Arte e musica. Intervista al producer elettronico Sven Helbig
- Postato il 25 luglio 2025
- Musica
- Di Artribune
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Sven Helbig (Eisenhüttenstadt, 1968) è un compositore e produttore musicale tedesco. Sin da piccolo si innamora della musica attraverso radio costruite da solo e l’ascolto dei vinili dei genitori. Studia da autodidatta chitarra, clarinetto, batteria e piano, tra musica classica, jazz ed elettronica. Un percorso atipico e singolare, basato sul concetto di Gesamtkunstwerk (opera d’arte totale), premiato con la pubblicazione nel 2013 dell’album di debutto Pocket Symphoniescon la rinomata etichetta Deutsche Grammophone. Noto per spaziare tra i generi in veste di produttore, compositore e arrangiatore, fonde elementi di musica classica con la sperimentazione elettronica. Attivo collaboratore con la band industrial-metal Rammstein, e con le icone del pop britannico Pet Shop Boys, per i quali ha orchestrato due spettacoli di danza, al Sadler’s Wells di Londra (2011), e alla Royal Albert Hall di Londra (2014). Tra le collaborazioni anche il cantante rapper americano Snoop Dogg agli MTV Europe Musica Awards (EMA) 2007.
Chi è Sven Helbig
Le composizioni di Helbig sono state eseguite da rinomati ensemble e orchestre in tutto il mondo, tra cui la Vienna Symphony Orchestra, la Staatskapelle Dresden, i BBC Singers, il Fauré Quartet e la London Contemporary Orchestra. L’artista si è dedicato anche alla regia, dirigendo video musicali, spettacoli teatrali ed eventi multimediali. Dal 2017 conduce il suo programma radiofonico Schöne Töne su Radio 1 di Berlino.
Le intersezioni con le arti visive per Sven Helbig
La copertina che ha creato nello stile della vanitas del XVII secolo per il suo album Skills (2022), è stata esposta in una mostra con Gerhard Richter, Tony Cragg e William Kentridge. Sempre nel 2022, è stato insignito dell’Art Award dalla città di Dresda. Nel febbraio 2025 il debutto di Requiem A, opera maestosa dedicata alla pace, per voce, coro, orchestra sinfonica ed elettronica, presso la Dresden Kreuzkirche con il Dresdener Kreuzchor, la Staatskapelle Dresden, il cantante di opera René Pape e il conduttore Martin Lehmann. L’opera ha ricevuto ottime critiche da testate come BBC, The Times, The Telegraph e Clash, e sarà presentata il 4 ottobre al Westminster City Hall di Londra.
Intervista a Sven Helbig
La tua definizione di arte.
Il mio approccio all’arte è di tipo non-paternalistico. Mi astengo da manifesti e definizioni. Per me l’arte deve rimanere un’espressione libera, creativa e profondamente personale, che sfugge alle regole e alle strutture. Alcune cose mi colpiscono in modi che non riesco a spiegare, positivamente o negativamente. Ma questo non significa che io voglia trasformarle in un principio.
La tua definizione di musica.
Ogni suono diventa musica nel momento in cui risuona all’interno di un contesto creativo.
Ti definisci un “artista”?
Mi sono sempre sentito più a mio agio nell’essere chiamato musicista. Si adatta meglio al mio background e alla mia mentalità. Dire “sono un artista” ha sempre comportato il sottotesto di “allora, potresti portare fuori la spazzatura?”.
L’opera di arte visiva che più ami.
Vorrei distinguere tra arte moderna e classica. Adoro lo Specchio grigio di Gerhard Richter. Per me è l’essenza del suo lavoro, un’opera d’arte profondamente toccante. Sono molto orgoglioso che la mia natura morta in stile vanitas, Skills, sia stata esposta accanto al suo Specchio grigio due anni fa. Ogni volta che mi trovo a Roma, mi assicuro di visitare la Galleria Borghese per ammirare il San Giovanni Battista di Caravaggio. Il gioco di luci, la texture e la profondità emotiva sono mozzafiato.

La canzone che più ami.
Da molti anni ormai, amo ascoltare la canzone Jim Cain di Bill Callahan. Il testo, la musica, il suono della registrazione e, naturalmente, la voce di Callahan mi emozionano ogni volta, in modi nuovi e inaspettati.
I tuoi progetti recenti.
Ho scritto un pezzo intitolato Requiem A. È stato pubblicato di recente e l’ultima volta l’ho eseguito con l’Orchestra Sinfonica di Vienna nella Heldenplatz di Vienna. Il prossimo concerto si terrà in ottobre alla Westminster Hall di Londra.Un giorno stavo tornando dal compleanno di mio nonno. Aveva appena compiuto 97 anni. Durante il viaggio, fui improvvisamente sopraffatto da una profonda tristezza. C’è questa frase nel pezzo che ho scritto: “Il nonno racconta storie sulla guerra”. E lui era davvero l’unica persona che nella mia infanzia e giovinezza raccontava queste storie.
Ora la guerra è tornata a far parte della conversazione quotidiana, con gli amici, in famiglia e nei discorsi politici. È terribile che noi, come esseri umani, non riusciamo a liberarci della guerra e che questa si stia avvicinando di nuovo.
Quando è caduto il Muro di Berlino, sembrava che gli ideali dell’Umanesimo e dell’Illuminismo si stessero finalmente realizzando. La guerra fredda sembrava finita. L’Europa si stava unendo e l’euro era stato introdotto. Ora tutto questo viene nuovamente messo in discussione. Ci stiamo riarmando, sprecando le nostre preziose energie per la cosa più insensata del mondo.
Un ricordo della tua vita
Mio nonno non parlava quasi mai, ma io amavo stare con lui. Mi portava sempre in gita con il suo pedalò. Prima di partire, raccoglievo piccole piume di uccelli sulla riva. Mentre lui remava, le lanciavo in aria e le guardavo posarsi delicatamente sull’acqua, allontanandosi lentamente dietro la barca. Sento che ogni momento della vita è come una di quelle piume, che si allontana lentamente. Essendo ancora un bambino, sentivo già che ogni momento non è altro che il limite esterno del passato.
Samantha Stella
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L’articolo "Arte e musica. Intervista al producer elettronico Sven Helbig" è apparso per la prima volta su Artribune®.