Flotilla, cosa succede ora agli attivisti italiani fermati: il trasferimento ad Ashdod e l’ipotesi espulsione. La Farnesina: “Avranno due alternative”
- Postato il 2 ottobre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Nel tardo pomeriggio di ieri, primo ottobre, le barche della Global Sumud Flotilla in viaggio verso Gaza sono state illegalmente intercettate da Israele a circa 70 miglia dalla Striscia. Tra idranti e abbordaggi, l’operazione dell’esercito israeliano è proseguita per tutta la notte ed è ancora in corso. Gli attivisti italiani già fermati sono almeno 30: tra loro c’è anche l’inviato del Fatto Quotidiano Alessandro Mantovani, a bordo della barca Otaria. Che cosa succede ora? C’è una prima certezza: gli italiani, come gli altri membri degli equipaggi intercettati, vengono portati nel porto di Ashdod, uno dei due principali porti mercantili di Israele, che si trova circa 40 km a nord dalla Striscia di Gaza. Poi, secondo una nota della Farnesina, “potranno scegliere tra due alternative“. La prima è “accettare l’espulsione volontaria immediata“, la seconda invece prevede il rifiuto dell’espulsione, “accettando una detenzione in carcere in attesa di rimpatrio forzato”.
Il trasferimento ad Ashdod
Gli attivisti fermati dall’esercito israeliano in acque internazionali dovrebbero raggiungere il porto della città israeliana di Ashdod nel pomeriggio di oggi 2 ottobre, quando lo Yom Kippur volgerà al termine. I membri della Flotilla “stanno viaggiando sani e salvi verso Israele, dove inizieranno le procedure di espulsione verso l’Europa”, informa in un post su X il ministero degli Esteri israeliano. Una volta che gli attivisti saranno sbarcati al porto, verranno identificati e fermati. Ad attenderli ci saranno i consoli dei vari Stati, con il team legale che assiste la Flotilla. “L’ambasciata d’Italia a Tel Aviv segue il caso con la massima attenzione e ha già preparato un programma di assistenza consolare“, si legge in una nota della Farnesina. Già da domani, venerdì, potrebbero avvenire i primi rimpatri. “Entro un paio di giorni dovranno essere imbarcarti su un aereo. Credo ci sarà un volo che li accompagnerà in Europa insieme agli altri”, ha spiegato il ministro degli Esteri Antonio Tajani al Tg1.
La nota della Farnesina
Ma quale sarà la procedura che permetterà agli attivisti italiani di essere rimpatriati? La già citata nota della Farnesina spiega: “L’intero equipaggio delle navi sarà trasferito al porto di Ashdod e trattenuto in centri adibiti a tal fine. I membri della Flottilla potranno scegliere tra due alternative. La prima è accettare l’espulsione volontaria immediata, che avverrà nei tempi più rapidi possibili”, assicura il ministero degli Esteri. “La seconda è rifiutare l’espulsione immediata, accettando una detenzione in carcere in attesa di rimpatrio forzato: in questo caso, membri della Flottilla dovranno attendere il provvedimento di respingimento dell’Autorità giudiziaria, la cui pronunzia giunge generalmente dopo 48-72 ore“, viene spiegato sempre nella nota.
L’ammissione di reato
Quello che la Farnesina non chiarisce è cosa gli attivisti dovranno firmare e accettare. Secondo quanto ricostruito dal Fatto Quotidiano, tutto ruota intorno a una dichiarazione, che in sostanza è un’ammissione di aver violato i confini delle acque israeliane, seppure il diritto internazionale dica che le acque davanti Gaza non sono di Israele. I destino di attivisti, giornalisti, politici e civili potrebbe dividersi, e ciò dipende da cosa sceglieranno di fare. Se firmeranno il documento in cui ammettono di aver violato le acque israeliane potrebbero essere portati in una sorta di centro di trattenimento che si trova vicino all’aeroporto. E da lì essere rimpatriati già tra venerdì 3 e sabato 4 ottobre. Diversa potrebbe essere la situazione di chi non firmerà il documento israeliano: verranno portati in galera, seguirà poi un incontro con un giudice che potrebbe avvenire tra qualche giorno, ossia dopo le festività ebraiche dello Yom Kippur.
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