Tre mostre da non perdere in Friuli-Venezia Giulia per l’estate 2025
- Postato il 12 giugno 2025
- Arti Visive
- Di Artribune
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Tobia Ravà a Palazzo Sarcinelli a Conegliano
Un percorso di oltre cento opere tra grafiche, sculture, dipinti, resine e tempere acriliche su tela, installazioni, realizzate tra gli anni Settanta e i giorni nostri, fanno la mostra Tikkun Olam Riparare il mondo, personale di Tobia Ravà (Padova, 1959) a Palazzo Sarcinelli di Conegliano. Artista che si propone un compito a dir poco ambizioso, come prefigurato nel titolo: espressione ebraica che rimanda a una concezione dell’arte come agire consapevole volto al miglioramento del creato. Convinto, come Dostoevskij, che “la bellezza salverà il mondo”,Ravà con le sue opere trasporta i visitatori in un mondo incantato, in cui il bello diventa fonte di giustizia, pace e bene. La sua fantasia si innesta in ogni direzione, anche in ambito surrealista, generando creazioni di fronte a cui lasciarsi andare ad un cortocircuito che apre “percorsi completamente nuovi”.
Le opere di Tobia Ravà in Friuli-Venezia Giulia
In alcune opere bidimensionali, boschi onirici sono popolati di animali rari e alberi i cui rami ricordano coralli. Nelle sculture gli animali, uno sull’altro, trasmettono significati simbolici; oppure oggetti, come la macchina da cucire in Singer, il lento ricucire della storia, 2013, diventano metafora che fa coesistere gli opposti, superare le inimicizie, abolire ogni confine. E per aumentare il coinvolgimento dei visitatori Ravà si esprime anche attraverso un linguaggio innovativo, la ghematria. Un sistema in cui le lettere dell’alfabeto ebraico corrispondono a numeri che l’artista traduce in un magma pittorico; scelta estetica ed espressiva di forte impatto con cui invita a guardare oltre l’apparenza per scoprire la seconda natura della realtà.
Fino al 15 giugno // Conegliano
Tikkun Olam Riparare il mondo, Tobia Ravà
Palazzo Sarcinelli
Fausto Politino

John Robinson alla Galleria 10 & zero uno di Venezia
C’è un piccolo capanno in legno, al centro della galleria 10 & zero uno di Venezia, che sembra un relitto rurale proveniente da un altro tempo. E invece è vivo. Respira, pulsa, si trasforma. The Shed, la mostra-performance di John Robinson (UK, 1981), è un contenitore nomade di esperienze e rituali, uno spazio di confronto intimo con l’altro, in cui, illuminata da una luce morbida prende vita una performance fatta di letture di tarocchi e rievocazioni di ricordi. Tarocchi disegnati a mano che evocano sogni infantili. Con delicatezza e precisione, l’artista pone sul tavolo frammenti di vita, suscitando emozioni molteplici e contrastanti, come la sensazione di essere scoperti. Anzi: visti.
La sincerità disarmante del confronto è, forse, la vera essenza della pratica di Robinson; le cui performance sono esperienze trasformative. Ogni partecipante viene ritratto, diventando parte di una narrazione che dissolve il confine tra spettatore e soggetto. In un processo in cui il pubblico si fa carico dell’opera con l’artista. Chi entra in The Shed accetta il rischio di esporsi, trovando forse la propria immagine più autentica.
I dipinti e lo spazio psicologico di John Robinson
I dipinti raccontano questo percorso in modo quasi liturgico. Figure sospese, volti trasparenti, gesti trattenuti. I colori sono quelli della memoria: terre, seppie, sfumature che trattengono una luce antica. Il linguaggio visivo intreccia riferimenti alla ritrattistica classica con rimandi ai filtri dell’immaginario contemporaneo. Ogni volto è maschera che lascia intravedere una verità. Il lavoro di Robinson è spietato come solo l’onestà sa essere. Eppure, fa bene. The Shed non è solo una mostra. È uno spazio psicologico, rarefatto, dove ogni elemento contribuisce a costruire una liturgia della fragilità. Uscendo, si ha la sensazione di aver lasciato un frammento di sé. Ma si porta via una consapevolezza nuova o un ricordo che continua a bruciare.
Fino al 19 luglio // Venezia
The Shed, John Robinson
10 & ZERO ONE
Asia Miniutti

Shigeru Mizuki a Casa Cavazzini a Udine
Prima di addentrarci nella mostra di Shigeru Mizuki a Udine, occorre chiarire che il termine yokai indica gli esseri soprannaturali della mitologia giapponese: spettri, demoni, mostriciattoli. Presenti nelle stampe ukiyo-e del periodo Edo, queste figure si sono cristallizzate nella tradizione fino ad oggi. Shigeru Mizuki (Giappone, 1922 – 2015) è tra gli autori che hanno esplorato il mondo yokai con inventiva e spirito pop, tra fantastico, religione e vita quotidiana. Negli spazi di Casa Cavazzini, la rassegna Mondo Mizuki, Mondo Yokai è la prima antologica italiana che ne indaga il rapporto con la mitologia e il folklore nipponici. “In ambito fumettistico Mizuki è conosciuto soprattutto come il padre del manga di genere yokai, ma osservando la sconfinata produzione del mangaka la definizione ci appare limitata se non scorretta”, commenta Vincenzo Filosa, curatore insieme a Canicola e MIZUKI PRO. “Prima ancora che mangaka e artista Mizuki è stato un uomo capace di vivere i suoi tempi. Ha avvicinato mondi apparentemente lontanissimi: intrecciando vicende intime al contesto storico e sociale, ove il mondo terreno abbraccia quello spirituale. I mostri presentano un’umanità vibrante e gli umani piccole mostruosità”.
In Friuli-Venezia Giulia la prima retrospettiva del mangaka Shigeru Mizuki
Organizzata in occasione della 27° edizione del Far East Film Festival, la mostra presenta cento tavole originali, molte esposte fuori dal Giappone per la prima volta. Opere selezionate da Filosa (fumettista a sua volta) per ricostruire l’universo di Mizuki, sottolineandone il ruolo fondamentale nel recupero del patrimonio storico e iconografico nipponico. “Il percorso segue il concetto di dualismo proprio del lavoro di Mizuki. Partiamo dal vissuto, dalle premesse socioculturali, per addentrarci nella dimensione spirituale e immaginifica della sua produzione”, aggiunge. “Dualismo che si riflette nei pezzi esposti: preziosi originali, riproduzioni, libri e riviste consultabili, ma anche contributi audio e video, gadget e modellistica di dubbia qualità. La produzione di Mizuki ha ispirato ogni genere di trovata commerciale e artistica, alimentando per anni l’industria del media mix giapponese”. Il fumettista, dall’originale stile grafico, ha anche esercitato una profonda influenza sulle giovani generazioni di autori e illustratori, aprendo nuove strade al manga. E questa mostra prova a dimostrarlo.
Fino al 30 agosto // Udine
Mondo Mizuki, Mondo Yokai, Shigero Mizuki
Musei Civici
Alex Urso
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