Trump attacca Lula per rilanciare Bolsonaro. Il desiderio di un governo di destra per frenare l’avanzata della Cina

  • Postato il 11 luglio 2025
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L’escalation di attacchi di Donald Trump contro Luiz Inácio Lula da Silva delle ultime 72 ore si è conclusa con l’annuncio di dazi del 50% su tutto l’export brasiliano verso gli Stati Uniti. Un colpo pesante che travolge le relazioni commerciali tra i due Paesi, motivato ufficialmente da un presunto deficit americano e, più esplicitamente, dal trattamento riservato dalla giustizia all’amico Jair Bolsonaro. Il processo contro l’ex presidente per il golpe tentato per cercare di rimanere al potere dopo esser stato sconfitto alle elezioni nel 2022, è per Trump “una vergogna internazionale” e “una caccia alle streghe”. Nella lettera, dai toni da crociata politica, il tycoon ha inoltre accusato il Brasile di “attacchi insidiosi” ai “diritti fondamentali della libertà di parola”, citando la presunta “censura” della Corte Suprema brasiliana ai profili di influencer di destra su piattaforme statunitensi utilizzati – secondo le magistratura brasiliana – per diffondere contenuti falsi. Dietro l’offensiva dei dazi si intravede dunque un’operazione ben più articolata. Poche ore prima dell’annuncio infatti, la Trump Media e la piattaforma Rumble hanno presentato una nuova azione legale presso un tribunale della Florida contro Alexandre de Moraes, giudice della Corte Suprema che, oltre alle indagini sulla diffusione di fake news, guida l’inchiesta sul tentato golpe e presiede il processo a carico di Jair Bolsonaro e dei suoi alleati. In un atto di ostilità giudiziaria transnazionale, si accusa il giudice di aver oltrepassando la propria giurisdizione, violato il Primo Emendamento e causando perdite economiche.

Un’operazione che cela una strategia più articolata – Con i tasselli che vanno a posto, emerge sempre più una strategia coordinata. A tessere la rete, contribuisce Eduardo Bolsonaro. Il deputato, figlio dell’ex presidente, si è trasferito da mesi negli Stati Uniti dove è impegnato in una campagna contro le istituzioni giudiziarie brasiliane, promuovendo apertamente pressioni su Washington affinché imponga sanzioni contro i “nemici” in Patria, a cominciare da giudice de Moraes. Un’attività – rivendicata apertamente da Bolsonaro – che Brasilia osserva con crescente allarme. Il ministro della Fazenda Fernando Haddad lo ha accusato di “alto tradimento”, mentre Lula ha bollato le sue azioni come “anti-patriottiche e terroristiche”.

Nonostante la rapida degenerazione non fosse attesa, la risposta del governo brasiliano è arrivata netta e a stretto giro. Negato il disavanzo commerciale con gli Usa Lula ha annunciato l’adozione di misure “reciproche”. Sul piano politico-giudiziario ha ribadito che “il processo giudiziario contro chi ha pianificato il colpo di Stato è di competenza esclusiva della Giustizia brasiliana” e “non soggetto a nessun tipo di ingerenza o minaccia”. Sul caso della libertà di espressione ha ribadito che in Brasile questa “non si confonde con aggressione o pratiche violente” e che “tutte le aziende nazionali e straniere sono soggette alla legislazione brasiliana”.

La Cina sullo sfondo – A un anno e tre mesi dalle presidenziali, Washington sembra sempre più determinata a giocare in Brasile una delle partite cruciali per ostacolare l’espansione della Cina in America latina, secondo molti analisti il vero obiettivo dell’operazione. Il ritorno al potere di un governo vicino al trumpismo servirebbe a frenare l’influenza di Pechino in un’area strategica per la competizione globale. Nel suo terzo mandato Lula ha rafforzato l’asse con la Cina trasformando la storica alleanza economica in un progetto politico multipolare. Una riconferma nel 2026 consoliderebbe questa traiettoria. Non a caso, il primo colpo di Trump è arrivato nei giorni del vertice Brics a Rio, dove Lula ha rilanciato il Brasile come portavoce del Sud globale, promuovendo un ordine internazionale alternativo, meno dipendente dal dollaro nelle transazioni commerciali e più orientato alla cooperazione tra Paesi emergenti. A rovinare la festa, le due mosse di Trump: la minaccia di dazi del 10% contro i Paesi “allineati” ai Brics e la sua prima difesa pubblica di Bolsonaro.

Strategia della tensione – Entrando nel dibattito interno, Trump usa a suo favore lo scenario domestico complesso per Lula. Di fronte al recente calo della popolarità, rilanciare uno spento Bolsonaro anima il settore della destra estrema assopito dalle inchieste e favorisce la polarizzazione. L’attacco a sorpresa di Trump, si verifica inoltre in un momento in cui Lula affronta una belligerante opposizione parlamentare, con i presidenti di Camera e Senato che guidano contro l’ex sindacalista truppe centriste – maggioranza in entrambe le aule – storicamente legate a posizioni più elitiste e conservatrici. Forze politiche che da settimane ostacolano l’approvazione di leggi sulle politiche ridistribuite e la tassazione dei super-ricchi avanzate dal governo e, rivendicando autonomia legislativa, hanno fatto avanzare rapidamente misure contro il governo. Tra queste l’aumento del numero di deputati e del salario, oltre che l’assunzione di centinaia di funzionari nella magistratura. Tutte azioni che avranno l’effetto di deteriorare i conti pubblici mentre il governo fatica a chiudere il bilancio.

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Il Fatto Quotidiano

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