A Palermo l’arte contemporanea entra in due palazzi barocchi dei Quattro Canti

È una mostra nata in dialogo con il luogo, l’esposizione di Paride Ferrante (Cagliari, 1990, vive e lavora a Milano) che si snoda nei maestosi e al tempo stesso decadenti spazi dei palazzi Costantino e di Napoli. Edifici barocchi ai Quattro Canti nel cuore di Palermo, che hanno fatto la storia della città di cui oggi, seppur in rovina, evocano la passata grandezza. Luoghi che, una volta all’anno, in occasione del Festino di Santa Rosalia, grazie all’intervento del proprietario Roberto Bilotti, rivivono gli antichi fasti e attraverso l’arte contemporanea tornano al centro di una Palermo che, oltre la poetica del rudere di brandiana memoria, ha davvero molto da offrire.

La prima mostra personale di Paride Ferrante a Palermo 

Dopo diverse mostre collettive, nel 401° anno delle celebrazioni della Santa protettrice della città, palazzo Costantino e di Napoli accolgono Paride Ferrante, alla sua prima personale. Artista che nell’arco di un mese di residenza a Palermo ha costruito un saldissimo legame con il territorio, collaborando con maestranze locali per la realizzazione delle sculture in cartongesso, riuscendo così a cogliere in pieno lo spirito del luogo; di cui i due edifici sono stratificate testimonianze nel vivo contrasto tra la magniloquenza degli ambienti, recanti le tracce delle antiche decorazioni e le lacerazioni di un tessuto architettonico martoriato dall’incuria e dalle vandalizzazioni. Una contraddizione che Ferrante, entrando in punta di piedi, ha tradotto nei concetti di forza e fragilità, intorno ai quali ruota l’intera esposizione che, da un nucleo iniziale di sei opere è arrivata a comprenderne sedici, tutte realizzate in loco per l’occasione. Come afferma l’artista: “sento la forza della fragilità, la potenza delle cose che, vulnerabili, non hanno difese” pensiero che si declina in una riflessione sull’identità, sempre in bilico nel rapporto con l’altro e con gli altri, come emerge da diverse opere.

La forza nella fragilità di Paride Ferrante un omaggio a Santa Rosalia 

Sulla base di questo presupposto non stupisce come, anche in omaggio alla Santa, conosciuta come rosa senza spine, protettrice priva di difese, la mostra sia tutta costruita su questo ossimoro, che per l’artista è tale solo in apparenza dal momento che lo stesso riconosce nella fragilità una forza generativa. 

Le opere e la ricerca di Paride Ferrante

Le delicate opere costituite anche da aghi, fili, persino uova, abitano con grazia i vuoti dei due palazzi nobiliari, “come presenze diafane, piccole fenditure nella superficie visibile delle cose”, per usare le parole del curatore Nicola Davide Angerame
In linea con la sua poetica, che si sta sviluppando a partire dal rapporto con Remo Salvatori, l’artista si pone in ascolto e propone lavori sobri, eterei, al limite dell’impalpabilità. Opere realizzate con materiali ritrovati e trasformati attraverso la congiunzione con luce e spazio, elementi a lui ben noti per il suo back ground di ingegnere aereospaziale.  In una pratica artistica coraggiosa nel mettersi in gioco e dotata di personalità nel voler esplorare le possibili forme del pensiero; nondimeno consapevole di essere ancora agli albori, alla ricerca di modalità espressive di cui ad oggi non è possibile pronosticare gli esiti futuri. 

Ludovica Palmieri

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Autore
Artribune

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