“Sono andata a vedere la mostra Real Bodies e ho riconosciuto il corpo di mio figlio. E’ straziante, voglio il test del Dna”. La replica del museo

  • Postato il 25 novembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Stavo guardando il corpo scuoiato e mutilato di mio figlio. Sapevo che era lui, era straziante. Le mie parole non possono descrivere come questo abbia scosso me e la mia famiglia fin nel profondo”. È la dichiarazione di Kim Erick, una 54enne texana, convinta di aver riconosciuto il corpo del figlio, Christopher Todd Erick, all’interno della controversa mostraReal Bodies” di Las Vegas. L’ossessione della donna, alimentata dal lutto e dal sospetto sulla morte del figlio, si scontra però con una realtà cronologica e fattuale che smonta punto per punto la sua accusa. Ma andiamo con ordine.

Il trauma per Kim Erick è iniziato nel novembre 2012, quando suo figlio Chris fu trovato morto nella casa della nonna per avvelenamento da cianuro. L’autopsia rilevò tossicità da cianuro, con complicazioni cardiache pregresse e il corpo venne cremato, rendendo impossibile qualsiasi confronto successivo. Sebbene l’ufficio del coroner della contea avesse classificato la causa di morte come “indeterminata” (potenzialmente suicidio), lei, che ricevette solo una collana contenente presunte ceneri, non ha mai creduto alla versione delle autorità, spingendo la polizia a riaprire l’indagine. Non avendo trovato prove sufficienti per un’incriminazione, il caso fu poi archiviato. Oggi, Kim Erick è tornata a farsi sentire, chiedendo pubblicamente il test del Dna sul corpo esposto nel museo. Le sue convinzioni sono rafforzate dal fatto che, a suo dire, le foto scattate all’epoca mostravano “segni di contenimento” sui polsi e sul corpo del figlio.

Peccato però che la mostra “Real Bodies” di Las Vegas sia permanente: ricerche intensive sui database fotografici hanno dimostrato che l’esemplare a cui la donna fa riferimento, un corpo seduto con la parte superiore del cranio rimossa, era già esposto e fotografato in pubblico nel 2006, ben sei anni prima della morte di Christopher Todd Erick, avvenuta nel 2012. Imagine Exhibitions, Inc., la società proprietaria della mostra, ha risposto in modo netto alle accuse, pur esprimendo solidarietà alla famiglia: “Estendiamo le nostre condoglianze alla famiglia, ma non c’è alcuna base fattuale per queste accuse”, ha dichiarato la società. “Lo specimen in questione è in mostra continua a Las Vegas dal 2004 e non può essere associato all’individuo nominato in queste affermazioni”. La società ha inoltre ribadito che tutti gli esemplari plastinati sono “eticamente e legalmente conformi” e provengono da corpi non reclamati donati a università mediche in Cina.

Non solo, anche la redazione di Lead Stories ha condotto un’analisi delle immagini: “La figura seduta a cui si riferisce Kim compare in una foto Getty del 22 giugno 2006, scattata durante l’inaugurazione di Bodies… The Exhibition al Tropicana di Las Vegas; ulteriori tracce dello stesso esemplare sono presenti su un sito archivio del 2014 relativo a un’esposizione ad Atlanta. Questo dimostra che il corpo era già visibile almeno sei anni prima della morte del ragazzo”.

Una parte cruciale del caso riguarda il modo in cui Kim Erick vide per la prima volta il corpo in mostra: in un post del 2025, la donna ammette che non lo vide dal vivo, ma in un video allegato a un articolo del 2018 sull’origine dei corpi plastinati pubblicato da news.com.au. Solo più tardi associò quell’immagine al figlio. Ma i fatti mostrano che quel corpo era stato plastinato almeno dieci anni prima.

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Il Fatto Quotidiano

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