Veneto, persone con disabilità costrette a pagarsi la batteria delle carrozzine elettriche: “Isolati e discriminati”
- Postato il 9 giugno 2025
- Diritti
- Di Il Fatto Quotidiano
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“La Regione Veneto costringe le persone con disabilità motoria a pagare la batteria della propria carrozzina elettronica quando si rompe o necessita di riparazione”, denuncia a ilfattoquotidiano.it Luca Faccio attivista e blogger che abita a Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza. “È un atto di ingiustizia che colpisce donne e uomini in condizione di fragilità. Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ne è al corrente e anche l’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin, ma non si muove nulla”, aggiunge Faccio, “scriverò anche al presidente della Repubblica per segnalare questa grave discriminazione che non rispetta quanto prevede il Nomenclatore Tariffario nazionale”.
Contattati da ilfattoquotidiano.it Regione Veneto e l’assessore alla Sanità non hanno rilasciato commenti. “Il costo della batteria che mi occorre è superiore rispetto all’importo della pensione di invalidità che ricevo. Si parla tanto di inclusione sociale”, aggiunge Faccio, “si sottolinea che è importante relazionarsi con gli altri e uscire, ma se la batteria non tiene o si rompe, rischio di rimanere a piedi o sbaglio?”. Con tutto quello che ne consegue a livello di isolamento e libertà di movimento, prevista peraltro dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, recepita dall’Italia nel 2009 con una legge dello Stato. Come riporta HandyLex, portale web specializzato su norme e diritti delle persone con disabilità, secondo le normative nazionali vigenti previste dal Nomenclatore Tariffario, la sostituzione della batteria è a carico dell’Asl di pertinenza che ha erogato il prodotto, a meno che questo non sia ancora coperto da garanzia, nel qual caso la sostituzione è di competenza del fornitore dell’ausilio per la persona con disabilità motoria avente diritto. “In ogni caso l’utente non deve pagare di tasca sua per un dispositivo essenziale per la propria qualità di vita, mi chiedono di pagare per potermi muovere e questo lo trovo assurdo”, sottolinea Faccio. Va inoltre evidenziato, scrive HandyLex – un progetto che offre analisi e approfondimenti sul mondo della disabilità da parte della Federazione italiana per i diritti delle persone con disabilità e famiglie (Fish) – , che la sostituzione della batteria rimane in carico all’Asl anche nell’ipotesi in cui la carrozzina sia stata erogata in regime di riconducibilità. La riconducibilità è uno strumento che si utilizza per prescrivere ausili per persone con disabilità non contemplati negli elenchi del Nomenclatore.
Stando alle disposizioni nazionali sul tema non solo il cambio di batterie inutilizzabili ma anche le riparazioni sono a carico dell’Asl, e invece dal primo gennaio in Veneto non è più così. A confermare la denuncia dell’attivista Faccio c’è anche Erika Monti, 49enne che vive a Venezia, con Atrofia muscolare spinale (Sma) e che sta affrontando le stesse gravi problematiche. “Le cose iniziano a peggiorare vistosamente a partire dal 1 gennaio quando l’Aulss (l’ente pubblico che gestisce i servizi sanitari nel territorio del Veneto, ndr) ha cominciato a recepire quanto indicato dalla Regione che stabilisce che tutte le sostituzioni di batterie, ruote, cuscini antidecubito, motori e joystick per le carrozzine sono a carico della persona disabile” racconta Monti. Questo comporta un fortissimo disagio e aumenta i costi di spesa per donne e uomini non autosufficienti che già si trovano in situazioni economiche difficili. “Sono criticità rilevanti che colpiscono molti, ma ancora di più le persone con disabilità motoria in carrozzina come me che vivono sole ed hanno un reddito basso”, spiega Monti. “Dovrei cambiare le batterie ma costano tanto: 680 euro. Sono riuscita recentemente a pagarmi due nuove ruote, e ciascuna costava 80 euro, perché avevo il copertone rotto e mi occorrevano assolutamente”.
Monti non resta inoperosa e inizia “una battaglia contro la burocrazia e le leggi che ci penalizzano”. Da inizio anno, ha scritto diverse mail all’azienda sanitaria locale e ai vari enti con cui solitamente si interfaccia quando si tratta di dispositivi della sua carrozzina “per avere informazioni e chiedere come poter essere assistita”. A febbraio ha ricevuto una risposta dall’Ufficio Protesi Mestre che, nero su bianco, l’avvisava dei cambiamenti per quanto riguarda il pagamento di riparazioni o sostituzioni delle batterie idonee per la sua carrozzina. “Sentita la segreteria di Direzione sanitaria e il Direttore di Distretto Aulss si comunica che le riparazioni in oggetto non sono più previste dal nuovo nomenclatore (utilizzato in Veneto, ndr), entrato in vigore il 30 dicembre 2024”, è il testo del messaggio di posta elettronica ricevuto. Monti precisa a ilfattoquotidiano.it che “il Nomenclatore Tariffario è di livello nazionale con costi omogenei su tutto il territorio italiano e non è ammissibile che Regione Veneto possa intervenire in autonomia e scegliere di modificarlo a suo piacimento a danno delle persone con disabilità aventi diritto. Così penalizzano persone che già vivono condizioni di fragilità importanti”.
Monti ha continuato a chiedere aiuto alla sua azienda sanitaria locale. Dopo diversi tentativi, ha dichiarato di essere stata richiamata da una dirigente, una dottoressa dell’Aulss di Venezia che, al telefono, le ha promesso che si sarebbe fatta carico del problema evidenziato e che l’avrebbe ricontattata dopo una settimana. Ma, sostiene, nulla è successo da metà febbraio circa. “E’ sparita, lasciandomi in tutti questi mesi da sola a sbattere contro un muro di gomma, nel silenzio dell’ente pubblico responsabile della fornitura delle batterie. Ignorata da chi dovrebbe aiutarmi”, racconta amareggiata Monti. Il problema riguarda diverse altre persone che si trovano in condizioni simili. “Da quest’anno in Veneto spetta all’utente non solo il costo elevato delle sostituzioni delle batterie, ma dobbiamo pagare per acquistare o riparare anche il motore e il joystick della carrozzina, nell’eventualità saremo costretti a dover affrontare esborsi notevoli”, dice a ilfattoquotidiano.it Massimo Lazzarini marito di una donna con disabilità motoria. Monti conclude: “Se domani mi si dovesse rompere un pezzo essenziale per il funzionamento della mia carrozzina elettronica come la batteria, visto e considerato che sono monoreddito e vivo sola come lo pago? Mi risulta impossibile”.
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