Chip nel cervello: la nuova frontiera della medicina tra risultati promettenti e aspetti poco chiari

  • Postato il 18 ottobre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Una frontiera su cui sta lavorando la medicina, con alcuni risultati promettenti, è quella dell’installazione di chip nel cervello. Questi aprono a potenziali scenari di grande utilità pratica, ad esempio, nell’aiutare i pazienti a recuperare alcune funzioni motorie in seguito a malattie o incidenti.

Controllare il mouse con il pensiero

Gli esperimenti condivisi dai media negli ultimi mesi prevedono l’installazione di chip nel cervello con però un obiettivo diverso: rendere i nostri neuroni capaci di impartire ordini a macchine e computer. Capofila di queste ricerche sono alcune grandi aziende come Neuralink, che nel 2023 aveva ricevuto dalla Food and Drug Administration statunitense l’autorizzazione alla sperimentazione umana. A febbraio 2024, l’azienda di proprietà di Elon Musk aveva dichiarato di aver concluso con successo l’installazione del primo impianto su un essere umano: il paziente risultava capace di controllare il mouse del computer con il pensiero. Una tecnologia del genere potrebbe, dunque, essere solo a qualche anno di distanza da un utilizzo su larga scala.

Tanti segreti e pochi vincoli etici

Queste ricerche però spaziano in un orizzonte molto vasto e presentano una molteplicità di aspetti poco chiari o, direttamente, non dichiarati. Il primo tra questi, come evidenziato da Gianfranco Pacchioni, Ordinario di chimica dei materiali presso l’Università Milano Bicocca, è legato alla natura privata e talvolta segreta dei risultati di queste ricerche. Neuralink, come altre aziende analoghe, dispongono di fondi molto maggiori rispetto al sistema accademico, non essendo, allo stesso tempo, soggette ai vincoli del resto del mondo scientifico. Questo non solo si manifesta nella non condivisione dei risultati delle ricerche, ma anche nella possibilità di sfuggire, per chi lo desidera, a qualsivoglia vincolo di etica e morale. Nell’epoca della globalizzazione, non è difficile spostarsi da un capo all’altro del mondo alla ricerca di paesi nei quali la legislazione in materia sia più permissiva o (quasi) inesistente.

Potrà un computer controllare un cervello umano?

Le implicazioni di questo avanzamento tecnologico sono state argomento di una puntata di 37e2, la trasmissione sulla sanità che conduco a Radio Popolare, nella quale ci siamo interrogati anche su alcuni degli scenari meno idilliaci collegati alla presenza di un chip nel cervello umano. D’altronde, se tramite il cervello un essere umano può controllare un computer, perché non dovrebbe essere possibile anche l’operazione inversa? Nel recente passato il professor Sanjiv Talwar della State University di New York era stato capace di guidare dei topi attraverso l’installazione di elettrodi in aree particolari del loro cervello che inviavano stimoli in grado di creare segnali tattili virtuali e ricompense. Questi impianti, per quanto molto più invasivi di quelli sperimentati da Neuralink, permettevano di far muovere i topi a piacimento dei ricercatori, o di fargli provare sensazioni come fame o appagamento.

Quale futuro si sta preparando?

L’installazione di microchip nel cervello umano apre scenari futuri dalle enormi possibilità, ma ci richiede anche di fermarci a riflettere su quelli che sono i rischi collegati a tali pratiche. Non si tratta certo di fermare la ricerca scientifica, ma di ragionare su quale futuro intendiamo costruire. Al centro di tutto c’è ancora una volta il tema del potere e del dominio di pochi su molti: in questo caso non attraverso missili e bombe ma attraverso il controllo di algoritmi, macchinari e di chip innestati nel nostro cervello. Quando ero ragazzo si chiamava fantascienza, ora questa realtà bussa alla nostra porta. Meglio non farsi trovare impreparati.

Ha collaborato Andrea Galeffi

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