Un Grand Tour nel Settecento fiorentino in mostra agli Uffizi. Parola al direttore

  • Postato il 6 settembre 2025
  • Arti Visive
  • Di Artribune
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Museologo colto e determinato, Simone Verde dirige dal gennaio 2024 le Gallerie degli Uffizi a Firenze, arrivandoci dopo aver restituito splendore e coerenza al Complesso della Pilotta di Parma. Romano, classe 1975, ha lavorato tra Louvre Abu Dhabi, Riyad e Parigi. Lo abbiamo incontrato per parlare della Firenze e l’Europa. Arti del Settecento agli Uffizi, mostra da lui curata insieme alla responsabile della Pittura del Settecento, Alessandra Griffo.

Intervista a Simone Verde, direttore delle Gallerie degli Uffizi

Perché una mostra sul Settecento?
Stiamo lavorando molto sulla storia delle collezioni. A causa dei lavori ai nuovi Uffizi, una parte importante, Seicento e Settecento, non è visibile. Il Seicento è rappresentato da un piccolo florilegio caravaggesco; il Settecento, invece, non era proprio esposto. Così questa mostra diventa anche un modo per rendere accessibili opere normalmente non visibili.

E i lavori quando finiranno?
Potrebbero concludersi fra tre anni, riapriremo l’ala di Levante, una quindicina di sale fondamentali. Le opere del Sei e Settecento saranno riallestite lì, con coerenza e completezza.

Gli Uffizi come museo moderno nascono grazie alla donazione dell’ultima Medici, Maria Luisa de’ Medici che nel 1737 cede le opere “per ornamento dello Stato”. Perché lo fa?
Siamo nel secolo dei Lumi: le famiglie regnanti sentono il dovere di restituire i beni allo Stato, anche se appartengono ancora alla casata. In altre corti italiane, come quella di Modena, le collezioni furono disperse e Maria Luisa evita questo destino. Forse, sperava anche che il ducato potesse tornare ai Medici: così lega la memoria della famiglia alla Toscana per sempre.

E i Lorena, che le subentrano?
Loro non fanno grandi acquisizioni, trovano un ducato indebitato, ma cambiano l’idea stessa di sovranità: si passa dalla propaganda artistica al miglioramento della vita dei cittadini con nuove infrastrutture, riforme, sanità e alimentazione. È una stagione illuminista. A Parma, ad esempio, si introducono patate e pomodori per combattere la fame dei ceti poveri. Anche a Firenze si punta sulla scienza, l’igiene e la prevenzione.

I Medici guardano al Rinascimento, i Lorena alla scienza?

Non è così netto. Cosimo III, ad esempio, guarda a Roma e stringe rapporti con lo Stato della Chiesa per legittimarsi. Le due sale dedicate ai Medici raccontano proprio questo legame. Abbiamo creato una piccola ‘Cappella Medicea’ per evocarlo.

Come definisce questo rapporto?
Un rapporto stretto, come dimostra la fondazione a Roma dell’Accademia dei Fiorentini per le arti, il cui magistero è garantito da Ercole Ferrata e Ciro Ferri, allievo e braccio destro di Pietro da Cortona e decoratore degli appartamenti della Galleria Palatina. Importante anche il ruolo di Carlo Maratta, che a partire dai grandi concetti dell’estetica barocca del Seicento crea lo stile ufficiale della Chiesa, che gli artisti fiorentini riprendono. In questa ricostruzione si trova anche un dipinto del Gabbiani, figura centrale della pittura fiorentina del primo Settecento, che illustra l’esito di questo rapporto emulativo.

Firenze e l’Europa. Arti del Settecento agli Uffizi, installation view at Gallerie degli Uffizi, Firenze, 2025 © Gallerie degli Uffizi
Firenze e l’Europa. Arti del Settecento agli Uffizi, installation view at Gallerie degli Uffizi, Firenze, 2025 © Gallerie degli Uffizi

Nella seconda sala si vedono anche i rapporti con l’Europa.
Sì, con le Fiandre e con il mondo germanico, da cui proviene lo stipo dell’Elettore Palatino scolpito da Giovan Battista Foggini, artista di corte dei Medici. Notevole anche il ritratto di Gian Gastone de’ Medici realizzato da Franz Ferdinand Richter, artista polacco singolare che rielabora, tre decenni dopo, l’estetica del celebre ritratto che Hyacinthe Rigaud aveva eseguito per Luigi XIV.

Nella pittura del Settecento si leggono le scoperte scientifiche?

Sì, basta pensare all’evoluzione del vedutismo, legata agli sviluppi della camera ottica. Argan lo vide come premessa dell’Illuminismo. 
Una restituzione di tipo scientifico, basata sulla sovrapposizione di più competenze prospettiche: quella lineare, atmosferica e l’attenzione minuziosa al dettaglio, grazie alla camera ottica.

Nella mostra emerge un Settecento moderno.
Si sviluppa la borghesia, nasce un’aristocrazia più libera. Il Settecento è anche il secolo del Rococò, che guarda alle arti ispirandosi alla natura e non più al classico. È una modernità che chiude il dibattito seicentesco tra antichi e moderni.

Nicola Davide Angerame

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Autore
Artribune

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