Capaci, ogni commemorazione una polemica: così i mafiosi gongolano

  • Postato il 28 maggio 2025
  • Blog
  • Di Il Fatto Quotidiano
  • 2 Visualizzazioni

Non solo commemorazioni ma anche assurde polemiche. Non era mai accaduto di trovarmi a Palermo il 23 maggio, giorno dell’anniversario della strage di Capaci: quest’anno invece, sono stato presente partecipando agli eventi. Avevo programmato la partecipazione alla commemorazione insieme a due amici dell’Fbi, Alfredo Principe e David Sebastiani, che sono giunti dagli Stati Uniti. Conobbi David e Alfredo in ragione del mio servizio svolto per conto della DIA proprio negli Usa. Lo scorso 23 maggio, insieme all’ex direttore dell’Fbi, Louis J. Freeh, David e Alfredo, ho assistito all’apertura del Museo del Presente Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, al palazzo Jung di via Lincoln a Palermo.

Lo scopo della nostra presenza era rendere omaggio al magistrato Giovanni Falcone, alla magistrata Francesca Morvillo – sua moglie – e ai miei colleghi della polizia di Stato, Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo. Colgo l’occasione per salutare con affetto i colleghi rimasti illesi Angelo Corbo, Paolo Capuzza, Gaspare Cervello, l’autista giudiziario Giuseppe Costanza e tutti i cittadini feriti nella strage.

Non incontrai mai i miei colleghi Dicillo, Montinaro e Schifani, invero conobbi Falcone già nel 1981: nel corso degli anni, l’assistetti in diversi interrogatori di collaboratori di giustizia, svolgendo attività di indagine su delega, anche su conti/correnti bancari riconducibili al gotha di Cosa nostra. L’ultima volta che incontrai Falcone fu qualche mese prima che lasciasse la procura di Palermo per trasferirsi a Roma. In quell’occasione ci concedemmo “un’ora d’aria”, passeggiando sottobraccio nel cortile del carcere di Rimini: mentre incontrai Francesca Morvillo soltanto un paio di volte.

Dopo la cerimonia di palazzo Jung, insieme ai miei amici Fbi, Louis J. Freeh e alcuni agenti della Dea (Drug Correntemente Administration), mi sono recato alla caserma della polizia, Lungaro, ove ho presenziato alla posa della corona d’alloro da parte del ministro Piantedosi, nel ricordo dei miei colleghi in servizio scorte, caduti negli attentati di Capaci e via D’Amelio. Sin qui le cerimonie in onore dei caduti per mano mafiosa, ma poi c’è stato un seguito colmo di polemiche che davvero mi rattrista e mi fa comprendere quanto lavoro ancora ci sia da fare nel mondo dell’antimafia. Non capisco l’acredine che ad ogni ricorrenza rinasce, facendo gongolare i mafiosi.

E’ accaduto che in via Notarbartolo, dove ogni anno migliaia di persone si riuniscono innanzi all’albero Falcone, è stato suonato il “silenzio” con qualche minuto d’anticipo rispetto le 17,58, ora dell’attentato di Capaci. Ed ecco che immediatamente sono iniziate le polemiche, accusando la Fondazione Falcone e segnatamente il suo presidente Piero Grasso, di aver anticipato l’ora per impedire ad un corteo di giungere in tempo sul luogo della cerimonia. Successivamente sono seguite dei botta e risposta, con accuse reciproche, che mi han fatto rimembrare l’infanzia allorquando tra noi picciriddi nascevano simile diatribe.

Io non intendo parteggiare per uno o per l’altro: ma, avendo conosciuto Falcone e Borsellino, credo che non avrebbero mai approvato siffatte polemiche. I fautori di questi scontri verbali – mi spiace dirlo – si sono dimenticati della grande stima, fiducia e fraterna amicizia che legava Falcone e Borsellino. Ed ora voi, con queste inutili polemiche, state calpestando quell’eredità che Falcone e Borsellino ci han lasciato, ovvero il rispetto degli altri: mettete da parte le divisioni e se potete smettetela di essere picciriddi. Non si possono onorare i nostri martiri e un minuto dopo “sciarriarisi” (litigare) per futili motivi.

In questi giorni ho dovuto già sopportare le lamentele di una parte di palermitani che condannavano le manifestazioni: si sono lamentati per il disagio causato alla circolazione stradale e per l’uso delle sirene delle auto della polizia adibite alla scorta di ministri. Il refrain di tantissimi anni fa allorquando una professoressa – abitante nello stabile di Falcone – scrisse a un giornale lamentandosi della sirena delle auto di scorta e proponeva di allontanare Falcone, tra i monti: disturbava il suo riposo. Non c’è nulla da fare, a Palermo “u cancia nenti”.

Chiudo rivolgendomi a tutti e a me stesso, dicendo di smetterla con questi comportamenti infantili: amiamo e ricordiamo i nostri martiri, che hanno scritto col proprio sangue la pagina d’oro della lotta a Cosa nostra. Per favore smettetela per rispetto di chi non è più con noi: lasciateli riposare in pace.

L'articolo Capaci, ogni commemorazione una polemica: così i mafiosi gongolano proviene da Il Fatto Quotidiano.

Autore
Il Fatto Quotidiano

Potrebbero anche piacerti