Ultima tappa del Mountain Book, la Sicilia in bici: La Casa di Toti e la missione è compiuta
- Postato il 5 luglio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Giro di Sicilia in bici, ultima tappa. Dopo una breve incursione in territorio siracusano, lascio il conforto del mare e mi inoltro nella campagna fino al rientro nella mia provincia. È nella campagna modicana che le mie pedalate diventano più sicure, sono strade che conosco di più e l’aria di casa mi dà sensazioni forti. L’ultima sosta prevista è nel b&b etico “La Casa di Toti”, dove ospitalità e inclusione convivono. Sono arrivato molto presto ma mi hanno subito accolto, poi accudito, nutrito e soprattutto incluso.
Sì, loro a me: Toti, Giovanni, Michele ma anche gli altri, in una sola giornata, mi hanno fatto sentire parte di un progetto che ti ruba l’anima e non te la restituisce mai del tutto, neppure quando vai via. Giocare a ping pong per quasi due ore o provare a suonare uno strumento durante la lezione di musicoterapia. Io che non ho nessuna arte musicale mi sono lanciato perché l’obiettivo non era la sinfonia ma la sintonia. E con gli altri suonatori abbiamo tirato fuori suoni celestiali per le nostre orecchie. Stare con loro, essere loro, non è forse questa vera inclusione?
E ancora giocare a carte scoperte con le emozioni, a tavola, dove tra una portata e l’altra, preparata dai ragazzi col supporto di Leo o Carmen, si sviscerano debolezze e criticità. A coordinare il continuo dialogo Andrea, psicoterapeuta con licenza di abbracciare. Già, perché sfido chiunque a non sciogliersi dopo un abbraccio di rassicurazione, spesso reciproca. L’abbraccio è un linguaggio immediato e risolutivo, un conforto che nelle nostre giornate pratichiamo sempre meno, quasi a proteggere la nostra sfera personale con uno scudo invisibile. A difesa di cosa? Non vogliamo mostrarci fragili e vulnerabili? Di certo non abbracciamo più, nemmeno chi vogliamo bene.
La visita a Casa di Toti era il finale di viaggio migliore che potesse esserci, una grande storia nella mia stessa provincia poi. E questo accresce i meriti di chi questo progetto di b&b etico lo ha pensato e lo porta avanti con un lucido orizzonte: “Un durante Noi, un dopo di Noi”. Quando vado via sono già certo che tornerò, ed è proprio sulla strada del ritorno, dove ripercorro alcune tappe fisse delle uscite in bici con mio padre, che le emozioni si mischiano in maniera vorticosa. Passo da Arizza, il giro di boa classico per tornare a casa, la fontanella dell’acqua a Donnalucata, oasi di refrigerio al termine delle uscite più lunghe, il rettilineo prima di entrare a Marina di Ragusa dove ogni tanto improvvisavamo delle volate familiari (in tutta sicurezza). E poi Punta Secca dove, se ci si fermava al bar, per mio papà, immancabile era il tè con un po’ di granita.
Non posso negare di aver pianto in alcuni di questi tratti, ma vuol dire che il solco del ricordo è ancora ben tracciato davanti ai miei occhi e direttamente collegato al cuore. Testa e cuore, questi i motori che mi hanno portato a completare questo viaggio, più delle gambe o dei polmoni, la mia non era un’impresa sportiva, la bici è stata compagna di viaggio e mero mezzo di trasporto. Un vero privilegio potersi spostare così. Anche questa modalità, del muoversi lentamente e con le nostre forze, è poco adusa oggi in un’epoca che ci spinge a ritmi velocissimi: verso cosa? Non siamo più padroni del nostro tempo, è queste tre settimane in sella mi hanno fatto capire proprio questo, ogni tanto occorre frenare, mettere il piede a terra e fermarsi a guardare, ascoltare, odorare. Un bel paesaggio, un carrubo secolare, un monumento, lo scorrere di un fiume, il bottino di un pescatore, un’alba o un tramonto.
Le istantanee che saranno nella mia testa per sempre sono troppe, l’ultima che racconterò sarà quella della donazione della bici, il gesto che chiude il cerchio nella maniera più giusta. Da questo viaggio ho solo ricevuto e il mio piccolo gesto (concordato con l’azienda costruttrice) mi permette di restituire qualcosa per poi guardare in cielo e scorgere il sorriso complice di chi, questa volta, è fiero di me.
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