All’Enac una nomina che mi lascia perplesso: un caso non isolato
- Postato il 4 giugno 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Anche quest’estate si preannuncia calda per i vacanzieri (e non solo) che raggiungono le loro destinazioni in aereo. Il traffico del trasporto aereo è previsto in ulteriore aumento, anche in considerazione del fatto che le Fs hanno già annunciato lavori di potenziamento per tutta l’estate con molte e lunghe interruzioni delle linee, con conseguenti ritardi sulle maggiori tratte nazionali.
Congestione dei maggiori scali aeroportuali, cancellazioni di voli low cost, aumenti ingiustificati delle tariffe, conflittualità sindacale, carenza di organici delle società di handling, l’assistenza ai passeggeri e i temi della sicurezza in volo e a terra faranno anche quest’anno capolino per l’Enac, controllore e gestore di tutta la filiera del trasporto aereo. Alla “normalità” dei disservizi aeroportuali se ne potrebbe aggiungere un altro.
Da decenni, le nomine nei posti strategici delle società a partecipazione pubblica seguono logiche legate agli equilibri politici del momento. In passato, i vertici delle controllate statali cambiavano a ogni insediamento governativo (o rimpasto), colorando le poltrone con un’armocromia tono su tono e corrente su corrente (di partito).
Generalmente però le scelte – pur dettate da affinità politiche – tendevano a ricadere su figure almeno competenti, con un curriculum solido e un’esperienza rilevante nel settore da dirigere. Da qualche anno, invece, il meccanismo sembra essersi ulteriormente deteriorato, trasformandosi sempre di più in amichettismo: non si guarda più alla preparazione specifica, all’esperienza, ma piuttosto alle relazioni personali, alle amicizie influenti o persino in taluni casi ai legami familiari con chi detiene il potere.
Un esempio considerevole di questa deriva – a mio avviso – è la recente nomina di Alexander D’Orsogna a Direttore Generale dell’Enac (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile), l’Ente che vigila e regola un settore strategico per l’Italia, coordinando e controllando tutte le imprese impegnate nei servizi legati all’aviazione civile. Questa scelta ha sollevato non poche perplessità tra gli addetti al settore che ho avuto modo di sentire, soprattutto per la mancanza di un’esperienza dirigenziale rilevante nel complesso mondo dell’aviazione civile e delle sue implicazioni con le compagnie aeree, gli aeroporti, i rapporti con l’Autorità europea di regolazione e controllo (Easa), la mediazione nei conflitti del lavoro con il personale tecnico e di terra, le imprese di manutenzione aeronautiche, le licenze del personale, i sistemi di gestione della sicurezza aeronautica, le abilitazioni di tutte le aziende che svolgono servizi (trasporto, catering, manutenzione, ecc) e molto altro ancora.
D’Orsogna ha sì un passato nell’area dell’aviazione, ma principalmente come responsabile marketing e referente commerciale di compagnie aeree, con appena due incarichi nel settore aeroportuale: Aeroporti di Puglia (settore marketing) e in seguito amministratore delegato dell’aeroporto di Ancona, uno dei tanti (troppi) piccoli scali di cui l’Italia abbonda, dove – nonostante il miglioramento dei conti – ha lasciato tuttavia la situazione in rosso per l’anno 2024.
Il “salto” a Direttore Generale di Enac mi lascia molto perplesso. Un aspetto critico della sua dirigenza presso il mini scalo di Ancona è la fallimentare gestione delle risorse pubbliche per la continuità territoriale: già è stato arduo inserire Ancona in questo contesto – che a quanto so ha proposto e voluto proprio l’allora direttore D’Orsogna – ma dopo l’adozione di questo ingiustificato e costoso provvedimento, sotto la sua gestione il tasso di riempimento di questi voli è stato del 20-25%: un dato disastroso con costi milionari a carico dello Stato e della Regione.
La continuità territoriale aerea è uno strumento di politica dei trasporti che mira a garantire collegamenti aerei regolari tra regioni periferiche, insulari o economicamente svantaggiate e il resto del territorio nazionale o europeo. È particolarmente rilevante in Paesi con isole o territori remoti. Tutto questo non esiste per Ancona, che dista tre ore di treno da Milano (430 km) e quattro da Roma (304 km). La Commissione Europea suggerisce tra l’altro di non autorizzare rotte aeree domestiche se non distano almeno 500 km. Come è possibile che un manager che possa fregiarsi di siffatti risultati, in barba alle norme, venga promosso alla guida dell’intero sistema che governa l’aviazione civile italiana?
Negli ultimi 40 anni, l’Enac è stata guidata, pur senza una strategia e una programmazione nazionale, da tecnici esperti, spesso ex dirigenti di Alitalia, Enav o manager con decenni di esperienza nel settore aeronautico. La nomina di D’Orsogna rappresenta una rottura netta con questa tradizione, sollevando seri interrogativi: perché scegliere un profilo con tale comprovata limitata esperienza nel settore? Quali criteri hanno guidato il ministro dei Trasporti Matteo Salvini per questa decisione senza alcuna selezione? La sua esperienza a mio avviso non basta per ricoprire questo incarico, come non basta quella di Vito Cozzoli, ex Capo di Gabinetto di tanti ministeri, per ricoprire l’incarico di amministratore delegato della neonata Autostrade dello Stato.
Il caso D’Orsogna, purtroppo, non è isolato. Se è lecito che un governo nomini propri referenti in settori così strategici, è inaccettabile però che lo faccia senza valutare le migliori competenze, corredate da comprovati risultati.
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