutte le modifiche della Proposta, tanto che come Carteinregola abbiamo chiesto la cancellazione di decine di commi.
Ci sarebbero abbastanza motivi perché la contestazione uscisse dal ristretto ambito delle istituzioni regionali e diventasse una battaglia di partiti, società civile, amministrazioni comunali.
Ai tempi del famigerato “Piano Casa” della Presidente Polverini, di cui la PL 171 segue le tracce, i partiti di opposizione si erano fatti sentire, financo la Provincia dell’allora Presidente Zingaretti (che tuttavia arrivato alla guida della Regione l’aveva prorogato quasi identico per un altro paio di anni). Persino il governo “amico” di centro destra aveva impugnato l’iniziativa regionale davanti alla Corte Costituzionale.
Oggi i tempi sono cambiati: sarà perché l’urbanistica è una materia di cui è difficile comprendere appieno le ricadute normative, sarà perché sono tempi difficili con emergenze ben più grandi che ci sommergono ogni giorno, sarà che la Regione sembra un’entità assai astratta e lontana, ma i cittadini sembrano poco interessati e la maggior parte dei giornalisti – forse per questo – altrettanto.
Resterebbero le istituzioni penalizzate, a partire dal comune di Roma, che è pur sempre la Capitale d’Italia, con un sindaco, Roberto Gualtieri, che ancora recentemente ha rivendicato più poteri, financo legislativi, in campo urbanistico. L’impressione tuttavia è che tra Roma e la Regione Lazio ci sia una “pax urbanistica”, con entrambe le istituzioni poco interessate ad aprire fronti conflittuali. Conflitti che Roma Capitale pare voler evitare come la peste anche con le cosiddette “forze produttive” del mattone, basti ricordare le congiunte dichiarazioni di grande collaborazione per la stesura delle modifiche alle Norme Tecniche del Piano Regolatore durante la presentazione in Campidoglio, e il sempiterno appello del Sindaco e di alcuni suoi assessori all’ “attrattività dei capitali stranieri” che vuol dire precipuamente investimenti immobiliari, case di lusso, alberghi e quant’altro.
Ne è un esempio particolarmente significativo la vicenda di Villa Bianca, nella quale Roma Capitale si è schierata a favore della paradossale moltiplicazione di cubature inesistenti (ruderi di una clinica demolita da anni) progettata da una società di investimenti immobiliari, vicenda fortunatamente conclusasi nei tribunali amministrativi che hanno dato ragione ai cittadini e torto agli uffici comunali.
Ebbene, con la PL 171 le norme regionali allargheranno ulteriormente le maglie per chi vuole fare operazioni immobiliari speculative sotto le spoglie della “rigenerazione urbana” (che è ben altro dal tirar giù palazzi e ricostruirli con piani in più e qualche aggiunta “green”) e i cittadini se ne accorgeranno quando sarà troppo tardi, come già accade oggi con gli interventi del Piano Casa e della legge di rigenerazione vigente, che ora diventerà ancora più impattante.
Proprio in questo periodo Carteinregola ha ricevuto numerose segnalazioni da cittadini allarmati per sostituzioni edilizie nei loro quartieri, palazzi “gonfiati” che spuntano davanti alle loro case. Abbiamo chiesto da anni al Comune di Roma (per gli interventi con permesso di costruire) e ai Municipi (per gli interventi con semplice SCIA) i numeri e le localizzazioni delle operazioni immobiliari realizzate, in corso e in progetto, consentite da quelle normative. Non ci ha risposto nessuno, ma pare che nessuno abbia il polso della situazione, nonostante sia il Piano Casa sia la Legge della rigenerazione urbana prevedessero rapporti periodici dei comuni alla Regione.
E così si va avanti, senza conoscere i bilanci dei provvedimenti del passato né tantomeno avere un’idea delle ricadute di quelli attuali. “Contentini edilizi” li ha chiamati qualcuno. Che cancelleranno scenari di bellezza e pezzi di memoria, che renderanno peggiore la vita dei cittadini e trasformeranno sempre più alcuni quartieri in luoghi per privilegiati, lasciando indietro persone e luoghi più poveri.
Ma non se ne parla.
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