The Estate, Vanessa Redgrave e Franco Nero nel film diretto dal figlio tra aristocrazia e speculazioni

  • Postato il 26 novembre 2025
  • Cinema
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Osservano la crisi finanziaria di un’aristocratica famiglia inglese facendo mezzo passo di lato, quasi sullo sfondo. Lei, Vanessa Redgrave, la anziana matriarca del gruppo; lui, Franco Nero, maggiordomo caustico che si inciampa nei tappeti smadonnando in italiano. I due divi storici del cinema mondiale, 172 anni insieme, marito e moglie, appaiono in piccoli, piccolissimi ruoli tra un coro di ottimi attori britannici in The Estate, film diretto dal loro figlio Carlo Gabriel Nero e presentato Fuori Concorso al Torino Film Festival 2025.

Un curioso tentativo di raccontare in maniera efficacemente teatrale l’eterna bolla speculativa della finanza immobiliare, in un contesto come quello inglese dove l’aristocrazia terriera, ancora parte integrante della gerarchia sociale del paese dopo secoli di torti imposti a fasce sociali più deboli, viene a sua volta fregata dagli speculatori del rischio finanziario, gente spregiudicata che muove denaro altrui senza possederne alcuno e inventando valori gonfiati come favole per allocchi.

“Volevo affrontare da tempo i problemi socio-economici contemporanei. Grazie alla lettura di The Traumatized Society, un libro dell’economista Fred Harrison (anche co-produttore del film, nonché presente a Torino con la crew di The Estate, ndr), ho scoperto un sistema fiscale che punisce chi lavora, chi investe, chi crea i legami sociali tra capitale e lavoro, mentre premia chi specula su terreni e risorse naturali”, spiega il regista Carlo Gabriel Nero.

The Estate è un’opera che esalta le attitudini recitative da palcoscenico di un ottimo gruppo di attori che interpretano tre generazioni di un’aristocratica famiglia inglese piena di debiti, attorniata da un gruppo di servitori abbastanza distaccati, raccolta nella grande tenuta di campagna con annesso enorme bosco da vendere, ascoltando le sirene di uno speculatore a loro vicino.

Tra echi di Gosford Park, figure che sbucano da Čechov, un’aria frizzante shakespeariana alla Sogno di una notte di mezza estate e fantasmi da Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, The Estate macina con una certa frivolezza la prima ora di film, per poi correre più concretamente e drammaticamente nella seconda parte, grazie anche a un digitale garibaldino spinto.

In mezzo al coro, appunto, Nero e la Redgrave. “La conoscete questa meravigliosa donna? È la più grande attrice inglese vivente, la più grande di tutti i tempi”, esclama Nero tra una dedica a un poster di Django da regalare al Museo del Cinema e la mano sinistra sempre appoggiata sull’avambraccio dell’amata moglie Vanessa.

Lei è di poche parole, costretta sul set come nella vita sulla sedia a rotelle dalle precarie condizioni di salute, e ricorda che il suo personaggio nel film è “la coscienza dell’opera come della famiglia protagonista” e che non può che fare i conti con i fantasmi di un passato nefasto che torna come eredità storica, in forma di apparizioni umane minacciose esterne alla villa.

Così, se per un attimo, chiacchierando con la famiglia Nero/Redgrave sembra che l’Oscar vinto da Vanessa sia sparito dalla bacheca di casa (Gabriel rassicura: “No, no, non l’ha mai perduto”), ecco che Nero ricorda un aneddoto proprio sui premi, decine, forse centinaia, vinti in carriera:

“Due anni fa ho ricevuto un premio in Germania. Era enorme, pesantissimo, di vetro. Avevo il bagaglio a mano, vado all’aeroporto, va sotto il metal detector, l’allarme squilla e si avvicinano tre poliziotti. Tutte e tre dicono: questo non può andare, è pericoloso. Allora io mi presento, dico sono Franco Nero, un attore molto popolare nel vostro paese. Questi tre si guardano l’uno con l’altro per almeno un minuto. Poi uno fa: tu sei Django, puoi passare.”

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Il Fatto Quotidiano

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