Troppe domande inevase su Paragon: il governo deve riferire in Aula

  • Postato il 12 giugno 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Ieri, Paragon ha dichiarato ufficialmente al quotidiano israeliano Haaretz qualcosa di clamoroso: di aver offerto al governo e al Parlamento italiano aiuto per determinare se il suo sistema sia stato utilizzato impropriamente dalle agenzie dei Servizi italiani. Ovvero contro il giornalista Cancellato, in violazione della legge italiana e dei termini contrattuali stessi. Ci siamo avvalsi di questo aiuto? Se davvero l’offerta c’è stata, possiamo accontentarci delle obiezioni avanzate dal DIS per giustificare il rifiuto: “si sarebbe rovinata la nostra reputazione nella comunità internazionale dell’intelligence”?

Secondo Paragon, le autorità italiane hanno scelto di non procedere “ad alcuna verifica”, costringendo dunque la società israeliana alla rescissione unilaterale dei suoi contratti in Italia per “violazione della policy”. Il governo Meloni, insomma, avrebbe scelto di non collaborare, rendendo vano anche l’accordo di “due diligence” siglato proprio all’indomani dell’emersione del caso Paragon, lo scorso 31 gennaio.

Dalla relazione Copasir, inoltre, risulta che il giorno 8 febbraio 2024 è stato attivato il contratto Paragon. Lo stesso giorno Don Mattia Ferrari, cappellano di bordo di Mediterranea, e Luca Casarini, fondatore e capomissione della stessa ong, hanno ricevuto un primo avviso dalla società Meta tramite Facebook.

Il messaggio di Meta li metteva in allerta sul tentativo di “probabile natura governativa” di hackeraggio dei loro account. Se il nome di Casarini risulta tra le persone spiate con autorizzazione, come mai il nome di Don Mattia Ferrari, anche lui allertato il giorno dell’attivazione del contratto tra servizi italiani e Paragon, non risulta nel database DIS sulle attività di spionaggio?

Dalla relazione Copasir si evince che l’unico ad aver autorizzato l’uso del malware Graphite, fornito da Paragon, sia stato il sottosegretario Alfredo Mantovano, il giorno 5 settembre 2024. I target erano Luca Casarini e Beppe Caccia di Mediterranea.

A partire dal 29 settembre 2024, Luca Casarini ha partecipato al Sinodo dei vescovi, invitato speciale di papa Francesco. Durante la sua permanenza al Sinodo, è stata interrotta l’attività di intercettazione? Inoltre, l’attività di intercettazione non è possibile se il target si trova in uno Stato estero. Casarini è stato spiato anche durante tutto il mese di ottobre 2024, mentre risiedeva presso le strutture dello Stato pontificio? E nel corso degli incontri tenuti dal 2019 al 2024 in Vaticano con papa Francesco, Casarini è stato intercettato?

Tutte queste domande al momento restano inevase.

La relazione del Copasir ci informa che, per particolari caratteristiche tecnologiche, non è possibile “accertare l’effettiva distruzione dei materiali derivanti dalle attività di captazione ed estrusione operate dai servizi di intelligence”, come prevederebbe la legge. Dove sono dunque conservati questi dossier? Che misure ha messo in atto il governo per impedire una loro circolazione? Chi vi ha accesso? In che formato vengono conservati? Anche di questo non si sa nulla.

La relazione del Copasir – 20 paginette per 5 mesi di lavoro – non fa menzione di tutto ciò.

Il Sottosegretario Mantovano e il Dis hanno smentito la versione di Paragon: dal 14 febbraio l’uso del software Graphite sarebbe stato sospeso di comune accordo. La relazione con Paragon si è conclusa il 12 aprile. Per questo le Agenzie non hanno voluto dare accesso a ulteriori verifiche. E quelle indagini avrebbero danneggiato la reputazione dell’intelligence italiana. Il Copasir sostiene di avere controllato a fondo i database di Aisi e Aise.

Qual è la verità? E soprattutto: possiamo accettare che non si vada a fondo in una vicenda così grave?

Se non sono stati i Servizi a spiare il direttore di FanPage Cancellato, il giornalista Ciro Pellegrino, Don Mattia Ferrari e gli attivisti di Mediterranea, allora chi è stato? Un’agenzia straniera? Qualcuno che ha agito all’oscuro dei nostri apparati di sicurezza? E chi ha trasmesso le intercettazioni degli attivisti di Mediterranea alle milizie libiche? Perché ci sono evidenze, consegnate in Procura, che queste intercettazioni siano nelle mani di quei tagliagole.

Dunque, bisogna sperare che le Procure ingaggiate verifichino anche le affermazioni di Paragon. Di sicuro, il grado di opacità della vicenda ha raggiunto livelli insostenibili, mentre tutta l’opinione pubblica avrebbe il diritto di sapere se siamo di fronte a spionaggio e dossieraggio di Stato. E resta inaccettabile che, in una democrazia costituzionale, le agenzie di intelligence spiino da cinque anni attivisti della società civile. Persone non violente, impegnate nella difesa dei diritti umani e nel soccorso in mare.

Con tutti i limiti, le reticenze, i buchi le contraddizioni emerse, il Copasir ha concluso i suoi lavori. Ora, il governo dovrebbe riferire in aula. Ed è davvero arrivato il momento che il Parlamento, in maniera pubblica e trasparente, affronti la vicenda. Ho provato a rompere il silenzio in aula perché si deve discutere proprio qui, di una delle più gravi violazioni dei diritti e delle libertà costituzionali verificatesi negli ultimi anni.

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Il Fatto Quotidiano

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