Esplorando Palau: un meraviglioso viaggio tra mare primordiale e cultura insulare

L’accesso all’arcipelago di Palau, in Micronesia, avviene quasi esclusivamente attraverso l’aeroporto internazionale, situato sulla vasta isola di Babeldaob, che è connesso alla città di Koror (cuore pulsante, centro urbano principale e punto di partenza ideale per qualsiasi esplorazione), da un ponte che sovrasta un tratto di mare calmo, talvolta attraversato da imbarcazioni che navigano placidamente.

È in questo momento che la sua particolare configurazione geografica si svela: una complessa tessitura di isole calcaree e barriere coralline, lagune riparate, stretti passaggi d’acqua e abissi marini che precipitano nel blu profondo del Pacifico occidentale. L’impatto è eccezionale, ed approdandovi ci si rende persino conto che non mancano nemmeno cultura e storia (della serie: un vero paradiso in Terra).

L’eredità della dominazione giapponese, infatti, è visibile nell’architettura, nei reperti bellici e nell’impronta di una certa organizzazione urbana, mentre l’influenza del successivo periodo amministrativo statunitense si riflette soprattutto sulle istituzioni e le infrastrutture.

Nonostante questo, oggi Palau manifesta pienamente una propria distinta identità culturale e politica, che è evidente nelle celebrazioni rituali, nell’uso della lingua palauana tra le famiglie e in una profonda, quasi istintiva, venerazione per il suo ambiente. Vi basti pensare che il Paese ha istituito una delle aree protette marine più grandi a livello globale e che richiede a tutti i visitatori di sottoscrivere un impegno formale per la salvaguardia degli ecosistemi.

Le isole più belle di Palau

L’arcipelago di Palau conta più o meno 340 isole, ma solo alcune di queste sono abitate o accessibili senza restrizioni. Malgrado la vastità, molte delle sue terre si distinguono nettamente per fascino, interesse storico e facilità di visita. Conoscerle è perciò utile per navigare in un Paese che, seppur esteso, mette a disposizione una notevole varietà di ambienti concentrata in spazi ristretti.

Arcipelago di Palau, Micronesia
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Alcune delle isole dell’arcipelago di Palau

Rock Islands Southern Lagoon

Le affascinanti Rock Islands, patrimonio Unesco, sono un insieme di isole dalla forma tondeggiante e ricoperte da vegetazione verde e fittissima. In sostanza, rappresentano il cuore paesaggistico di Palau anche perché sono lambite da acque che sfoggiano tonalità quasi irreali. Ogni tratto di mare, infatti, cambia colore per effetto dei fondali: sabbia bianca, canyon sommersi, coralli vivi e radure di posidonia.

Peleliu

A sud dell’arcipelago si trova Peleliu che, oltre a essere famosa per una delle battaglie più dure del Pacifico durante la Seconda Guerra Mondiale, è anche un’isola dall’atmosfera particolarmente intensa: mantiene un ritmo quieto, con villaggi ordinati, resti bellici ben conservati, spiagge lunghe e un territorio che racconta la storia senza drammatizzarla.

Babeldaob

L’isola più grande si chiama Babeldaob, ma spesso è ignorata da chi pensa solo al mare. E nei fatti è un peccato, perché è la culla di villaggi tradizionali, antiche piattaforme cerimoniali in pietra, foreste fitte e punti panoramici che regalano ampie visuali sulla costa orientale.

Carp Island

Carp Island è una piccola isola privata in cui si vive e si soggiorna in maniera più rilassata. Rappresenta anche una base perfetta per chi desidera stare lontano dal traffico di barche e dai ritmi di Koror. In più, le sue preziose acque ospitano alcuni dei punti di immersione più rinomati del territorio (e non solo!)

Kayangel

Infine Kayangel, atollo remoto a nord e più difficile da raggiungere. In zona la vita procede seguendo antiche tradizioni ancora vive: pesca, raccolta del cocco e piccole coltivazioni. Le spiagge sono in condizioni quasi intatte e l’acqua ha una limpidezza che colpisce anche i più abituati ai mari tropicali.

Cosa vedere e cosa fare

Sicuramente l’esperienza a Palau ruota soprattutto attorno al mare, ma nei fatti la meraviglia dell’arcipelago non si ferma a esso. Gli ambienti cambiano da un attimo all’altro, e ciò consente di poter approfittare di un ampio ventaglio di attività da fare che sono molto diverse fra loro.

Snorkeling nelle Rock Islands

I canali che separano le isole offrono una visibilità eccellente per chi vuole praticare lo snokeling. Le pareti di corallo mescolano colori forti e forme bizzarre, mentre i piccoli pesci si muovono in gruppi compatti. Più in profondità notano graziose tartarughe, che però sembrano volutamente ignorare i visitatori. Ogni uscita è diversa dalla precedente, perché correnti, marea e luce modificano i percorsi e gli incontri.

Blue Corner e Blue Hole

Per chi pratica immersioni, Blue Corner e Blue Hole sono siti considerati un riferimento mondiale. Il primo presenta una parete che scende rapidamente, spesso popolata da squali pinna bianca, carangidi e banchi di barracuda. Blue Hole, invece, è un ingresso naturale che conduce a camere illuminate da raggi verticali.

Lago delle Meduse (Jellyfish Lake)

Situato nell’isola di Eil Malk, Jellyfish è un lago marino isolato che fa da casa a meduse endemiche che hanno perso la capacità urticante. Sì, avete letto bene: non fanno più male (o comunque in maniera molto debole), al punto che è noto in tutto il mondo per il fatto che vi si può nuotare in compagnia di questi invertebrati marini. È bene sapere, però, che l’accesso dipende dalle condizioni ecologiche del lago e dalle restrizioni ambientali in vigore.

Peleliu storico

A disposizione dei visitatori ci sono guide locali che accompagnano attraverso punti chiave legati alla battaglia del 1944: bunker, vecchie piste d’atterraggio, cannoni arrugginiti nascosti dalla vegetazione e grotte usate dai soldati giapponesi. L’isola non si limita a mostrare cimeli; trasmette un senso di stratificazione del tempo, tra memoria e vita quotidiana.

Babeldaob culturale

Qui si trovano antichi bai (case cerimoniali tradizionali), sentieri che risalgono crinali coperti da foreste tropicali, cascate e villaggi che conservano una relazione stretta con il territorio. Il Belau National Museum e l’Etpison Museum, entrambi a Koror, aiutano a contestualizzare miti, costumi, navigazione tradizionale e storia recente.

Come arrivare e come muoversi tra le isole

Palau è raggiungibile tramite l’aeroporto internazionale di Roman Tmetuchl. Prima di pianificare il viaggio, però, è importante sapere che le rotte cambiano spesso: in genere si passa per Manila, Taipei, Guam o Seul. I voli non sono quotidiani, condizione che ci fa consigliare di programmare con largo anticipo. I controlli all’ingresso sono rapidi, ma richiedono attenzione perché parte della legislazione ambientale impone restrizioni su prodotti, creme solari e materiali potenzialmente dannosi per i coralli.

Per muoversi all’interno dell’arcipelago non esiste un sistema di trasporti esteso. Le isole principali sono collegate da strade e ponti, mentre tutto il resto si raggiunge via mare. Le uscite giornaliere partono dai porti di Koror: gommoni veloci per le Rock Islands, barche più grandi per punti lontani come Kayangel o Peleliu. Le distanze non sono eccessive, ma il tempo di navigazione varia a seconda della marea e delle condizioni del mare.

Come già accennato, per visitare siti sensibili come Jellyfish Lake, alcune baie interne e zone protette, è necessario acquistare permessi specifici con validità limitata. Le guide locali conoscono perfettamente regolamenti e percorsi, quindi vi suggeriamo di appoggiarvi a operatori affidabili.

Palau richiede un approccio rispettoso: gli ecosistemi sono fragili, il meteo cambia velocemente e la geografia può disorientare. L’esperienza, però, ripaga sempre, grazie a lagune che sembrano create da un artista, foreste che avanzano fino all’acqua e villaggi che vivono secondo ritmi che altrove non ci sono più.

Autore
SiViaggia.it

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