Col caso Kirk continua a sinistra la serie dei ‘Compagni che sbagliano’
- Postato il 13 settembre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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La serie “Compagni che sbagliano”, pur non essendo mai stata trasmessa sugli schermi televisivi, continua imperterrita come se fosse un successo planetario da almeno tre decenni. Peccato che invece certifichi un disastro. Ne abbiamo avuto un’ulteriore conferma in questi giorni, leggendo i moltissimi commenti vergognosi di sedicenti persone di sinistra a commento dell’uccisione dell’attivista di estrema destra americano Charlie Kirk.
Ma andiamo con ordine. Partiamo dai suddetti tre decenni abbondanti in cui “Compagni che sbagliano” si è mostrata un serie coriacea. Sì, dopo il 1989 – che ha certificato la fine del comunismo quale ideale di governo – la sinistra italiana e mondiale si è praticamente divisa in due tronconi disastrosi. Da una parte gli “opportunisti spregiudicati”, cioè quei politici di sinistra assurti alle cariche di governo che – da Blair a Clinton, da Prodi a Schroeder – hanno buttato con l’acqua sporca del socialismo sconfitto anche il bambino di uno stato sociale in grado di tutelare le classi sociali più deboli e garantire diritti ai lavoratori.
Sono stati i governi di sinistra a smantellare il cosiddetto welfare state keynesiano, e se oggi dobbiamo registrare il ritorno impressionante delle disuguaglianze sociali e dei privilegi per le oligarchie dei ricchi, una grande parte di responsabilità deve essere attribuita a chi esisteva (e veniva votato e pagato) per difendere le categorie sociali subalterne e una decorosa giustizia sociale. Peccato che a sinistra ci sia la malattia, infantile e inveterata, di non saper vedere i propri errori e attribuire agli altri tutte le colpe. Questa sedicente sinistra ha avuto modo di operare soprattutto a cavallo fra l’ultimo decennio del Novecento e il primo del XXI secolo.
Dall’altra parte abbiamo quelle che potremmo chiamare le “anime belle del dogmatismo formale”, che per intendersi si mobilitano indignate per un “direttora” e in generale perché ai desideri venga riconosciuto lo statuto di diritti (compresi quelli di assumere una diversa identità sessuale in base all’inclinazione del giorno), salvo poi vomitare commenti vergognosi, promuovere censura e boicottaggio o, al limite, perfino violenza contro tutti coloro che hanno l’ardire di promuovere ideali difformi e opporsi al sacro verbo. Come nel caso dell’uccisione di Charlie Kirk, attivista di estrema destra in un paese, gli Usa, in cui secondo un sondaggio del New York Times il 40% della popolazione legittima l’uso della violenza per ragioni politiche.
Si tratta di una sinistra all’acqua di rose dal punto di vista politico, sottomessa a un potere finanziario che le concede di portare avanti le proprie “battaglie” su un piano esclusivamente discorsivo e formale (mentre la finanza stessa realizza la macelleria sociale), esattamente come lo concede alla destra che ha riscoperto i sacri ideali della patria e della sovranità, da difendersi contro i dannati della terra del Terzo mondo, ovviamente, non certo contro un potere finanziario che ormai detta l’agenda politica e si pasce nel privilegio.
Pensandoci bene, però, la destra fa più o meno il suo lavoro, mai come oggi sporco, di supportare i potenti accusando la sinistra di fomentare odio e violenza.
Ma la sinistra no, questa patisce sotto gli occhi di tutti la penuria delle proprie idee, la mancanza di figure autorevoli in grado di avanzare progetti sociali concreti e alternativi al disastro sociale del neoliberismo.
L’ultima volta che lo scenario politico mondiale è stato di questo tipo – con il capitalismo selvaggio che sfruttava la destra per sopravvivere alle proprie ingiustizie sociali e una sinistra incapace di convogliare e rappresentare la legittima protesta sociale – si è piombati in un attimo nella Seconda guerra mondiale. Con una differenza sostanziale: quella volta fu una tragedia. Stavolta, con le armi di cui dispongono le varie potenze, sarebbe la fine dell’umanità su questo pianeta.
E qualcuno potrebbe anche pensare che ce lo meritiamo, visto che le serie di maggior successo hanno ripreso ad essere “camerati che si sottomettono (al Capitale)” e “compagni che sbagliano”.
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