Centodieci anni fa il genocidio armeno: oggi quella memoria è più viva che mai

  • Postato il 24 aprile 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Il 24 aprile 2025 ricorre il centodecimo anniversario del genocidio armeno, una delle pagine più tragiche e spesso dimenticate del Novecento. In quella primavera del 1915, l’Impero Ottomano diede avvio a una sistematica operazione di sterminio che costò la vita a un milione e mezzo di armeni: uomini, donne, anziani e bambini deportati, massacrati, crocifissi o lasciati morire durante le marce della morte attraverso il deserto.

A più di un secolo di distanza, il popolo armeno continua a lottare per il pieno riconoscimento della verità storica, ancora oggi negata dalla Turchia. Una negazione che non è solo un’offesa alla memoria delle vittime, ma rappresenta un ostacolo reale alla riconciliazione e alla costruzione di una pace duratura nella regione.

Oggi, la memoria di quel genocidio è più viva che mai. La guerra del 2020, scatenata dall’Azerbaijan per il controllo del Nagorno-Karabakh – terra storicamente abitata da armeni – ha riacceso il dolore. Le ferite si sono ulteriormente approfondite nel 2023, con la dissoluzione della Repubblica di Artsakh e l’esodo forzato di centinaia di migliaia di armeni verso l’Armenia. Un esodo: una vera e propria pulizia etnica, un crimine contro l’umanità.

Ancora una volta, la storia ci ha insegnato che il silenzio di fronte alla sofferenza altrui è sempre una forma di complicità, e che la verità – anche quando scomoda – è il primo passo verso la giustizia. In un mondo ancora lacerato da guerre, discriminazioni e intolleranze, in un mondo in cui le tensioni geopolitiche e le violazioni dei diritti umani sono purtroppo ancora all’ordine del giorno il silenzio può uccidere quanto la violenza.

Commemorare il genocidio non è soltanto un dovere morale o una ricorrenza storica. È, prima di tutto, un atto di giustizia, un appello alla responsabilità collettiva. È un’occasione per rinnovare l’impegno contro ogni forma di negazionismo, per difendere i diritti umani e per costruire un futuro in cui le identità non siano più bersaglio di persecuzione. Il 24 aprile è un richiamo alla coscienza globale, un monito affinché simili tragedie non si ripetano mai più e a tal proposito una delle battaglie fondamentali del popolo armeno resta il pieno riconoscimento internazionale del genocidio: una battaglia per la dignità, per la memoria e per la prevenzione di nuovi crimini contro l’umanità.

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Il Fatto Quotidiano

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