Tra Roma e Torino un gruppo di artisti prova a rievocare e curare” i traumi” delle città attraverso l’arte 

Dopo due tappe a Roma, presso la galleria Mattia De Luca, e a Milano, presso la Triennale, Spazio Taverna porta il progetto sulle Ferite a Torino e nuovamente nella Capitale. Questa volta sono la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e l’Accademia di San Luca ad ospitare le opere degli artisti che hanno raccolto l’invito a lavorare sui traumi che le città hanno collezionato nel corso della storia, con l’intento di allenare la memoria ma anche di tentare una ricucitura. Sono mappe ageografiche e astoriche che spaziano tra epoche, quasi delle costellazioni familiari, se non fosse che il soggetto tormentato è una città, uno spazio pubblico, una collettività, molteplici comunità. Insomma, noi.

Guglielmo Castelli, Sorelle, collage su carta Amatruda, 2025_Courtesy dell'artista
Guglielmo Castelli, Sorelle, collage su carta Amatruda, 2025. Courtesy dell’artista

Le Ferite a Torino

A Torino sono gli artisti Ludovica Carbotta, Guglielmo Castelli, Manuele Cerutti, Sara Enrico, Giulio Paolini, Michelangelo Pistoletto, Giuliana Rosso, Davide Sgambaro, Eugenio Tibaldi, Grazia Toderi a lanciarsi in questa ricognizione storico – poetica che spazia dalla seicentesca presa di Torino nel 1639 alla Strage di Superga nel 1949, fino all’incidente Thyssen nel 2007 e alla tragedia di Piazza San Carlo nel 2017.

Le Ferite di Roma

Per la nuova edizione romana sono Elisabetta Benassi, Giulio Bensasson, Silvia Giambrone, Rä di Martino, Numero Cromatico, Lulù Nuti, Luigi Ontani, Pietro Ruffo, Gabriele Silli, Marco Tirelli gli artisti coinvolti e ai loro nomi si aggiunge il contributo di dieci poeti. Si passa dall’Assassinio di Giulio Cesare (44 A. C) a quello di Beatrice Cenci (1599), fino al rogo di Giordano Bruno nel 1600 e agli omicidi di Pasolini (1975) e Aldo Moro (1978), lasciando intravedere molto chiaramente quanto nella Capitale storia e politica siano indissolubilmente intrecciate. Abbiamo parlato di questi e altri temi con il curatore (insieme a Chiara Lorenzetti) Ludovico Pratesi in questa intervista.

Grazia Toderi, 2025 Superga, 4 maggio 1949
Grazia Toderi, 2025 Superga, 4 maggio 1949

Intervista a Ludovico Pratesi

Un progetto sulle “ferite” che viaggia da una città all’altra. Di quali ferite parliamo?
Il progetto è stato immaginato da Marco Bassan, fondatore di Spazio Taverna con il sottoscritto, dopo un’intervista all’architetto Daniel Libeskind, che si era definito ricucitore di ferite storiche con le sue architetture più iconiche: Ground Zero a New York e il Museo Ebraico a Berlino. Con Marco abbiamo immaginato di chiedere agli artisti contemporanei di curare le ferite che le città si sono autoinflitte, anche per rendere l’arte non decorativa ma necessaria a livello sociale. Il progetto è stato seguito fin dall’inizio da Chiara Lorenzetti, curatrice di Spazio Taverna.

Come avete selezionato gli artisti e in che modo vi siete confrontati con loro?
Abbiamo invitato artisti di diverse generazioni che vivono, lavorano o sono legati alle città coinvolte. Poi abbiamo assegnato ad ognuno di loro una data, un luogo e una ferita storica. Ad ognuno abbiamo fornito un foglio di carta Amatruda – una carta realizzata artigianalmente in Campania – delle stesse misure (52cm x 72cm), con il quale curare la loro ferita.

Con quali obiettivi? Pensate che siamo in un momento suscettibile a rimozioni o revisioni antistoriche?
La selezione delle dieci ferite per ogni città è un processo complesso, che coinvolge storici e cittadini appassionati, privilegiando quelle che sono ancora vive nell’immaginario collettivo, come l’Assassinio di Giulio Cesare a Roma, la bomba di via Palestro a Milano e l’incidente aereo di Superga a Torino. Riteniamo che in questo particolare momento storico il progetto sia necessario per allenare la memoria e aumentare la consapevolezza delle persone.

Il progetto ha avuto diverse tappe, le ultime alla Fondazione Sandretto e all’Accademia di San Luca….
La prima tappa delle Ferite è stata a Roma nel febbraio 2023 alla galleria Mattia De Luca, che aveva ospitato con grande entusiasmo il progetto. La seconda, dedicata alle Ferite di Milano, è stata presentata alla Triennale di Milano nel marzo del 2025, e la terza sulle Ferite di Torino si può visitare alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo fino al 12 ottobre. In contemporanea l’Accademia di San Luca ha voluto festeggiare la donazione delle Ferite di Roma all’istituzione con una seconda edizione delle Ferite di Roma, aggiungendo agli artisti altrettanti poeti selezionati da Andrea Cortellessa. Siamo molto grati agli artisti che hanno donato a titolo gratuito le opere all’Accademia di San Luca e alla Triennale di Milano: un atto di generosità civile che indica la responsabilità con la quale gli artisti hanno affrontato questa sfida.

Quali differenze avete riscontrato da città a città? Siete riusciti a tracciare una mappa dei traumi che caratterizzano i diversi territori con cui vi siete confrontati?
Ogni città ha le proprie ferite, che coprono archi temporali differenti: a Roma le ferite iniziano duemila anni fa, a Milano nel Diciannovesimo Secolo e a Torino nel Seicento. Non abbiamo ancora tracciato una mappa complessiva, anche perché aspettiamo di curare altre città italiane.

Il progetto romano ospita inoltre anche una sezione sulla poesia a cura di Andrea Cortellessa…
Andrea aveva scritto un bellissimo articolo sulle Ferite di Roma, e quindi in accordo con San Luca lo abbiamo coinvolto nella scelta di 10 poeti, legati al premio Strega Poesia. A loro è stato chiesto di curare con le parole le stesse ferite già curate dagli artisti. Un abbinamento che ha portato un ulteriore valore simbolico al progetto, culminato nella lettura dei testi da parte di poeti la sera del 25 settembre, durante l’inaugurazione.

C’è una città che non avete ancora esplorato e che vi piacerebbe raccontare?
Per quanto riguarda l’Italia stiamo lavorando per curare Napoli e Firenze. Nel 2026 vorremmo portare il progetto all’estero, in città come Varsavia, Atene e Londra.

Dopo le prime tappe del progetto che idee vi siete fatti del contesto italiano? Pensate che costituisca un unicum traumatico nella storia politica e sociale delle sue città?
In linea di massima le ferite più profonde riguardano periodi storici precisi: il risorgimento con i suoi moti, il fascismo con la sua violenza repressiva e il terrorismo degli anni Settanta. Si tratta per lo più di ferite violente, con rare eccezioni, come il processo a Galileo per Roma: la storia della città italiane è attraversata da rivoli di sangue, e il nostro progetto chiede agli artisti di far emergere questi fatti per aumentare la consapevolezza degli italiani sulla complessità della loro storia.Santa Nastro

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Autore
Artribune

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