Il clima sta cambiando per colpa dell’uomo: lo dice pure l’Accademia delle Scienze Usa. L’Italia sta meglio?

  • Postato il 7 ottobre 2025
  • Ambiente
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Il recentissimo studio sul clima pubblicato dalla National Academy of Sciences, di cui ho già scritto su questo blog, non certifica solo la responsabilità dell’uomo, che continua a sfidare la Terra portando avanti l’esperimento “effetto serra”. Né il rapporto si limita ad attestare come il riscaldamento della Terra sia in atto — circa 1,3 gradi centigradi in più rispetto ai “Grandiosi 30 Anni”, quando trionfò la società del benessere (v. figura). Ma certifica, senza ombra di dubbi, che il clima sta pigramente cambiando di conserva all’incremento della CO2 equivalente nell’aria. Sfidando il negazionismo Maga, il rapporto affronta gli impatti sulla vita degli umani, che hanno messo in moto la macchina del clima senza neppure leggerne le istruzioni per l’uso.

La salute in pericolo

Il cambiamento climatico accresce tutta una serie di rischi per gli esseri umani. L’esposizione al calore estremo, all’ozono troposferico, al particolato atmosferico, agli eventi meteorologici estremi e agli allergeni presenti nell’aria influenzano l’incidenza di malattie cardiovascolari, respiratorie e non solo. Il cambiamento climatico ha aumentato l’esposizione agli inquinanti come il fumo e la polvere degli incendi, direttamente collegati a effetti negativi sulla salute. La crescente gravità di alcuni eventi estremi ha contribuito a produrre lesioni e malattie, senza contare i decessi, nelle comunità colpite degli Stati Uniti.

Sono aumentati gli impatti sulla salute legati alle malattie infettive sensibili al clima, come quelle trasportate dagli insetti e nell’acqua contaminata. Si stanno raccogliendo nuove prove sugli ulteriori impatti del cambiamento climatico sulla salute mentale, sulla nutrizione, sulla risposta immunitaria, sulla resistenza antimicrobica, sulle malattie renali e sugli esiti negativi legati alla gravidanza. Gruppi particolarmente sensibili — gli anziani, le persone con postumi, i malati cronici e i lavoratori all’aperto — sono estremamente suscettibili agli effetti sanitari associati al clima.

Molti fattori non climatici — le misure di adattamento prima di tutto — possono aiutare le persone a far fronte agli impatti dannosi del cambiamento climatico, ma non possono eliminare del tutto il rischio di alterazioni temporanee e, soprattutto, dei danni irreversibili. Senza misure di adattamento, però, il rischio si potrebbe moltiplicare in modo incontrollato.

Il benessere in bilico

La brutta faccia dei cambiamenti climatici che si manifesta nei fenomeni estremi — piene, siccità, ondate di calore — e nella variabilità di temperature e precipitazioni impatta negativamente sulle colture agricole e sull’allevamento del bestiame. Le innovazioni tecnologiche e gestionali hanno aumentato la produzione agricola, ma faticano a fare fronte alle bizze del clima. L’aumento della variabilità climatica e degli incendi sta modificando la composizione delle foreste e influenza gli ecosistemi delle praterie, mettendo a repentaglio i loro essenziali servizi ecosistemici.

Negli Stati Uniti, sia la disponibilità sia la qualità dell’acqua stanno peggiorando, in modo più o meno sensibile da zona a zona, con un calo evidente in alcune regioni. La siccità pesa sulla produzione alimentare, provocando carenze di approvvigionamento e aumenti dei prezzi al consumo. La ridotta qualità dell’acqua nei laghi e nelle acque costiere è collegata all’aumento della temperatura, alla carenza di ossigeno nelle acque più profonde, alla proliferazione di alghe nocive, con effetti negativi su pesca d’acqua dolce e marina.

L’aumento delle temperature riduce l’efficienza nella generazione e nella trasmissione di energia, mentre la domanda di energia (negli Stati Uniti ma non solo) continua a crescere. I trasporti sono sottoposti a molteplici stress a causa dei cambiamenti climatici. Le comunità delle regioni artiche devono affrontare la minaccia del disgelo del permafrost, dell’innalzamento del livello marino, dalla riduzione dei ghiacci marini. L’innalzamento del livello del mare e le condizioni meteorologiche estreme rappresentano minacce crescenti per quasi il 40 percento della popolazione statunitense che vive nelle regioni costiere.

Stiamo meglio nell’Europa del greenwashing? Sta meglio l’Italia?

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Il Fatto Quotidiano

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