Sanità vibonese, un paziente: “Se non sarò operato rischio di morire”

  • Postato il 26 novembre 2025
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Sanità vibonese, un paziente: “Se non sarò operato rischio di morire”

Sanità vibonese, l’appello di un paziente di Pizzo alle istituzioni: “Intervento chirurgico impossibile per carenza di anestesisti”


PIZZO – È un urlo straziante, carico di rabbia e disperazione, quello lanciato da Gerlando Gioffrè. Noto storico e figura di spicco della comunità di Pizzo, Gioffrè ha affidato ai social e alla stampa un video messaggio che è un pugno nello stomaco, una testimonianza cruda di come il diritto alla salute, in Calabria, possa trasformarsi in una corsa a ostacoli dove in gioco c’è la vita stessa. Affetto da una neoplasia alla vescica, Gioffrè si trova in un limbo sanitario inaccettabile per un Paese civile nel 2025: necessita di un intervento chirurgico urgente, ma il sistema non è in grado di garantirglielo.

«È mai possibile – tuona lo storico – che siamo nel 2025 e ci troviamo ancora in queste condizioni?». La sua odissea si consuma tra le corsie dell’ospedale di Tropea, dove le criticità strutturali e di organico stanno bloccando la sua operazione. Gioffrè elenca con lucidità drammatica le ragioni di questo stallo: la sala operatoria che necessita di aggiornamenti e revisioni tecniche, la mancanza cronica di anestesisti e, come se non bastasse, le dimissioni di uno dei due urologi in servizio. «Per qualche lampadina o qualche fesseria non si può fare niente», denuncia con amarezza, sottolineando come il tempo, in questi casi, sia un nemico implacabile. «Più tempo passa, più il tumore aggredisce il mio organo».

QUADRO CLINICO PEGGIORATO DA UNA RECENTE CADUTA CHE GLI HA CAUSATO LA FRATTURA DI UNA VERTEBRA

A peggiorare un quadro clinico già complesso, si è aggiunta recentemente una caduta che gli ha causato la frattura di una vertebra, costringendolo a condizioni di vita precarie e dolorose. Ma oltre al danno fisico, c’è la beffa morale e amministrativa. Gioffrè, che in passato è stato costruttore e imprenditore, lamenta anche una situazione debitoria irrisolta con l’Amministrazione locale. Nonostante tre cause vinte, afferma di non aver ricevuto le somme spettanti, sentendosi costretto a «cercare l’elemosina» dopo una vita di lavoro. Una situazione che acuisce il senso di abbandono da parte delle istituzioni locali e statali. Il suo non è solo uno sfogo personale, ma un appello diretto alle massime autorità: al Prefetto, al Governatore Roberto Occhiuto, ai vertici della sanità regionale. Gioffrè chiede risposte concrete, fatti e non parole, rifiutando di essere rimbalzato da una settimana all’altra mentre la patologia avanza.

LA RICHIESTA: SBLOCCARE IMMEDIATAMENTE LA SITUAZIONE ALL’OSPEDALE DI TROPEA

«Questa non è più Italia, questa non è sanità», ripete con la voce rotta dall’emozione ma ferma nella richiesta di dignità. Credeva nei valori del rispetto della persona umana, valori che oggi vede calpestati da una burocrazia sanitaria che sembra aver dimenticato il paziente. La richiesta è semplice quanto vitale: sbloccare immediatamente la situazione all’ospedale di Tropea. E inoltre, rendere operativa la sala chirurgica e permettere ai medici di fare il loro lavoro. «Devo risolvere il mio problema perché è questione di vita o di morte», conclude Gioffrè. Un monito che deve scuotere le coscienze di chi ha il potere decisionale. Ciò affinché la sanità calabrese smetta di essere un bollettino di disservizi e torni a garantire il diritto costituzionale alla cura. La collettività intera, attraverso la voce di Gerlando Gioffrè, attende un segnale, prima che l’irreparabile accada.

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