Alla prima di ‘The Teacher’ mi ritrovo in un bagno di lacrime. Da vedere come ‘Put your soul on your hand and walk’
- Postato il 26 novembre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Visti in anteprima. E se si tratta di “propaganda per la questione palestinese”, ben venga. Perché non si può più vivere con la testa schiacciata per terra da generazione.
Alberi di olivi in fiamme, un colono israeliano di un kibbutz ammazza a freddo per ripicca un ragazzo palestinese che cercava solo di difendere il suo pezzetto di terra. L’unica cosa che gli era rimasta dopo che la sua casa era stata rasa al suolo. Comincia così The Teacher, un docufilm girato nel 2022 (dunque prima degli attacchi di Hamas del 7 ottobre del 2023 con uccisione di 1200 civili e militari israeliani e rapimento di 250 di questi) ma solo adesso sono stati trovati i soldi per la distribuzione.
Perché la questione palestinese è diventato un tritacarne mediatico. Dal genocidio alla “pace” di facciata, i palestinesi la chiamano invece la nuova fase della cancellazione del loro popolo, della loro storia. I bombardamenti sono solo diminuiti, ma la fame c’è ancora, si vive in condizioni impossibili, il sistema sanitario, come quello educativo, come tutto il resto, è distrutto. Si vive in mezzo alle macerie, in tende inadeguate che in questi giorni di pioggia sono pure allagate. I camion che dovevano entrare, 600 al giorno secondo l’accordo, sono all’incirca 150. Lo denuncia l’Associazione Music for Peace alla qualle sono state negate perfino le felpe per i più piccoli. I bambini cercano nella spazzatura qualcosa da mangiare, si cucina bruciando plastica, si beve acqua contaminata, si vive nel freddo, nel fango e nel rifluire dei liquami dalle fogne. Lo scrive Simone Sironi, laurea in Filosofia, ma lavora come cuoco, attivista per la Palestina.
La regista di The Teacher Farah Nabulsi è nata e cresciuta a Londra da madre palestinese e padre palestinese-egiziano. Bella come una modella, che si fa fotografare con la kefiah intorno al collo, fonda una società di produzione no-profit, la Native Liberty, con lo scopo di testimoniare le discriminazioni dei palestinesi attraverso progetti cinematografici, come the Ocean of Injustice, una piattaforma educativa in lingua inglese.
In anteprima al Torino Film Festival, in uscita l’11 dicembre, The Teacher si mostra con tutta la sua potenza visiva ed emozionale. Una storia brutalmente vera. Presentato al Gloria di Corso Vercelli a Torino. Andateci, manteniamo in vita in il Cinema di Qualità.
The Teacher racconta di un insegnante palestinese, Basem El-Saleh, il cui figlio viene lasciato morire in carcere per mancanza di cure. Nel mentre il professore si ritrova coinvolto nella vita sconvolta di due suoi studenti, i fratelli Adam e Yacoub. Il primo, tanto studio, viene ucciso dal colono, sotto gli occhi pieni di terrore del fratello Yacoub. Il professore Basem cerca di sradicargli il seme della violenza, della vendetta: “L’odio non riporterà in vita tuo fratello”. Il processo farsa contro il colono si concluderà con l’assoluzione del colono. La giustizia per i palestinesi non esiste. Narrazioni che si intrecciano. A un diplomatico americano è stato rapito il figlio, un soldato tenuto in ostaggio per tre anni da un gruppo di resistenza palestinese. In cambio del soldato, i rapitori chiedono il rilascio di otre mille prigionieri palestinesi. Due padri, due tragedie a confronto: “Si salverà. Perché la vita di suo figlio vale mille volte la vita del mio”.
Un diario di guerra che diventa un rifugio di speranza. Due donne si connettono, si raccontano in Put your soul on your hand and walk, metti la tua anima in mano e cammina. Io invece rimango impietrita.
Un sorriso che ti conquista subito quello di Fatma Hassona. Sappiamo fin dall’inizio come va a finire. Ma speriamo fino all’ultimo che non sia così. Due donne, Fatma e Sepideh Fars, la regista iraniana in esilio, come davanti a uno specchio che riflette i loro tormenti, la loro impotenza davanti alla guerra. Fatma videomaker palestinese, sognava di fare la fotoreporter, di girare il mondo, ma per il momento sognava anche un pezzo di pollo. La mancanza di cibo le aveva tolto le forze, non riusciva neanche ad alzarsi dal letto. Il 15 aprile 2025 la regista chiamava Fatma per l’ultima volta, con lei per un anno aveva costruito un progetto speciale e le annunciava che il “loro” film era stato selezionato al festival di Cannes. Anche Fatma era stata invitata ad andare. Fatma è felice, sorride. Sarà il suo ultimo sorriso. Il 16 aprile Fatma e altri sei membri della sua famiglia sono stati uccisi nel sonno da un bombardamento a tradimento dell’esercito israeliano. Che voleva silenziare la sua voce diventata troppo scomoda. Aveva solo 26 anni. Muore anche la sorellina di 4 anni che nell’ultima video chiamata faceva con le dita il cuoricino come fanno tutte le bambine del mondo.
Siamo tutti palestinesi.
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