Calma! Al referendum Cittadinanza non ha vinto il No
- Postato il 12 giugno 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Sul referendum cittadinanza non esageriamo. Il risultato è stato deludente per i promotori, e per tutti quelli come me che si sono impegnati per farlo votare, ma ci sono vari elementi, piccoli e grandi da considerare prima di correre a concludere che la partita sarebbe persa.
Dal punto di vista del merito della questione, mentre sui quattro quesiti “lavoristi” ci sono dati e controdati, discussioni tecniche e controtecniche, non ho incontrato nessuna argomentazione ampia e scientifica a favore di mantenere 10 anni minimi di attesa per presentare la domanda di cittadinanza, e sui problemi sociali che comporterebbe ridurli a 5. Certamente ci sono state decine di migliaia di persone che sui social hanno espresso il loro rifiuto, ma le motivazioni sono sempre molto molto generiche e di principio, e per lo più del tutto sballate, come se si trattasse di decidere la cosiddetta apertura generale delle frontiere o una indiscriminata sanatoria e amnistia.
Un più ampio e diffuso dibattito sulla questione avrebbe probabilmente convinto milioni di italiani ad appoggiare la causa. Una più significativa mobilitazione dei diretti interessati avrebbe creato più solidarietà. Ma concentriamoci sui risultati.
Il 34,6 per cento di No in un referendum che ha coinvolto solo il 30 per cento degli aventi diritto è stato interpretato come una vittoria morale dei No, e una sconfitta strategica dei diritti degli stranieri. Calma. Se il referendum si fosse svolto senza quorum, e quindi se la destra avesse incitato a partecipare al voto, siete proprio sicuri che avrebbe vinto il No? E’ una ipotesi plausibile, per carità, ma non è dimostrata. Si basa su una valutazione dell’Istituto Cattaneo che ha detto pressappoco quanto segue: hanno partecipato al voto quasi esclusivamente elettori della opposizione e tra di essi ci sono molti No alla cittadinanza, figuratevi se avessero partecipato gli elettori del governo.
Ma le stesse tabelline dei flussi dello stesso Istituto Cattaneo sono, a mio avviso, contradditorie: in alcune città dicono che nessun elettore del centrodestra alle ultime elezioni sarebbe andato al referendum, in altre si dice invece che il 25 per cento degli elettori del centrodestra è andato. A Torino e in altre località del Nord sembra visibile il fenomeno di una quota di elettori del centrodestra che è andata alle urne perché coinvolta dai temi sindacali, ma che ovviamente ha votato contro gli stranieri. Sarebbero dunque di “origine centrodestra” una parte dei No.
Stando ai dati di fatto osservo che il Sì alla cittadinanza ha comunque vinto ovunque, anche nei quartieri popolari di Torino (dove il centrodestra aveva conquistato i municipi di circoscrizione), anche nei comuni dove il ballottaggio delle Comunali ha trascinato al voto referendario elettori di centrodestra, anche a Matera dove negli stessi seggi ha vinto il centrodestra. Il No alla cittadinanza ha vinto di misura solo nella provincia di Bolzano (non nel capoluogo dove hanno vinto i Sì) per motivazioni etnico-culturali che mi sfuggono (e forse per la contemporanea sconfitta di misura di Sinner?).
In un ipotetico referendum senza l’assurdo quorum, avrebbero partecipato più elettori. Indubbiamente la quota aggiuntiva maggiore verrebbe dal centrodestra ma ce ne sarebbero anche molti del centrosinistra e/o liberali che non sono andati l’8/9 giugno. Non è detto che quel 34,5 di No arriverebbe a superare 50.
Certamente è triste che una misura come l’abbassamento degli anni di attesa per poter avanzare la domanda (di questo si tratta, non di ottenere la cittadinanza automaticamente dopo 5 anni) venga così contrastata. Ma guardiamo a cosa succede nel mondo, all’aria che tira, all’Inghilterra che gli anni di attesa li vuole aumentare, al desiderio ansioso di escludere gli immigrati, così forte in Europa e in America. Ma c’è qualcuno nel mondo che recentemente sia riuscito ad aumentare i diritti degli stranieri per via referendaria? A ben pensarci è una strada rischiosa.
Nel frattempo gli ultimi sondaggi fatti su Ius Scholae e Ius Culturae continuano a essere largamente favorevoli (pensavo alla bambina peruviana che l’altro giorno, sentendoci parlare di questo tema chiedeva stupita: ma io non sono italiana? ma come no?). Anche tra gli italiani meno colti e meno informati prevale l’idea che almeno ai ragazzi che stanno crescendo qui la cittadinanza vada data.
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