Un Paese al vertice per emissioni di Co2 e un altro in mano alle bande criminali: le storie di Curaçao e Haiti, le due sorprese ai Mondiali
- Postato il 19 novembre 2025
- Calcio
- Di Il Fatto Quotidiano
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Un’isola di 160mila abitanti e un paese dominato dal 2024 da bande criminali, dopo l’evasione di massa dalle carceri della capitale Port-au-Prince, sono le ultime sorprese del mondiale 2026 (Usa-Canada-Messico). Hanno ottenuto il pass grazie, rispettivamente, allo 0-0 in casa della Giamaica e al 2-0 sul Nicaragua. La terza nazionale vincitrice dei gironi finali del Nord-Centroamerica è Panama, già presente a Russia 2018: decisivo il 3-0 rifilato a El Salvador.
Curaçao è la sorpresa delle sorprese. La sua popolazione è inferiore a quella del primo municipio di Roma (164mila). Prodotto dello scioglimento delle Antille Olandesi (2010), è un’entità autonoma all’interno dei Paesi Bassi. Il governo di Amsterdam ha la responsabilità della difesa, della politica estera e del controllo delle finanze, ma i rapporti non sono sempre idilliaci: quando nel luglio 2017 il premier di Curaçao chiese un aiuto per migliorare la situazione economica, l’Olanda rispose di aver fornito in passato assistenza nelle trattative per la raffinazione del greggio con Venezuela, distante appena 6 km. Il petrolio è ricchezza, ma anche inquinamento: Curaçao è uno dei paesi in testa nel mondo nella classifica delle emissioni di CO2. Colonizzata prima dagli spagnoli e poi passata sotto il dominio dell’Olanda (1634), l’isola ha assorbito in profondità la cultura dei Paesi Bassi. Gli sport più praticati sono calcio e baseball. La qualificazione al mondiale è avvenuta nel segno di un vecchio pirata del football: Dick Advocaat, 78 anni, il Piccolo Generale. Curaçao è l’ottava nazionale guidata in una lunga carriera iniziata nel 1981 e ispirata dalla figura del santone Rinus Michels.
Advocaat non era presente in panchina per ragioni personali nello 0-0 strappato in casa della Giamaica. Un pareggio rocambolesco, in un’autentica sfida spareggio: in caso di successo, i Reggae Boys avrebbero infatti scavalcato i rivali e sarebbero approdati al mondiale. Al 94’, il sorpasso sembrava cosa fatta. L’arbitro Barton ha concesso un rigore ai giamaicani, ma il VAR ha sconfessato la decisione del fischietto salvadoregno e Curaçao ha spiccato il volo verso il mondiale. Un trionfo meritato: sette vittorie in dieci gare di qualificazione. Advocaat è diventato ct di Curaçao solo al termine di una controversia sui pagamenti tra giocatori e federazione. La maggior parte dei nazionali sono nati in Olanda. In squadra c’è anche una discreta rappresentanza impegnata nel calcio britannico: il difensore Brenet (Livingston), il centrocampista Martha (Rotherham), l’attaccante Hansen (Middlesbrough) e il centrocampista Chong, ex Manchester United (Sheffield Utd). Nella rosa, c’è un ex Juventus Next Gen (59 presenze e 2 reti): il centrocampista Livano Comenencia, ora allo Zurigo. Il boom di Curaçao è certificato dai numeri: nel 2015 erano al 150esimo posto nel ranking mondiale Fifa, ora sono all’82esimo. La Blue Wave, l’onda blu, ha travolto l’isola dopo la qualificazione: nella capitale Willemstad i festeggiamenti si sono protratti fino all’alba.
Haiti è alla seconda partecipazione al mondiale, dopo l’avventura tedesca del 1974, in cui spaventò l’Italia nella prima partita, passando in vantaggio con il velocissimo Emmanuel Sanon, che al 46’ bruciò nello scatto Spinosi e dribblò Zoff, prima di infilare il pallone in porta. Gli azzurri rimontarono e vinsero 3-1, ma la sofferenza di quel pomeriggio, passato alla storia anche per il “vaff…” in mondovisione rivolto al ct Ferruccio Valcareggi da Giorgio Chinaglia dopo la sostituzione, annunciò la disfatta della nostra nazionale, eliminata dopo l’1-1 con l’Argentina e il ko contro la Polonia. Anche Haiti, battuto 7-0 dalla Polonia e 4-1 dall’Argentina, tornò subito a casa. Sanon, a segno pure contro gli argentini, fu l’eroe tragico di quella squadra. Giocò in Europa, con i belgi del Beerschot (1974-1980) e chiuse la carriera negli Stati Uniti. Si ritirò a 31 anni, miglior bomber di Haiti con 47 gol, dopo un grave infortunio al ginocchio. Scrisse libri, fece l’allenatore, divenne cittadino onorario di Miami e nel 2008 morì, a 56 anni, a causa di un cancro al pancreas.
L’attuale nazionale è guidata dal francese Sebastien Migné, 52 anni, costretto a lavorare in condizioni estremamente precarie. Non ha mai potuto mettere piede a Haiti da quando è stato nominato, 18 mesi fa, perché la guerra tra bande che sta devastando il paese, sprofondato in una carestia che ha affamato i dodici milioni di abitanti, costringe la squadra a giocare a 800 chilometri di distanza, proprio a Curaçao. “Di solito vivo nei paesi in cui lavoro, ma a Haiti non posso. È troppo pericoloso e non ci sono più voli internazionali che atterrano nel paese. Ho gestito la squadra da remoto”, ha dichiarato Migné a France Football. La nazionale è composta interamente da elementi provenienti dall’estero, tra i quali spicca il centrocampista francese del Wolverhampton Bellegarde. Nella rosa c’è anche un “italiano”: il centrocampista Christopher Attys, classe 2001, nato in Francia, un passaggio nelle giovanili dell’Inter (2018-2020), 3 presenze in Serie B con il Feralpisalò, ora alla Triestina in C.
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