Altra figuraccia di Fontana, il Consiglio di Stato respinge la sospensiva sui valichi montani: resta il divieto di caccia
- Postato il 14 giugno 2025
- Ambiente
- Di Il Fatto Quotidiano
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Altra figuraccia per la Regione Lombardia. Il Consiglio di Stato – presidente Hadrian Simonetti – ha respinto la richiesta di sospensiva, promossa dal Pirellone e dalle associazione venatorie, della sentenza del Tar che ha imposto il divieto assoluto di caccia lungo 475 valichi montani. Nei fatti il divieto resta in vigore almeno fino al 9 di ottobre, giorno in cui è stata fissata l’udienza di merito per il ricorso. Per migliaia di cacciatori lombardi, dunque, la stagione venatoria (il cui inizio è previsto il 21 settembre) partirà zoppa. A meno che – è la speranza sia delle doppiette sia del centrodestra – il ministro Francesco Lollobrigida non intervenga prima con l’annunciata riforma sulla caccia, aggirando la sentenza dei giudici amministrativi. Ma andiamo con ordine.
La legge 157/92 stabilisce, nero su bianco, “il divieto di caccia assoluto nel raggio di mille metri in relazione a tutti i valichi attraversati dalla fauna migratoria”. Peccato che in Italia – e in Lombardia in particolare – tale divieto sia sempre stato disatteso. La Regione, infatti, si è sempre rifiutata di istituire, ufficialmente, i valichi. E il motivo è facile da capire: reticenza da una parte, tornaconto elettorale dall’altra. Grazie alla Lac, però, l’anno scorso Tar e Consiglio di Stato hanno commissariato la Giunta guidata da Attilio Fontana, certificandone l’incapacità di gestire i valichi interessati dalla migrazione di uccelli, e affidando l’individuazione delle aree all’Ispra. Lo scorso 6 maggio, sempre grazie alla Lac, il Tar ha stabilito il divieto di caccia tout court sui 475 valichi (ancorché il commissario ne avesse proposti soltanto 34). Così dagli uffici della Regione, con l’appoggio delle associazioni venatorie, è partito il ricorso, con tanto di richiesta di sospensiva sino al dibattimento in udienza.
Ma il Collegio al momento ha respinto la sospensiva, ritenendo opportuno “mantenere la res adhuc integra, tenuto conto della natura degli interessi in gioco, della genericità delle allegazioni relative al periculum derivante dalla esecutività della appellata sentenza e, in particolare, della mancanza di prova circa il fatto che le popolazioni di cinghiali che risiedono nei valichi montani siano portatori di peste suina“. Come si vede, tra le motivazioni addotte dalla Regione, c’era pure l’abbattimento dei cinghiali.
“Ancora una volta la magistratura ha dato una risposta legale a decenni di illegalità politica e amministrativa – scrivono dalla Lac -L’ennesimo pugno nello stomaco alla bulimia del mondo venatorio e alla prostrazione totale della Regione Lombardia agli interessi indifendibili delle frange più estremiste del mondo venatorio. Una risposta efficace alla peggior politica di sempre, quella clientelare della svendita del patrimonio collettivo agli interessi di pochi. Le continue perdite giudiziarie, con relative spese per avvocati e costi processuali che gravano su tutti i cittadini, dovrebbero portare a più miti consigli Regione Lombardia”. Sulla questione è intervenuta anche la consigliera del Movimento 5 stelle, Paola Pollini: “Arriva un’altra pesante bocciatura per le politiche venatorie del centrodestra lombardo. Respingendo l’istanza cautelare, è come se il Consiglio di Stato avesse ribadito ancora una volta che le sentenze si rispettano e la normativa non debba essere forzata. Dopo essere andato sotto in Aula e dopo questa bocciatura da parte del Consiglio di Stato, sarebbe auspicabile che il centrodestra smettesse di sprecare tempo e risorse dei lombardi per pasticciare e fare danni in materia venatoria. Si concentrasse invece sulle problematiche che riguardano tutti i cittadini, a cominciare dalle difficoltà del servizio sanitario regionale e dai disagi del trasporto pubblico locale”.
La speranza di cacciatori e politici lombardi (principalmente di centrodestra) è che il governo intervenga proprio sui valichi, cancellando dalla legge nazionale il divieto di cui si è parlato più sopra. In tal senso, le bozze della riforma pubblicate in esclusiva da ilFattoQuotidiano.it hanno dimostrato come Lollobrigida fosse già preparato: un articolo conteneva proprio la questione valichi, prevedendo il divieto solo su quelli “situati in una zona di protezione istituita in data antecedente al primo gennaio 2025″. Tradotto: solo in zone protette antecedenti alla sentenza. Bisogna capire ora se il documento finale del disegno di legge conterrà l’escamotage per aggirare la sentenza dei giudici amministrativi. Difficile che salti, poiché significherebbe perdere il consenso di migliaia di cacciatori lombardi. Tanto più se si pensa che la decisione del Tar – ed eventualmente del Consiglio di Stato, qualora fosse confermato il primo pronunciamento – potrebbe fare da apripista in tutte le Regioni italiane.
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