Articolo 32: la salute è un diritto dimezzato. Serve una riforma ma anche un referendum!
- Postato il 27 aprile 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Lusinga, non lo nego, quando il tuo ultimo libro, Articolo 32. Un diritto dimezzato (Castelvecchi), venga giudicato da chi l’ha letto “imperdibile” come se fosse un film. Lusinga, anche che a dirlo sia qualcuno di autorevole del mondo medico e sanitario che tra i suoi molti meriti ha anche quello di aver radiato dall’albo professionale dei medici niente meno che l’assessore alla Sanità della regione Emilia Romagna, accusato di tradire la propria deontologia.
Lusinga anche constatare le tante discussioni che stanno prendendo piede un po’ dappertutto nel paese da nord a sud. Ma a parte ciò colpisce che “ciò che colpisce” sia il discorso sul futuro dell’art. 32 della Costituzione quello che unico nel suo genere stabilisce cha la salute è un diritto fondamentale.
La mia tesi di fondo è che questo diritto fondamentale non sia più tale e dopo tante controriforme sia diventato suo malgrado ben altro e cioè un “mezzo diritto” (un diritto che dipende ormai in modo pressoché totale dalla sua relatività).
La perdita di questo diritto fondamentale è un fatto molto grave che vuol dire molte cose. Tanto per cominciare che la gente è esposta ad ogni genere di rischio, che camperà di meno, che si ammalerà di più. Quindi che nella nostra società ci saranno più ingiustizie e più diseguaglianze. Quindi che cambierà, cioè si abbasserà, sostanzialmente il grado di civiltà del nostro modo di convivere. Che i più socialmente deboli, quelli per esempio a basso reddito, o quelli che vivono in posti inquinati, quelli che non hanno sufficienti tutele e protezioni sanitarie, pagheranno un prezzo più alto egli altri, perché la loro speranza di vita, a causa di tanti svantaggi sociali, compreso la carenza di servizi sanitari, si ridurrà.
Contro la perdita di questo diritto fondamentale soprattutto dopo la nascita della mia nipotina Livia (che oggi ha appena 9 mesi) ho scritto il mio libro perché trovo ingiusto immorale e inaccettabile l’idea di lasciare in eredità alle future generazioni un “mezzo diritto” e non un diritto vero pieno e intero.
Contro la perdita di fatto dell’art. 32, nel mio libro avanzo le mie proposte che non sono semplicemente quelle di cui si riempiono la bocca tutti e cioè di santificare l’art 32 come se fosse una reliquia, ma, al contrario, di voltar pagina cioè di non rinunciare all’utopia che l’ art 32 rappresenta quindi di riorganizzare e riattualizzare questa utopia con nuove idee usando nuove leggi quindi nuove regole e dando forma ad un pensiero più adeguato.
Oggi i danni arrecati alla sanità pubblica dalle controriforme neoliberiste fatte in primo luogo dal Pd, a partire dagli anni 90 al tempo dell’Ulivo, sono così gravi che è quasi impossibile ripararli.
Tuttavia già oggi la Costituzione di recente aggiornata (l’art. 9 e l’art. 41) garantirebbe la possibilità di voltare pagina. Non è una impresa impossibile anzi tutt’altro. Ma l’ostacolo maggiore che questa possibilità incontra riguarda la politica tutta. Per dare le gambe a questo progetto di aggiornamento e organizzarlo come tale avremmo bisogno di riformare qualche legge, di ridimensionare qualche controriforma neoliberista, di svecchiare i ministeri di definire una idea più avanzata di salute (quella che nel mio libro io chiamo “meta-dritto”). Ma diciamoci la verità oggi né a destra e né a sinistra esiste un riformatore, in grado di farlo. Un pensiero di riforma quindi per salvare la pelle a milioni di persone ci sarebbe ma non abbiamo il riformatore.
Da qui la necessità di convincere la politica e di convincerla dal basso cioè di spiegare ai cittadini alle persone, alle centinaia di comitati per la salute come siano andate le cose e come si può vincere questa grande battaglia di civiltà. Che poi è la ragione principale per la quale ho scritto il mio libro.
Sulla questione della salute in questi anni abbiamo fatto scempi per i quali la sinistra per prima ha usato leggi delega e ogni stratagemma utile per evitare il confronto con il popolo e per evitare di coinvolgerlo.
Oggi la Cgil ha messo in pista diverse iniziative referendarie che io sosterrò ma nessuna di loro ha posto al centro dell’attenzione politica il diritto fondamentale alla salute dei cittadini anzi si è deciso deliberatamente di coprire la vergogna del welfare aziendale ignorando che è proprio a causa del neoliberismo di cui il welfare aziendale ne è l’espressione è solo la fisiologica conseguenza di un diritto alla salute e di una sanità equa universale e solidale che di fatto è saltata per aria.
Il diritto alla salute, parliamoci chiaro, alla fine è un diritto alla vita, e per questo trovo semplicemente ignobile che su di esso siano esclusi i cittadini, da ogni decisione. Proprio scrivendo il mio libro mi sono convinto che sul diritto alla salute per come si sono messe le cose oggi ci voglia sicuramente una proposta di riforma ma anche un referendum che faccia saltare il tappo che ci impedisce di crescere e di evolvere e che rifaccia partire la battaglia.
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