Truffa ad ActionAid, ai domiciliari l’ex dipendente che ha “rubato” quasi 1 milione e mezzo. La gip: “Piena dolosità dell’operazione”
- Postato il 22 ottobre 2025
- Giustizia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Davanti al giudice per le indagini preliminari aveva scelto il silenzio: neanche una parola sui 53 episodi di appropriazione indebita e i bonifici eseguiti sui propri conti e sottratti alla onlus Action Aid. Bonifici che venivano eseguiti con l’app di home banking installata sul cellulare aziendale. E così dopo l’interrogatorio la giudice di Milano, Sonia Mancini, ha disposto gli arresti domiciliari per Francesca Marenco, la 47enne, già condannata per altre truffe.
Secondo la gip l’indagata “con la presumibile complicità di altri soggetti” ha costruito un vero e proprio castello “di menzogne ed artifizi volti a nascondere la sua sistematica azione” di furto riuscendo ad “agire del tutto indisturbata, per un tempo anche molto prolungato, denunciano la piena dolosità dell’operazione, architettata… al fine di appropriarsi di denaro, peraltro, proveniente per lo più da donazioni e destinato a perseguire gli scopi benefici di Action Aid e della Firc (Fondazione realizza il cambiamento)”.
Alla donna sono contestati anche l’accesso abusivo a sistemi informatici, perché la donna avrebbe anche cambiato credenziali e password bancarie dell’associazione per bloccare agli altri dipendenti l’accesso ai conti, e nascondere così i soldi mancanti presentando, quando richiesti, estratti conto falsificati. Non solo, una volta che il raggiro stava emergendo la donna ha detto che il marito era morto e alcune persone, che si presentavano come figlio o amici, avevano riferito che la donna era malata di leucemia e che soffriva di ulcera.
Gli accertamenti e le indagini della Guardia di finanza, che oggi hanno notificato il provvedimento, hanno permesso di stabilire che la 47enne è riuscita a mettere le mani su un milione e 488mila euro prelevati tra il 2022 e il 2024. La donna era stata assunta part time al posto di una collega in maternità con compiti amministrativi e di gestione delle finanze di ActionAid. Per questo aveva ricevuto le credenziali per accedere al conto online di ActionAid Italia e della “Fondazione realizza il cambiamento”, un ente creato da ActionAid con il suo stesso scopo umanitario (contrastare povertà, disuguaglianze e ingiustizie sociali), ma che lavora in ambiti e su progetti diversi. I soldi sottratti, come scrive il gip riportando gli esiti delle indagini, “venivano quasi subito drenati in uscita per spese chiaramente afferenti questioni personali … quali la ristrutturazione del proprio appartamento, l’acquisto di una vettura e il pagamento delle parcelle” di un avvocato
La donna era già ’ai domiciliari perché condannata per un cumulo di pena a 6 e mesi 2. In un caso le modalità sembrano identiche avendo la disponibilità di accedere ai conti correnti della società per cui lavorava si era appropriata fra il 2011 e il 2014 di oltre 360mila euro. “Ancora più inquietante sotto il profilo della personalità criminale – sottolinea la gip – la sentenza emessa” nei confronti della donna “per aver commesso un’odiosissima truffa sentimentale ai danni di una donna, che indotta in errore in ordine ai suoi sentimenti, ed ingannata circa le sue
condizioni di salute, le ha versato circa 400mila euro per “spese mediche” per curare finte gravissime patologie, le ha pagato l’affitto di 1.700,00, da agosto 2018 a maggio 2019 … le ha riconosciuto il diritto ad avere il mantenimento per un figlio … avendole fatto credere di averlo concepito con una procedura di fecondazione assistita, cui si sarebbe sottoposta per procurarsi cellule staminali, grazie alle quali sarebbe stata curata della sua patologia”. Precedenti che l’associazione non conosceva.
L’anno scorso ActionAid aveva spiegato in un comunicato di aver denunciato e licenziato una dipendente, avviando un procedimento civile. La 47enne è stata condannata a risarcire ActionAid con più di un milione e mezzo di euro: un milione e 488mila euro che mancavano ai conti dell’associazione e 50mila euro per spese processuali e danni d’immagine. Per garantire il risarcimento, il giudice ha pignorato la casa.
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