Uno choc i dazi Usa: tagliate le stime sulla crescita globale

  • Postato il 3 maggio 2025
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Uno choc i dazi Usa: tagliate le stime sulla crescita globale

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La guerra commerciale di Trump e i dazi Usa minacciano l’economia del Pianeta: tagliate le stime sulla crescita globale. L’effetto: crisi e disoccupazione


Come era prevedibile, la guerra commerciale avviata da Trump rischia di avere un effetto a catena su tutta l’economia del Pianeta. Un vero e proprio choc che, dal fronte dei dazi, si estenderà inevitabilmente anche all’economia reale, portando il suo carico di crisi e disoccupazione. A far suonare il campanello di allarme è stata ieri l’autorevole agenzia di rating Standard & Poor’s che, in un report, parla senza mezzi termini di uno “choc di sistema”, avanzando anche le sue prime stime sugli effetti che l’offensiva a colpi di dazi potrebbe avere sull’economia mondiale. E, paradossalmente, il prezzo maggiori sarebbe proprio sulla crescita americana.

Secondo gli esperti di S&P, infatti, l’effetto combinato tra le nuove tariffe annunciate dalla Casa Bianca (ma per ora, congelate), le probabili ritorsioni dei partner commerciali, le concessioni in corso e l’instabilità che tutto ciò sta generando sui mercati, porterà ad un calo della crescita. I rischi per lo scenario di base restano «fortemente orientati al ribasso», si legge nel rapporto. Il Pil globale viene così limato al 2,7% per il 2025 (-0,3 punti) e al 2,6% per il 2026 (-0,4). Negli Stati Uniti il rallentamento è addirittura più marcato: 1,5% nel 2025 (-0,5) e 1,7% nel 2026. Anche se, per ora, dalla Casa Bianca arrivano segnali di ottimismo. Supportati, ieri, anche dai dati sul lavoro.

È vero che le assunzioni negli Stati Uniti sono rallentate meno del previsto ad aprile, ma il tasso di disoccupazione è rimasto invariato. Secondo i dati pubblicati dal Dipartimento del Lavoro, l’economia Usa ha creato 177.000 posti di lavoro il mese scorso, in leggero calo rispetto ai 185.000 rivisti di marzo, ma ben al di sopra delle aspettative di mercato di 130.000. Insomma, almeno su questo fronte, l’effetto dei dazi non si è fatto ancora sentire. E, poco dopo la pubblicazione dei dati, Trump ha utilizzato il suo account Truth per tornare alla carica: «Non c’è nessuna inflazione, la Fed dovrebbe tagliare i tassi!».

Ma al di là degli annunci, il rischio di un rallentamento della crescita globale esiste eccome. E, sempre secondo gli analisti di S&P, coinvolgerà anche l’Eurozona, che si ferma allo 0,8% nel 2025 (-0,1) e all’1,2% nel 2026. L’Italia limita i danni con un taglio contenuto di 0,1 punti per il 2025, riducendo la crescita attesa allo 0,5%. Salirà allo 0,8% nel 2026 e allo 0,9% nel 2027.
E, paradossalmente, almeno per ora, il nostro Paese sta resistendo meglio degli altri alla svolta protezionistica degli Stati Uniti. L’export italiano extra Ue, a marzo è salito del 2,9% sul mese e del 7,5% sull’anno. E tutto grazie alle vendite ad “elevato impatto” di mezzi di navigazione marittima verso gli Stati Uniti. Al netto di queste, in realtà, ci sarebbe stata una flessione congiunturale pari a -1,6%.

Le analisi dell’agenzia di rating hanno trovato un riscontro anche a Francoforte dove, nel suo bollettino di aprile, la Banca Centrale Europea non ha mancato di far notare come le prospettive economiche siano «offuscate da eccezionale incertezza» che «comporta notevoli rischi al ribasso».
Le imprese esportatrici – spiegano gli esperti dell’istituto – si trovano ad affrontare nuove barriere, crescono le tensioni nei mercati finanziari, che hanno subito “la più drastica ridefinizione” dalla pandemia e anche i consumatori iniziano a mostrare segni di cautela.

Per ora, comunque, l’economia tiene e non c’è il rischio di una recessione. Nel primo trimestre 2025 il Pil dell’area euro è cresciuto, ma le stime per il secondo trimestre si fanno più preoccupanti. Gli indici Pmi, che rilevano le aspettative delle imprese, a marzo sono in calo, seppur ancora sopra la media di lungo periodo. E nel manifatturiero, l’indice dei nuovi ordinativi resta sotto quota 50, segno di un settore ancora in contrazione. “Molto incerte”, secondo la Bce, anche le prospettive dell’inflazione, che dai dazi potrebbero ricevere spinte tanto al rialzo (se l’impennata dei prezzi fosse ad ampio spettro) quanto al ribasso (se i prezzi elevati abbattessero i consumi). Nel frattempo, però, ad aprile l’inflazione resta stabile al 2,2% nell’Eurozona e al 2,1% in Italia.
Lo shock dei dazi, insomma, inizia a farsi sentire, ma gli effetti pieni sull’economia reale restano ancora da misurare.

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