Violenza di genere e giustizia, ai Luzzati la presentazione del monografico de Il Vaso di Pandora
- Postato il 24 maggio 2025
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- Di Genova24
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Genova. Nel 2023, secondo i dati ISTAT, in Italia sono stati registrati 96 femminicidi, pari all’82% degli omicidi con vittime donne. In 63 casi, gli autori erano partner o ex partner delle vittime. Numeri che, pur suscitando una forte reazione pubblica e mediatica, non sempre hanno generato un dibattito in grado di restituire la complessità dei fenomeni coinvolti, soprattutto quando entrano in gioco fattori legati alla salute mentale, alla responsabilità penale e al sistema giudiziario.
Proprio in questa prospettiva, oggi, presso lo Spazio Archeologico dei Giardini Luzzati a Genova, si è tenuta la presentazione del nuovo numero monografico della rivista Il Vaso di Pandora – Dialoghi in psichiatria e scienze umane, pubblicata da Erga Edizioni e diretta da un comitato scientifico di respiro nazionale e internazionale.
Il volume, curato da Norberto Miletto e Monica Carnovale, entrambi attivi nella REMS ligure, affronta con rigore scientifico e sensibilità umana il tema del femminicidio, proponendo una lettura che spazia tra giustizia, salute mentale, narrazione e responsabilità sociale.
La pubblicazione si apre con l’ultimo contributo teorico della compianta Grazia Zuffa, scomparsa improvvisamente: una coraggiosa riflessione sull’uso simbolico del diritto penale come risposta alla violenza di genere, che mette in discussione le categorie di punizione, soggettività femminile e cultura patriarcale. Accanto a lei, un mosaico di voci e prospettive che restituiscono la complessità di un tema ancora troppo spesso semplificato nel dibattito pubblico. Franco Corleone, Patrizia Meringolo, Marco Vaggi, Pietro Pellegrini, Emilia Rossi, Giulia Melani e Paolo Rossi esplorano le intersezioni tra cultura giuridica, psichiatria clinica e società.
In particolare, Franco Corleone, già Garante dei diritti delle persone detenute, ha proposto una riflessione sulla questione della non imputabilità nei pazienti psichiatrici, mettendo in luce le criticità del sistema attuale nel trattare situazioni in cui la sofferenza psichica entra in rapporto con il reato.
«La conclusione del saggio di Grazia Zuffa, che apre questo numero, ci riconsegna il cuore di una battaglia mai risolta: quella sull’imputabilità e sul principio di responsabilità. Smascherare la costruzione strumentale del “folle reo” – figura ambigua che il doppio binario giuridico continua a usare per separare punizione e cura – è un passaggio cruciale – ha dichiarato Franco Corleone – Non si tratta solo di riformare un sistema, ma di riconoscere che la psichiatria non può essere al servizio del controllo penale, né la giustizia ridursi a una risposta automatica fondata su perizie e paura. È una questione culturale e politica, che interroga le fondamenta dello Stato di diritto.»
L’incontro si è proposto di contribuire alla costruzione di una cultura della cura e della responsabilità, capace di superare le logiche settoriali e favorire un dialogo tra psichiatria e giustizia orientato all’inclusione, alla tutela dei diritti e alla comprensione della complessità umana.