Tutte le stranezze di Francis Kaufmann: le tre carte di credito, il catamarano e il terzo alias italiano
- Postato il 18 giugno 2025
- Cronaca Nera
- Di Il Fatto Quotidiano
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Tre carte di credito a disposizione, sulle quali quali arrivavano tanti soldi dalla madre, spesi spesso in ristoranti. Un viaggio verso l’Italia da Malta, non a bordo di un volo low cost ma di un catamarano affittato, assai più dispendioso. E poi quei cinque anni in giro tra Inghilterra, Islanda, Russia e Malta prima di arrivare a Roma negli scorsi mesi. È un tragitto intricato quello di Francis Kaufmann alias Rexal Ford, il 46enne regista californiano arrestato in Grecia con l’accusa di aver assassinato la bambina ritrovata morta a Villa Pamphili, ritrovata a pochi metri dal cadavere della madre. Nuove tracce emerse negli ultimi giorni, disseminate da Kaufmann, cominciano a delineare la sua vita negli ultimi tempi.
Il presunto killer di Villa Pamphili ha raggiunto l’Italia con una barca charter alla fine dello scorso marzo, partendo da Malta – dove avrebbe vissuto fin dal 2023 – per approdare in Sicilia. Per quel viaggio cercava informazioni usando un altro pseudonimo, italiano: Matteo Capozzi. Non è ancora chiaro se sull’imbarcazione ci fossero anche la sua compagna con la bimba, ma appare invece sempre più plausibile agli investigatori che l’uomo sia riuscito ad avere appoggi logistici grazie ad una rete di conoscenze anche nel nostro Paese. Le indagini sono dunque anche focalizzate su tutti i soggetti che l’uomo potrebbe aver contattato in Italia per chiedere di poter essere ospitato. Secondo le testimonianze di chi lo ha avvistato in Italia, ma anche dalle foto che lo ritraggono in alcune zone della Capitale, l’abbigliamento dell’uomo e anche della bimba farebbero dubitare che possano aver vissuto per settimane in strada. Ma allora chi potrebbe averli accolti, visto che non risultano registrati in nessuna struttura? Non spendeva in alloggi, ma non lesinava pranzi in ristoranti con le sue carte sulle quali – hanno appurato gli investigatori – l’uomo riceveva denaro, fino a 4mila euro al mese, dalla madre.
Prima dell’Italia e di Malta, andando a ritroso, la sua vita si è sviluppata per anni tra Inghilterra, Islanda e Russia. In uno di questi Paesi potrebbe aver conosciuto “Stella”, come pare si chiami la sua compagna ritrovata senza vita tra i rovi di Villa Pamphili. Kaufmann raccontava che quella donna, descritta come una “esperta di informatica”, fosse sua moglie ma della loro unione – come appurato dagli inquirenti – non c’è traccia nei registri di Malta. Bugie su bugie. Tanto che gli investigatori tratteggiano la sua personalità come quella di un mentitore seriale che, con i suoi racconti, sarebbe riuscito anche a convincere “Stella” – probabilmente una ucraina russofona – a seguirlo tra l’isola del Mediterraneo e Roma, dove la donna alla fine è deceduta.
Ma perché utilizzare, a partire dal 2019, un passaporto con un nome falso? L’ipotesi è quella di voler “ripulire” il suo passato. Kaufmann aveva alle spalle cinque arresti negli Usa per episodi di violenza domestica e aggressioni, di cui una a mano armata per cui ha scontato quattro mesi di carcere a causa delle gravi lesioni provocate. È insussistente invece – spiegano alte fonti investigative al Fatto – la pista che farebbe pensare che le sue traiettorie misteriose, l’identità ancora sconosciuta di “Stella” e il suo presunto impiego nel mondo dell’informatica, i documenti autentici ma con dati falsi e un tenore di vita fatto di contrasti nascondano una spy story.
Piuttosto dagli accertamenti incrociati con il personale Fbi in servizio all’ambasciata americana emerge il passato turbolento dell’uomo, fermato nei giorni scorsi sull’isola di Skiathos. Kaufmann probabilmente avrà modo di spiegare di più quando verrà interrogato dalle autorità italiane che continuano a non si esclude, inoltre, che quello di madre e figlia sia in realtà un duplice omicidio: a stabilirlo saranno gli accertamenti autoptici, ancora in corso, che potrebbero rivelare se anche la donna sia stata vittima di una morte violenta. Nell’ordinanza di custodia cautelare si afferma che “l’efferatezza congenita allo strangolamento della bambina non lascia adito a dubbi sull’estrema pericolosità dell’uomo” che non sarebbe “in grado di controllare gli impulsi violenti diretti verso soggetti estranei e indifesi”. La bambina sarebbe stata uccisa di notte nel parco in un orario interdetto agli utenti e quindi quando nessuno poteva intervenire in sua difesa.
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