A Napoli 9 artisti s’interrogano sulla tensione tra mente e pittura
- Postato il 4 agosto 2025
- Arte Contemporanea
- Di Artribune
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Con Push Me, Pull You, la Thomas Dane Gallery di Napoli presenta una collettiva curata da Jenni Lomax che interroga i limiti, le possibilità e le tensioni della pittura contemporanea. Nove artisti – tra storicizzati e contemporanei – sono chiamati a confrontarsi con il medium pittorico come spazio di negoziazione tra superficie e profondità.
L’allestimento della mostra “Push Me, Pull You” alla Galleria Thomas Dane di Napoli
Fondata a Londra nel 2004 dal gallerista Thomas Dane, la galleria ha trovato dal 2018, nella raffinata cornice di Villa Ruffo, in via Crispi 69, una nuova sede al di fuori del contesto londinese nel capoluogo partenopeo.
Le sette stanze espositive e la luminosa veranda che si apre sul Golfo offrono un contesto ideale per accogliere le opere di artisti come Hurvin Anderson, Amy Sillman, Prunella Clough, Bice Lazzari, René Daniëls, Caragh Thuring, Francis Offman, Matthew Krishanu e Pinot Gallizio. L’allestimento, arioso e rispettoso, valorizza tanto l’autonomia di ciascun lavoro quanto le risonanze che si attivano tra le stanze.







Il titolo della mostra da Thomas Dane a Napoli
La mostra prende avvio da una riflessione nata nel 2018 tra Jenni Lomax e l’artista Amy Sillman, in cui descrivevano la pittura come un atto oscillante tra lo spingersi al limite e il trattenersi prima del baratro. Da qui il titolo, Push Me, Pull You: un’immagine dinamica che diviene chiave di lettura per l’intero percorso espositivo, fondato su un’idea di pittura come campo di tensione costante, in cui il pensiero si traduce in materia e il gesto si fa riflessione.
Le opere in mostra a Napoli
Ogni artista in mostra “combatte” con i propri materiali, come scrive la curatrice. Le superfici si popolano di segni, tracce, textures e pigmenti che raccontano non solo un linguaggio formale, ma anche un processo interiore. La stratificazione dei materiali diviene allora metafora della stratificazione dei pensieri, che si condensano e si fanno corpo, quasi architettura della mente.
Nessuna delle opere in mostra si lascia contenere in una definizione rigida. Ciascuna esiste in quel “tra” – tra figurazione e astrazione, tra materiale e mentale – che la mostra vuole precisamente esplorare. E così la collettiva assume un tono intimo e soggettivo: ogni opera è una soglia aperta sull’emotività dell’artista, un frammento di sentire che si fa visibile attraverso la pittura.
In questo senso, l’opera di Pinot Gallizio assume una dimensione performativa e processuale. Ma anche i lavori materici di Francis Offman, composti con intonaci, fondi di caffè e tessuti, o le forme elusive di Prunella Clough, che aprono varchi percettivi nei limiti del visibile, divengono emblematici di questa tematica comune. Alla medesima stregua, i dipinti di Krishanu, Sillman e Anderson muovono da memorie personali per creare paesaggi mentali e narrativi che oscillano tra racconto e astrazione.

Un’interrogazione aperta sulla pittura contemporanea
Push Me, Pull You non propone un canone né una tesi chiusa. Piuttosto, si pone come campo aperto, come spazio di interrogazione sul senso stesso del dipingere oggi. Nell’epoca dell’immagine veloce, la mostra rivendica la capacità del mezzo pittorico nel condensare tempo, storia e sensibilità.
In questo la sede napoletana della Thomas Dane Gallery si conferma come luogo privilegiato per un confronto con l’arte contemporanea: uno spazio dove la pittura, anziché esaurirsi in gesto estetico, s’impone d’interrogare il reale e chi lo abita.
Diana Cava
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