UNICAL VOICE – Siamo davvero solo corpo? Bodyshaming, challenge e casi digitali
- Postato il 8 agosto 2025
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Il Quotidiano del Sud
UNICAL VOICE – Siamo davvero solo corpo? Bodyshaming, challenge e casi digitali
Resoconto sull’evoluzione del fenomeno del bodyshaming: dalle challenge social fino a casi digitali come quelli di Selena Gomez e Ariana Grande
Immagina: sguardi perforanti pronti a scrutare ogni minimo dettaglio, giudizi bisbigliati all’orecchio, seguiti da una mano che tenta invano di celare il peso delle parole, il ghigno che appare sul volto della persona accanto, e improvvisamente capisci di essere tu il punto in cui si concentrano i riflettori. La sensazione di disagio ti sovrasta, non trovi occhi amici nel pubblico, né vie di fuga. Sei sol* e vorresti capire cosa non va. Eppure capita che, in un mondo in cui l’apparire e i canoni estetici sono i capi reggenti della società, non sia un’azione a renderti bersaglio, ma ciò che sei, il tuo aspetto.
La bellezza ideale non ha mai conosciuto staticità. Basti pensare al secolo scorso: dagli anni ’30, ‘40 e ‘50, con l’esaltazione della formosità del corpo femminile, si passa alla preferenza per la figura dell’“heroine chic” tipica degli anni ‘90 e caratterizzata da estrema magrezza. Mentre all’uomo si richiede un fisico atletico e muscoloso, con attenzione all’altezza (più è alto, più viene ritenuto virile).
Ciononostante, col passare dei decenni, la sua evoluzione incontra presto il fenomeno emergente chiamato internet, e la creazione dei social network tramite i quali la sua diffusione a livello globale risulta facile. La visibilità e l’accettazione vengono costruiti su “mi piace” e commenti di apprezzamento rilasciati sotto i post di Instagram o Facebook. Chi non rientra nei canoni estetici, comunemente accettati, diviene spesso vittima del suddetto bodyshaming. Il termine è formato dall’unione dalle parole “body”, corpo, e “shaming” derivante dal verbo “to shame”, ossia “avere vergogna di”. L’intento è quindi quello di condurre l’individuo ad avere sdegno nei confronti della sua stessa immagine tramite umiliazione, denigrazione e/o offese.
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SUMMER CHALLENGE: PERDERE PESO PER ESSERE UNA “HOT GIRL”
Nascono così le summer challenge, sfide per perdere peso entro l’inizio dell’estate, per avere un fisico da “prova costume”. A queste vengono spesso abbinate communities ricche di piccoli trucchi atti a velocizzare il risultato desiderato.
Nel 2021 appare l’hashtag “hot girl summer challenge”: una competizione ideata da donne per donne, nata sulla piattaforma di Tiktok e incentrata sull’assegnazione di punti in base all’intraprendenza sessuale. Un esempio: perdi punti se ti innamori (-15), se vieni rifiutata (-8) o se rimani incinta (-50) e ne acquisisci in base al ragazzo o se sei ubriaca (+10) e se fumi una canna (+5). Le critiche sembrano fermare l’avanzata del trend ma tutto viene smentito l’anno successivo, con la creazione della “boiler summer cup”.
Riconosciuta come la variante della hot girl summer challenge, è una sfida rivolta al pubblico maschile che prevede la vincita di un ingresso gratuito in un locale a scelta. Come conquistare il podio? La challenge richiede di “rimorchiare” ragazze formose (chiamate “boiler” dall’inglese, con il riferimento allo scaldabagno o alla caldaia). Più il peso sale, più si scala la classifica: 1 punto per 80/90 kili, si arriva a 5 per chi supera i 110 kili. In pochi giorni è virale e così anche la tempesta digitale di diversi utenti che reclamano la rimozione di ogni video promotore. Ma se il fenomeno conosce un arresto, le vittime no.
Ad attirare l’attenzione è la canzone “Big and Chunky” di Will.i.am usata nel film Madagascar: Escape 2 Africa che viene riscoperta dal pubblico con l’intento di esaltare, come suggerisce il testo, il fisico curvy delle donne. La polemica scatta quando ad usufruire dei contenuti sono ragazze che non rientrano nelle caratteristiche del trend, questo si trasforma in luogo di scontro tra individui dello stesso sesso. Lo scenario sbalordisce, ma non è questo il primo episodio.
CASI DIGITALI: IL BODYSHAMING E LE POP STAR
Selena Gomez, attrice e cantante statunitense, volto tanto amato dal pubblico eppure preso di mira a seguito del cambiamento del suo corpo. La pop star aveva dichiarato nel 2015 di essere affetta da una malattia rara, il lupus, e di essersi sottoposta ad un trapianto di rene. Torna ad aprirsi sui suoi problemi di salute a seguito della valanga di commenti negativi, anche dal pubblico femminile, riguardanti il suo aumento di peso:
«Questa cosa mi fa stare male. Ho il SIBO nel mio intestino, che si infiamma. Non mi interessa di non essere uno stecchino. Non ho quel tipo di corpo. Fine della storia. No, non sono una vittima. Sono solo umana».
Aggiunge poi nella sua intervista a Vanity Fair:
«Vorrei dire a tutti coloro che vengono criticati per il loro aspetto, anche quando nessuno sa quale sia la loro vera storia, sappiate che siete bellissimi, meravigliosi. Sì, ci sono giorni in cui ci vediamo orribili ma preferisco essere sana e prendermi cura di me. Non sono una modella e mai lo sarò».
Ad esporsi è anche Ariana Grande, celebre per la sua carriera musicale e di attrice, che vede dal 2024 la sua community dimostrare preoccupazione per il suo veloce dimagrimento, finendo per essere perseguitata dalle domande “ma è malata?”, “cosa le è successo?”, “mi manca la vecchia lei”. Sarà la stessa a rassicurare i fan e ad invitarli a riflettere sul modo e sul peso delle parole usate per descrivere i corpi altrui, perché non si può mai essere a conoscenza del passato alle spalle di quella persona.
È proprio questo il problema: non si pensa prima di agire. O è solo la via più facile, perché comporterebbe il focalizzarsi su un essere diverso da sé. In una società dove è semplice puntare il dito, probabilmente si ha paura di essere quelli puntati, eppure non è mai una giustificazione. Le parole spesso sono lame, tormento e in altri casi, mostri che possono fare più male di quanto si crede. Forse, non è giusto chiedersi il perché, ma il “siamo davvero solo corpo?”.
Il Quotidiano del Sud.
UNICAL VOICE – Siamo davvero solo corpo? Bodyshaming, challenge e casi digitali