Almasri, Kuznietsov e i soldati israeliani in vacanza in Italia: il diritto non argina più l’abuso di potere

  • Postato il 10 settembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Proprio nel giorno in cui apprendiamo che Giusi Bartolozzi, capo di gabinetto del Ministro Nordio, è iscritta nel registro degli indagati per false informazioni ai pm sulla vicenda Almasri, la Procura Generale di Bologna, intervenendo oggi nell’udienza per l’estradizione dell’ufficiale ucraino Kuznietsov, accusato dalla Germania di essere il capo del commando che ha fatto saltare il Nord Stream 1 e 2 nel settembre 2022, ha chiesto alla Corte di Appello di rigettare le eccezioni fondate sulla immunità funzionale dell’ufficiale ucraino. Ci manca soltanto che qualche magistrato ordini l’arresto dei militari israeliani ospitati nei resort italiani, visto che per crimini contro l’umanità e di guerra notoriamente salta l’immunità funzionale del soldato diligente che ubbidisce agli ordini, e la frittata sarà talmente grande da creare più di un imbarazzo al governo Meloni.

Cosa lega le vicende Almasri e Kuznietsov (e per assonanza quella dei militari israeliani in vacanza in Italia)? Il conflitto evidente tra la forza del diritto che pretende di fare giustizia senza guardare in faccia a nessuno, brandendo vecchi utensili giuridici come l’uguaglianza davanti alla legge, l’invalicabile limite del rispetto dei diritti umani, l’indipendenza della giurisdizione soprattutto verso il potere esecutivo e il preteso diritto della forza, ovvero della volontà di chi ha il potere.

Almasri come Kuznietsov (come i militari israeliani) stavano in vacanza in Italia con amici e famigliari, senza darsi alcun affanno per mimetizzarsi. Almasri a Torino in un hotel quattro stelle per godersi la Juve. Kuznietsov al sole della Romagna con i suoi documenti originali. Lecito pensare che il governo fosse più che informato: il bisogno di riposarsi dopo tanta violenza agita non è proprio soltanto dei militari israeliani, insomma. Chi governa, disponendo di tutto l’occorrente, è solito operare scelte di opportunità solitamente motivate con il supremo valore della sicurezza nazionale e per questo spesso schermate dal segreto di Stato, necessario a sottrarre le decisioni medesime non soltanto alla evidenza pubblica (ed eventualmente alla pubblica riprovazione) ma anche e soprattutto al sindacato della giurisdizione. In Italia abbiamo una lunga consuetudine in questo senso, in seno alla quale forse il famoso “Lodo Moro” è soltanto il caso più studiato: sono infatti personalmente convinto che una certa ambizione a vedersi riconosciuta “l’immunità funzionale” abbia avuto un peso dopo il 1990, nella stagione stragista che siamo abituati ad imputare a quei sanguinari di Riina e sodali.

Proprio per questo, come ho già avuto modo di scrivere, la questione che mi colpisce di più nei casi Almasri e Kuznietsov è proprio che i due siano stati arrestati.

Parafrasando le parole di un indimenticato boss di mafia, Salvatore Montalto, che ristretto in carcere con Bernardo Brusca e Alngelo Siino, avendo appreso con grave disappunto (!) che il dott. Borsellino era saltato in aria con tutta la scorta in Via D’Amelio commentò: “A chistu chi ci ‘u purtava a parrare di certe cosi”, con riferimento all’ultimo intervento pubblico di Borsellino il 25 giugno a Casa Professa, direi: ma chi glielo ha fatto fare a Polizia (nel primo caso) e Carabinieri (nel secondo caso) di arrestare i due ricercati?

Qualcosa non ha funzionato nella catena di comando? C’è forse qualche tensione di troppo nei piani alti degli apparati di sicurezza dello Stato? Qualcuno che si diverte a mettere in imbarazzo il governo, costringendolo a salti mortali che manco un trapezista del Cirque du Soleil?
Domande che continuo a farmi e che forse troveranno qualche risposta indiretta nelle prossime, imminenti scelte del governo. Ma al di là delle difficoltà del governo nel barcamenarsi con gli intramontabili affari interni e riservati, la questione generale che resta sempre meno sullo sfondo e sempre più in primo piano è la liquefazione inarrestabile del diritto come argine all’abuso di potere.

Il drone scagliato sulla imbarcazione della Sumud Flotilla all’ancora a Tunisi, l’annientamento a Doha delle delegazione negoziale di Hamas, financo le sanzioni contro Francesca Albanese e l’affondamento in mare da parte delle forze statunitensi di un motoscafo sul quale si presume ci fossero dei narcotrafficanti venezuelani (11 morti: tutti condannati senza processo), sono soltanto pochi, recenti, drammatici esempi di come il “nuovo ordine mondiale” sia sempre di più una questione di “gang” e “padrini”, con tutto il cascame di mode giovanili meschinamente emulanti. A noi resta il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ormai dopo il discorso di Marsiglia non fa che denunciare il rischio di un nuovo “Medio Evo”: il messaggio mandato a Cernobbio qualche giorno fa andrebbe letto il primo giorno di scuola nelle classi di ogni ordine.

Intanto l’Unione Europea non trova proprio le parole per coniugare il tema della difesa militare con quello di una nuova costituzione federale, che dia una prospettiva alla libertà che non passi soltanto da cingoli e catapulte.

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