Dalle piazze un’ondata di sdegno contro la complicità dei governi: basta armi a Israele!

  • Postato il 8 ottobre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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L’oceanica manifestazione di sabato 4 ottobre a Roma esprime vari contenuti importanti. Innanzitutto ovviamente il sostegno all’esemplare missione delle flotille di solidarietà e il ripudio del genocidio e della guerra, la condanna del regime nazisionista di Netanyahu e dei suoi complici, compreso il governo italiano (vedi la denuncia che presenteremo nei prossimi giorni alla Corte penale internazionale). Giorgia Meloni chiede di “abbassare i toni” ma noi firmatari della denuncia le rispondiamo che deve essere lei a interrompere subito ogni fornitura di armi e cooperazione militare con Israele, dando prova di un effettivo ravvedimento.

Ma questa ondata di sdegno e di richiesta di una nuova qualità della politica che sgorga dal cuore stesso del popolo italiano è destinata a investire tutti i fragili equilibri sui quali poggiano le nostre istituzioni, parte integrante dell’Occidente in crisi irreversibile.

Quella che è in gioco è una nuova concezione del mondo e dei rapporti sociali, interni e internazionali, che metta al primo posto i diritti degli esseri umani. Concezione del mondo che rischia di essere oggi di essere spazzata via dalla barbarie assoluta del genocidio in atto del popolo palestinese e dall’olocausto nucleare che comincia a delinearsi con nettezza sempre maggiore.

Si tratta di un esito abominevole che viene spinto in modo irresponsabile e spudorato dalle classi dirigenti e dominanti dell’Occidente, e cioè un ceto politico di avventurieri sprovvisti di cultura e visione che agiscono per conto della finanza parassitaria e più in generale di un’imprenditorialità globale assolutamente priva di ideali e di scrupoli, attenta solo all’incremento dei propri profitti e al mantenimento a tutti i costi del proprio predominio sul pianeta. Come cittadini dell’Occidente siamo chiamati, in tale drammatico contesto, a svolgere un ruolo di vitale rilevanza.

In primo luogo dobbiamo superare il ceto politico inadeguato e agonizzante che continua ad arrogarsi impropriamente il diritto di rappresentarci sacrificandoci nel loro interesse sull’altare di un mondo ormai in via di definitivo esaurimento che ci chiede la borsa e anche la vita per alimentare un’illusoria e fallimentare proiezione fallimentare di potenza destinata solo a riempire le tasche dei produttori di armamenti. È questa la prospettiva delle disastrose classi dirigenti europee, ma anche del loro signore e padrone statunitense, che tenta maldestramente e in modo incoerente di accreditare una propria volontà di pace, mentre in realtà opera contro di essa, come dimostrato tra l’altro dall’aggressione in atto contro il governo del Venezuela bolivariano.

In secondo luogo occorre una rivoluzione sociale che dia potere decisionale ai cittadini comuni, siano essi lavoratori, donne, giovani e migranti.

In terzo luogo occorre un approccio di riconciliazione, dialogo e cooperazione con il resto del mondo, non solo gli Stati che rappresentano ormai da qualche tempo la spina dorsale della comunità internazionale (Cina, Russia, India, Brasile innanzitutto), ma anche la sterminata massa degli abitanti del pianeta che per oltre cinquecento anni hanno sofferto sulla propria pelle la gretta e letale dominazione del colonialismo e dell’imperialismo.

Si tratta di tre piani tra loro intrecciati e che vanno percorsi parallelamente con urgenza in modo tale da contrastare e sventare la minaccia esistenziale che incombe su di noi e sul resto dell’umanità.

Sul primo dei tre piani accennati vanno intensificati i preparativi per dar vita a un’alternativa politica che in Italia presuppone ovviamente il superamento del Pd, e di tutti i partiti e schieramenti contaminati dalla micidiale presenza di personaggi del tutto interni alla logica imperiale e riarmista. Altro che campo largo, ci vuole un campo lungo imperniato su obiettivi immediati e strategici di chiara riconoscibilità: stop al genocidio e alle spese militari, rilancio dei servizi pubblici e dei diritti e consumi popolari, controllo democratico sulle scelte relative alla gestione del territorio.

Un’occasione in questo senso è rappresentata dalla partecipazione di liste di autentica sinistra alle prossime elezioni regionali in Toscana (la lista “Toscana Rossa” capolista Antonella Bundu e tra le candidate l’avvocata Francesca Trasatti, militante del Centro di ricerca ed elaborazione per la democrazia (CRED), Campania (“Campania popolare” capolista Giuliano Granato e tra le candidate la copresidente del CRED avvocata Michela Arricale) e altrove, una cui affermazione costituirebbe un segnale importante nella direzione del necessario e urgente cambiamento di rotta che implica il rovesciamento dell’astensionismo su cui prospera la destra.

Sul secondo piano va valorizzata l’unità fra i principali sindacati raggiunta il 3 ottobre, convergendo su nuovi scioperi e mobilitazioni e vanno costruiti organismi partecipativi che partano dal no al genocidio, alla guerra e al riarmo per porre l’obiettivo di una nuova organizzazione della vita.

Sul terzo piano occorre rilanciare con forza l’obiettivo dell’isolamento totale del regime genocida israeliano e del pieno sviluppo della cooperazione con il resto del mondo a cominciare da Cina e Russia che costituiscono per molti motivi gli interlocutori naturali dell’Europa, senza subire i veti insensati di Washington e di Bruxelles.

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Il Fatto Quotidiano

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