Ucraina, uccisi due volontari italiani: Putin gela il Vaticano
- Postato il 22 maggio 2025
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Il Quotidiano del Sud
Ucraina, uccisi due volontari italiani: Putin gela il Vaticano
Dopo i due volontari italiani uccisi salgono a sette le vittime del nostro Paese dall’inizio del conflitto in Ucraina. Putin ha visitato la regione di confine di Kursk e dal Cremlino: non arrivato nessun invito dalla Santa Sede.
Antonio Dridi e Manuel Mameli. Sono i nomi di due connazionali recentemente uccisi durante il conflitto ucraino. Entrambi si erano arruolati tra le fila dell’esercito ucraino. Antonio Dridi era nato a Palermo nel 1991, secondo quanto riferito dalla sorella in un’intervista rilasciata la settimana scorsa al Tg1, prima di arruolarsi era stato in Germania e Austria, dove aveva lavorato come cuoco. Dridi era andato disperso il 14 marzo scorso, quando i soldati russi avevano bombardato il bunker dove si trovava il suo gruppo. Ieri è arrivata la conferma, i compagni d’arme di Dridi hanno chiamato la famiglia e annunciato la morte di Antonio.
Sempre ieri è giunta la notizia che un altro connazionale, Manuel Mameli, sarebbe “disperso in azione” dal 18 maggio. Anche Mameli, come Dridi, sarebbe verosimilmente stato ucciso durante uno dei tanti attacchi compiuti dalle truppe russe all’offensiva in più parti del fronte. Cagliaritano, Mameli era nato nel 2000, l’ufficialità della sua morte non può ancora essere accertata, poiché il suo corpo verosimilmente si trova in una zona ora occupata dalle truppe di Mosca. Se così fosse, Mameli sarebbe il settimo connazionale a perdere la vita dall’inizio delle ostilità. Secondo quanto riportato dal Corriere, che cita alcuni suoi compagni, il giovane cagliaritano è stato ucciso vicino a Pokrovsk da un drone russo. Con lui sono morte altre cinque persone, mentre un altro italiano è rimasto ferito.
IL CONFLITTO E GLI ITALIANI UCCISI IN UCRAINA
Come detto, sono già diversi i connazionali che hanno perso la vita nella guerra attualmente in corso in Ucraina. fra essi anche Benjamin Giorgio Galli, cittadino italo-olandese, anch’egli arruolatosi come volontario nell’esercito ucraino, che perse la vita nel settembre 2022 nelle vicinanze di Kharkiv. Alcuni connazionali, invece, sono morti combattendo sul fronte opposto. È il caso di Edy Ongaro, arruolatosi nell’allora esercito dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk. Ongaro fu il primo connazionale a perdere la vita, il 30 marzo 2022. Anche Elia Putzolu perse la vita combattendo per le forze separatiste di Donetsk e Luhansk, ora parti integranti delle Forze Armate russe. L’annuncio della morte di Putzolu venne dato nel novembre 2022.
TENSIONI E NEGOZIATI NEL CONFLITTO UCRAINO
La guerra in Ucraina continua ad essere un tema altamente divisivo nel nostro Paese, e il fatto che i connazionali arruolatisi come volontari siano morti combattendo per entrambi gli schieramenti ne è un’ulteriore prova. La risoluzione di questo conflitto, il più brutale su suolo europeo dalla Seconda guerra mondiale, è all’ordine del giorno di tutte le cancellerie europee, Mosca compresa. Ma sui modi in cui porvi fine la bagarre continua, mentre al fronte si continua a morire.
Mentre mercoledì Zelensky ha nuovamente dichiarato che occorre applicare maggiore pressione su Mosca, Putin in mattinata ha visitato la regione di confine di Kursk, dove negli scorsi mesi le forze armate russe, con l’aiuto di contingenti nordcoreani, hanno ripreso i territori perduti espellendo i militari di Kiev. Nel Kursk Putin ha incontrato i funzionari locali ed effettuato una visita nella centrale nucleare ivi presente.
Sull’altra sponda dell’Atlantico, gli Stati Uniti si sono rifiutati di includere la frase che prometteva «ulteriore sostegno» all’Ucraina nella dichiarazione del G7 in fase di elaborazione da parte dei ministri delle Finanze in Canada. Una spiegazione del cambio di passo nella strategia americana è arrivata nella notte fra martedì e mercoledì, quando il segretario di Stato americano Marco Rubio ha riferito dell’operato dell’amministrazione Trump sul dossier ucraino in una commissione del Senato.
In quell’assise, Rubio ha difeso l’approccio dell’amministrazione, affermando che, pur mantenendo la pressione su Mosca, è essenziale promuovere il dialogo per raggiungere una soluzione negoziata al conflitto. Ha inoltre affermato che gli Stati Uniti stanno aspettando una proposta concreta da parte della Russia per porre fine alle ostilità, proposta che potrebbe arrivare questa settimana.
ITALIANI UCCISI IN UCRAINA, IL RUOLO DELL’EUROPA E LA PRODUZIONE BELLICA
Ma non è così per l’Europa. E ieri a rimarcarlo (indirettamente) è stato il Segretario generale della Nato, Mark Rutte: «Collettivamente, l’Europa in questo momento rappresenta il 10% dell’economia mondiale, ma spende il 50% della spesa mondiale in pensioni, sanità e sistemi di sicurezza sociale. Il che è fantastico, non sono contrario, è una parte meravigliosa del nostro stile di vita. Ma a cosa serve tutta questa spesa se si corre il rischio, da qui a dieci anni, di dover imparare il russo?».
Rutte è anche tornato a sottolineare l’incapacità dell’Occidente di aumentare la sua produzione di materiale bellico per sostenere più efficacemente Kiev: «I russi si stanno riorganizzando molto più rapidamente di quanto temessimo. Ora stanno producendo, in termini di munizioni, in tre mesi ciò che prima veniva prodotto in un anno da tutta la Nato», secondo il Segretario generale, oltre alla spesa militare, «è fondamentale sviluppare la base industriale della difesa e farla produrre molto, molto di più rispetto a quanto fa ora: aumentando la produzione, creando nuove linee produttive, facendo turni extra, sfruttando al massimo gli impianti. E avviare l’innovazione è davvero cruciale».
Sul fronte delle trattative, dopo la telefonata di Giorgia Meloni al Papa e la conseguente apertura del Vaticano a tenere colloqui di pace presso la Santa Sede, ieri il portavoce del Presidente russo, Dmitri Peskov, ha dichiarato che al momento Mosca non ha ricevuto nessuna proposta specifica in merito. Il portavoce ha ribadito che il Cremlino «apprezza la disponibilità e gli sforzi di tutte le parti che vogliono contribuire a una rapida soluzione» della crisi ucraina, ma niente è stato ancora deciso sulla prossima sede dei colloqui.
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