Voto di scambio politico-mafioso in Calabria, 5 anni e 5 mesi all’ex consigliere regionale che sosteneva Occhiuto

  • Postato il 8 maggio 2025
  • Giustizia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Cinque anni e cinque mesi per voto di scambio politico-mafioso. Per l’ex consigliere regionale calabrese e avvocato Ottavio Tesoriere si è concluso con una condanna in primo grado il processo “Garbino”, nato da un’inchiesta della Dda di Catanzaro che, nel 2023, aveva portato all’arresto di 11 persone ritenute espressione delle cosche di Isola Capo Rizzuto, nel crotonese.

Quindici condanne e una assoluzione, quella dell’avvocato Vincenzo Ioppoli al quale la Procura non contestava reati di mafia. Piuttosto, assieme all’ex consigliere Tesoriere, il legale era stato accusato di abuso d’ufficio e falso. Il primo non è più reato, mentre la seconda contestazione è caduta al termine del processo celebrato con il rito abbreviato. Secondo i pm, infatti, in qualità di presidente della sottocommissione di esami della Corte di Appello di Catanzaro per l’abilitazione alla professione forense, nel 2021 Ioppoli aveva accettato di farsi consegnare un appunto dove erano indicati “gli argomenti sui quali si sarebbe incentrata la seconda prova orale della candidata” Maria Alosa, anche lei imputata nel processo. Una tesi che in aula ha retto solo parzialmente. Mentre Ioppoli è stato assolto da ogni accusa, infatti, l’avvocato Alosa è stata condannata a tre mesi di reclusione (con pena sospesa) per violazione della legge elettorale. In sostanza, in cambio dell’interessamento di Tesoriere per il suo esame, la donna avrebbe promesso il suo voto e quello “di altre persone a lei legate, in favore del candidato, che avrebbe provveduto a contattare”.

Più complessa è la questione ‘ndrangheta. Coordinata dall’ex procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e dei suoi pm Paolo Sirleo (oggi alla Dna), Domenico Guarascio (oggi procuratore di Crotone) e Paquale Mandolfino, infatti, al centro dell’inchiesta c’erano le elezioni regionali del 3 e 4 ottobre 2021 durante le quali era emersa l’ingerenza dei clan di Isola Capo Rizzuto che hanno sostenuto l’ex consigliere regionale ed ex assessore comunale di Crotone Ottavio Tesoriere. Candidato nella lista “Forza Azzurri”, che sosteneva il governatore Roberto Occhiuto, in quella tornata elettorale l’imputato Tesoriere non venne eletto nonostante i 1104 voti. Così, secondo la Dda di Catanzaro, per assicurarsi un seggio a Palazzo Campanella Tesoriere ha brigato e anche parecchio. Le intercettazioni, registrate dalla squadra mobile di Crotone, hanno fotografato il suo attivismo elettorale anche con soggetti vicini al clan Arena. “Te lo metto subito hai capito? Ma pure che non va bene glielo trovo”. “Te la trovo non ti preoccupare… O al Consorzio di bonifica o da qualche parte te lo trovo…O a Calabria verde il coso te lo trovo”. Favori, rapporti con le cosche, posti di lavoro: in campagna elettorale Tesoriere prometteva di tutto.

Basta ascoltare le sue parole pronunciate la sera del 3 ottobre 2021, il primo giorno di apertura delle urne: “E sì – dice Tesoriere – ora mi stanno mandando una marea di messaggi con le fotografie che mi hanno votato tutti…”. Tra i “tutti”, c’erano anche personaggi ritenuti legati alla ‘ndrangheta come Fabrizio Pullano, ormai deceduto. Proprio la pensione di invalidità del figlio di Pullano sarebbe stato il prezzo da pagare per i voti della “famiglia” e per quelli che dovevano essere procurati a Tesoriere – si legge nel capo di imputazione –, attraverso il ricorso “a metodica di intimidazione mafiosa, foriera di condizionamento della volontà dell’elettorato attivo, nei territori di Isola Capo Rizzuto, Papanice e Rocca di Neto, interpellando anche Domenico Megna, capo del locale di Papanice e legato anche alla ‘ndrina Rocchitana”. In sostanza, in cambio del sostegno elettorale, l’ex candidato con il centrodestra si sarebbe impegnato a far ottenere al figlio di Pullano la pensione di invalidità “intercedendo con il Ctu nominato dal Tribunale di Lamezia Terme, chiamato a decidere sul ricorso avverso il provvedimento di diniego della concessione dell’assegno assicurativo da parte dell’Inps”.

“Non è un caso – aveva scritto la Dda – che Tesoriere, candidato al consiglio regionale della Calabria, si sia rivolto ai Pullano per ottenere un appoggio elettorale sul territorio isolitano. Non è un caso perché il Tesoriere sapeva bene che la suddetta famiglia, grazie al suo peso specifico in quel contesto spaziale, era in grado di incidere sulla capacità di autodeterminazione da parte del corpo elettorale”. Le “ragioni del sostegno elettorale assicurato al Tesoriere” stanno tutte in un’intercettazione di Pullano con un altro soggetto non indagato. Un botta e risposta tra i due che, in sostanza, dimostra le aspettative che gli ambienti criminali crotonesi nutrivano da una certa politica: “Vedi che quando sei solo con lui, glielo dici: ‘Ottà…se tutto funziona che tu arrivi là… e quindi Occhiuto arriva là… i discorsi poi… ci dobbiamo capire no’… Non è che tu: tum tiritam e tiri timb e poi perché si sanno le cose poi, non è che non si sanno”. “E poi quando escono… i bandi… le cose si sanno sai”. “Eheh”. “Se sono pratiche che possiamo fare”. “A noi”. “Li facciamo e glieli diamo a lui… se sono cose che li possiamo fare”. “A noi poi… se abbiamo …lui è nelle possibilità da fare?… quello che può dare li deve fare…”. In attesa delle motivazioni della sentenza, le parole di Pullano sarebbero la prova dello scambio di voto che, in primo grado, è costato 5 anni e 5 mesi di carcere all’ex consigliere Ottavio Tesoriere.

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