Prima della Scala 2025, in scena la “Lady Mackbeth” di Šostakovič: “Un capolavoro che ha sofferto troppo”. Tutto quello che c’è da sapere su quest’opera audace censurata dal regime sovietico

  • Postato il 26 novembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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“La musica non si fa senza musicisti. La coesione fra orchestra e direttore è fondamentale”. Lo afferma il nuovo sovrintendente del Teatro alla Scala Fortunato Ortombina a margine della presentazione dell’opera inaugurale della stagione, “Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk”, di Dmitrij Šostakovič. “E’ una delle opere più importanti non solo del ‘900 ma di sempre, con una partitura particolarmente impegnativa per tutti gli artisti coinvolti che nasce da un grande lavoro d’insieme”, sottolinea. Nessun riferimento alla vicenda della nomina di Beatrice Venezi alla direzione musicale del Teatro La Fenice di Venezia, ma un chiaro e fiero sostegno a una Prima che il 7 dicembre vedrà al Piermarini coinvolti e coesi (oltre a tutti i comparti del teatro) grandi artisti della lirica, l’eccellenza del coro diretto da Alberto Malazzi e dell’orchestra della Scala. Sul podio il maestro Riccardo Chailly (alla sua ultima stagione come direttore musicale), che rivela: “Quest’opera richiede una bravura incredibile a tutti, cantanti, coro e orchestra, impegnata in passaggi di assoluta difficoltà tecnica”.

Il cast vocale è guidato da Sara Jakubiak nei panni della protagonista (Katerina L’vovna Izmajlova), con Najmiddin Mavlyanov (Sergej), Yevgeny Akimov (Zinovij Borisovič Izmailov) e Alexander Roslavets (Boris Timofeevič Izmailov). Le scene sono firmate da Zinovy Margolin, i costumi da Olga Shaishmelashvili, le luci da Alexander Sivaev. La regia è di Vasily Barkhatov, che spiega così il lungo lavoro avviato quasi due anni fa: “Abbiamo lavorato con il maestro Chailly sulla drammaturgia a lungo. La partitura richiede una collaborazione molto stretta fra regista e direzione musicale. Il compositore passa da un registro divertente e di leggerezza a una profondità tragica di continuo. È un’opera straordinaria”.

La trama? “Parla dell’aspirazione di libertà di una donna, che però ricerca e attua in maniera drammatica e violenta. Compie un delitto per la sua libertà e per la sua identità”, prosegue il regista. Il compositore, autore anche del libretto tratto dal romanzo di Nikolaj Leskov, aveva immaginato l’opera come prima parte di un trittico che avrebbe descritto la condizione della donna in diverse epoche della storia russa. La vicenda, ambientata nella campagna russa negli anni 1860 vede protagonista la giovane Katerina Izmajlova che, sposata contro la sua volontà al possidente Zinovij, è attratta dal garzone Sergej. Quando il suocero li scopre e frusta Sergej, Katerina lo avvelena con una zuppa di funghi. Al ritorno del marito, Katerina e Sergej si liberano anche di lui e si sposano, ma durante la cerimonia un servo scopre il cadavere di Zinovij nascosto e Katerina e Sergej sono condannati ai lavori forzati. Durante il viaggio Sergej preferisce a Katerina una ragazza più giovane: allora Katerina la uccide trascinandola con sé nelle acque ghiacciate del fiume.

Ciò che più conta in quest’opera, scelta come titolo inaugurale nel cinquantesimo anniversario della scomparsa del compositore, è la sua audacia sotto svariati aspetti. Tanto che all’epoca, dopo la doppia prima a Leningrado e a Mosca nel 1934, suscitò critiche spietate, non solo per la musica, ma anche per l’inedito realismo nella rappresentazione della sessualità.

Nel 1936 Stalin assiste a una sua rappresentazione e ne segue l’intervento censorio della Pravda, che parlando di ‘fracasso, stridore, cacofonia, ritmo indiavolato, musica convulsa’, segna il bando per l’opera in Russia. E la disgrazia del compositore, che dura fino agli anni di Kruščëv, quando Šostakovič accetta di curare una versione emendata del suo lavoro che va in scena a Mosca nel 1963 con il nuovo titolo “Katerina Ismailova”. Le scene di erotismo più acceso sono soppresse, il linguaggio musicale è meno abrasivo.

“Per me – spiega ancora Chailly, che sin da ragazzo era rimasto colpito dalla grandezza, dalla modernità e dal coraggioso soggetto al centro dell’opera scritta dal compositore a soli 24 anni – inaugurare con ‘Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk’ è un atto dovuto a un’opera che ha sofferto per troppi anni. Bisogna dare a questa partitura il riconoscimento che merita. E’ un capolavoro musicale del ‘900 di coraggio e convinzione”. Interviene ancora Ortombina: “L’opera censurata dal regime sovietico è anche un simbolo della storia di Milano e del suo rapporto con la letteratura russa e ancor di più del Teatro che la rappresenta a livello internazionale. Pensiamo ad Arturo Toscanini e alle opere di compositori russi da lui dirette. I rapporti fra la Russia e la Scala sono sempre stati ottimi e trascendono qualsiasi momento di crisi politica europea o globale”.

La prima diffusa

Come ogni anno, l’evento della Prima sarà preceduto nei giorni precedenti da guide all’ascolto, concerti, performance, proiezioni, mostre e rassegne, conferenze e incontri gratuiti che coinvolgono 40 luoghi tra teatri, istituzioni, luoghi della cultura, spazi cittadini e sedi non convenzionali.

Cuore dell’iniziativa sarà il 7 dicembre, giorno in cui la Prima va in scena alle ore 18 sul palcoscenico del Teatro alla Scala la Prima Diffusa, con la diretta dell’evento proiettata in oltre trenta luoghi di Milano. “Prima Diffusa è ormai uno dei progetti culturali più identitari della nostra città: un’iniziativa che porta la magia della Prima fuori dal Teatro alla Scala, rendendola davvero patrimonio di tutti. Anche quest’anno Milano si apre alla musica, all’opera e alla bellezza, trasformando spazi non convenzionali in luoghi di incontro e condivisione”, spiega l’assessore alla Cultura del Comune di Milano Tommaso Sacchi.

Raggiungerà non solo i teatri ma anche nuove istituzioni culturali come il Casva, la Casa delle Donne fino e gli istituti penitenziari e case di accoglienza coinvolgendo, per la prima volta, anche una portineria di quartiere e un centro per persone con disabilità nelle periferie, con circa 10.000 i posti disponibili nelle sedi di proiezione. Confermato anche quest’anno il grande schermo all’Ottagono della Galleria Vittorio Emanuele. Le proiezioni del 7 dicembre, con inizio alle 18 in contemporanea con il Teatro alla Scala, sono rese possibili dalla collaborazione con Teatro alla Scala e Rai, che cura le riprese e la diffusione in diretta su Rai 1 e via satellite. La Primina dei ragazzi, anteprima per agli under 30 a prezzo ridottissimo, si svolgerà il 4 dicembre.

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