UNICAL VOICE – I dialetti degli studenti: la Calabria si incontra all’Unical
- Postato il 12 settembre 2025
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Il Quotidiano del Sud
UNICAL VOICE – I dialetti degli studenti: la Calabria si incontra all’Unical
Nei bar del campus, nelle aule e nei gruppi di studio, i dialetti e le lingue minoritarie diventano protagonisti e trovano spazio all’Unical.
“Cahè”, “cafè”; “cuddruriaddru”, “culluriellu”, “crispella”, “grispella”; “picciriddru”, “criaturǝ”, “figghiolu”. Sono solo alcune delle parole in dialetto che si sentono nei corridoi e nei parchi dell’Università della Calabria. Pronunciate con mille sfumature linguistiche e fonetiche diverse a seconda del paesino calabrese d’origine di chi le dice.
All’Unical, dove migliaia di studenti arrivano da ogni angolo della regione, le differenze linguistiche non si nascondono: si vivono, si ascoltano, si condividono. Nel campus si incontrano voci da Lamezia Terme, dove “muticatti” sostituisce il più comune “sbrigati”. Quelle di Corigliano-Rossano, dove “rivacher” si riferisce al verbo “svuotare”. Nel cosentino “scialare” vuol dire godersi la vita e la frase “va coja riganu ara scisa i Paola” è un modo per far capire a qualcuno che ci siamo arrabbiati e non vogliamo vederlo. Nel catanzarese, “mi sentu ‘mpazzutu” è un modo colorito ed euforico per dire che si è innamorati. A Davoli “a mala vanda ti nesciru i capìdi” è un modo simpatico per dire che hai preso una brutta piega. Nel reggino, invece, si sente spesso “mi suddiu” per indicare che non ci va di fare qualcosa, e “è ura u va u ti curchi” per dire che è ora di andarsene.
Nei bar del campus, nelle aule e nei gruppi di studio – tra una pronuncia calabrese settentrionale, caratterizzata dalla marcatura delle “d” e delle “l”, e una meridionale, con “t” e “p” prepotenti – il dialetto e le lingue minoritarie diventano protagonisti.
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I DIALETTI E LE LINGUE MINORITARIE TROVANO SPAZIO ALL’UNICAL
Non è raro, durante le pause, sentire battute sulle pronunce o dibattiti sugli usi locali di alcuni termini. «A volte ci si prende in giro tra amici, ma è anche un modo per imparare qualcosa di nuovo sulla Calabria e sulle sue tante sfumature», racconta Martina, studentessa cosentina. «Certo, c’è sempre il rischio di scivolare nel campanilismo. Il confine tra scherzo e discriminazione è sottile, ma noi meridionali sappiamo bene cosa significa essere giudicati per il nostro accento. E sappiamo anche quando fermarci, il più delle volte», aggiunge con consapevolezza Alessandro, da Serra San Bruno.
E proprio in questo contesto di scambio, anche le lingue minoritarie trovano spazio e voce. A Bova, uno dei centri della comunità grecanica, si può sentire “kaliméra” al posto del buongiorno, e “chara” per dire gioia. Gli studenti di origine arbëreshë, provenienti da paesi come Acquaformosa o Frascineto, portano con sé parole come “bukur” (bello), “zemër” (cuore), e “faleminderit” (grazie). E poi c’è l’occitano, una lingua particolare che deriva dal francese portata dai piemontesi e parlata nella comunità di Guardia Piemontese, dove si può sentire “bon jorn” per salutare, o “plaser” per esprimere piacere.
Accenti che resistono, termini che si tramandano, e che all’università trovano nuovi spazi di espressione. Il dialetto, dunque, non è solo un legame con le proprie radici: è uno strumento di socialità, un mezzo per scoprire l’altro. Confrontarsi sulle parole significa raccontarsi, condividere territori e tradizioni, costruire ponti tra identità diverse anche all’interno della stessa regione.
All’Unical, ogni conversazione diventa un piccolo viaggio attraverso la Calabria, dove le lingue locali non si nascondono, ma anzi si mescolano e colorano la quotidianità. In questo laboratorio vivente di linguaggi e culture, il dialetto non divide: unisce in un luogo che si trasforma così in uno spazio dove la diversità linguistica è non solo accettata, ma celebrata. E nonostante queste differenze, in ogni caso, pur parlando ognuno il proprio dialetto, tra i corridoi dell’Unical ci si comprende sempre comunque.
Il Quotidiano del Sud.
UNICAL VOICE – I dialetti degli studenti: la Calabria si incontra all’Unical